O si fa l'Europa oppure... | A che gioco giochiamo - Live Sicilia

O si fa l’Europa oppure… | A che gioco giochiamo

Ci vuole una svolta necessaria.

Semaforo Russo
di
4 min di lettura

“Qui si fa l’Italia o si muore”, sembra aver esclamato Giuseppe Garibaldi nel maggio del 1860 a un titubante Nino Bixio preoccupato delle superiori truppe borboniche nella battaglia di Calatafimi. Adesso potremmo dire, nel mezzo di una più terribile battaglia contro un nemico invisibile, sconosciuto e aggressivo, il coronavirus: “Qui si fa l’Europa o si muore”. Nel senso che potrebbe morire il bellissimo sogno di un’Europa unita e solidale, oltre i mercati, oltre la finanza, oltre gli egoismi nazionali.

L’ex presidente della Bce Mario Draghi, assai lontano dalle furbizie di certi leader politici, da Salvini a Renzi, dalla Meloni a Berlusconi – che hanno cercato di trascinarlo nelle polemiche italiote – lo ha fatto capire chiaramente. O ci si salva tutti insieme o tutti insieme si affonda, comprese quelle nazioni, la ricca Germania in testa seguita da Olanda e Austria, che stanno mostrando di anteporre le ragioni del portafoglio alla necessità di far sentire le istituzioni europee a fianco di Paesi come l’Italia, la Francia e la Spagna – si sono aggiunti il Belgio, il Lussemburgo, il Portogallo, l’Irlanda, la Grecia e la Slovenia – in estrema difficoltà per l’estendersi dei contagi e del numero dei decessi a causa del Covid-19.

In guerra, sottolinea accoratamente Draghi, si deve guardare con favore al ricorso al debito pubblico, senza remore, purché si cammini compatti su tale strada (eurobond). I virus sono una minaccia per chiunque, a dispetto di confini e muri. Bene si era mossa il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen con la sospensione del patto di stabilità, “siamo tutti italiani” esortò in lingua italiana, concedendo inoltre la massima flessibilità negli aiuti di Stato (ora farebbe ancora meglio a non opporsi a strategie di ampio respiro e di corresponsabilità tra i partners europei). Bene anche, dopo il primo scivolone sull’indifferenza dell’istituzione bancaria da lei guidata nei confronti delle oscillazioni in alto degli spread, la presidente della Bce Christine Lagarde con un nuovo QE (quantitative easing), immettendo 750 miliardi di euro di titoli per fronteggiare la crisi economica innescata dal virus e dare sostegno al bisogno di liquidità di famiglie e imprese.

Adesso, però, occorre puntare sulla scommessa delle scommesse: approntare una risposta forte, comune e risolutiva, una specie di “piano Marshall”, un argine alla recessione planetaria incombente, le basi della ricostruzione post-tempesta, con strumenti inediti, diversi da quelli elaborati nel passato in occasione di crisi “normali” dovute a responsabilità degli Stati coinvolti. Strumenti potenti che non penalizzino qualcuno o soltanto alcuni, del resto siamo nella medesima barca dell’emergenza sanitaria ed economica. I cosiddetti “coronabond” sarebbero una risposta adeguata perché immetterebbero liquidità quasi illimitata, oppure, in subordine, attivare il Mes (il meccanismo di stabilità europeo o Salva-Stati), purché senza condizionalità e ipotesi di ristrutturazione del debito italiano con pesanti ingerenze della Troika (Commissione europea, Bce e Fmi).

E’ palese la preferenza per i “coronabond” purtroppo, ancora mentre scriviamo, osteggiati specialmente dalla Germania che vuol mantenere distinto il proprio debito pubblico, che sta in un virtuoso rapporto con il Pil, dal debito dei Paesi proponenti (Italia e Spagna soprattutto). Il premier Giuseppe Conte sta tenendo perfettamente la linea dinanzi ai colleghi europei, con garbo e al contempo con risolutezza. Si trova circondato dalle posizioni ostili della Merkel, di Rutte (Olanda) e di Kurz (Austria) sui coronabond, e in casa dalle opposizioni + l’altalenante Renzi che penserebbero di disarcionarlo sostituendolo con un fantasioso governo di crisi magari presieduto da Mario Draghi, ammesso che Draghi si faccia usare (e non si farà usare). I tentativi di gettare Conte in un angolo si sono visti anche in occasione della recente informativa del presidente del Consiglio alla Camera e al Senato.

Conte parla a Montecitorio, illustrando il percorso seguito dall’Esecutivo per il contenimento del contagio da coronavirus, e le opposizioni non applaudono perché lamentano la mancanza di un qualunque tipo di appello alle opposizioni per un lavoro sinergico. A seguire Conte parla a Palazzo Madama promettendo una collaborazione forte con le opposizioni, in particolare per la scrittura del decreto economico di aprile (del valore di circa 50 miliardi di euro) che darà ulteriori risposte – dopo il Cura-Italia – alla grave crisi economica in corso e in vista del calo del PIL di almeno 4/5 punti, ribadendo l’importanza del dialogo con le opposizioni ora e dopo. Pure questa volta le minoranze non applaudono. A che gioco giochiamo?


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI