Il business della raccolta dei rifiuti| Ancora tanti appalti senza gare - Live Sicilia

Il business della raccolta dei rifiuti| Ancora tanti appalti senza gare

La relazione della commissione Antimafia dell’Ars. I dati per provincia.

PALERMO – Accanto alle zone d’ombra che riguardano il conferimento, c’è un altro pezzo perverso del sistema dei rifiuti siciliano. Un altro gigantesco business che si fonda sull’emergenza e che ruota attorno ai comuni, quello della raccolta. Anche su questo aspetto si è concentrata l’indagine della commissione Antimafia dell’Ars nel corso delle sue audizioni. Ricostruendo il frammentato scenario siciliano, dove, malgrado un miglioramento negli ultimi anni, è ancora molto consistente la fetta di appalti pubblici assegnati senza gara o con procedure emergenziali, che possono anche aprire spiragli a infiltrazioni di vario tipo.

La commissione nella relazione approvata oggi al termine di una lunga inchiestaricorda che “è proprio in questa peculiare fase del ciclo dei rifiuti, come evidenziato nelle delibere dell’Anac e nella Relazione Bratti, che si possono inserire interessi criminali o comunque illeciti, condizionando in tal modo l’autonomia negoziale dell’amministrazione pubblica”.

L’emergenza e le deroghe

Dall’analisi dei dati forniti alla commissione si è arrivato ad un censimento di 381 comuni sui 390 della regione: “Resta motivo di preoccupazione – si legge nella relazione -la situazione di quegli enti, non pochi, che – nelle more delle gare o interessati da procedure di emergenza – procedono ancora ad affidi diretti dei servizi: alla data del 27 febbraio 2020, si tratta di 116 Comuni siciliani (tra cui anche quelli di Catania e di Siracusa)”.

I costi

E oltre al rischio di infiltrazioni c’è un problema di parcellizzazione del servizio che si traduce in costi più alti per la comunità. Infatti, “la mancanza di un adeguato livello programmatorio e l’incompleta attuazione del sistema delle Società di regolamentazione del servizio di gestione dei rifiuti (S.R.R.) hanno determinato non solo la sovrapposizione di molteplici modelli organizzativi per la governance del settore, ma anche la progressiva parcellizzazione dell’attività negoziale e l’eterogeneità delle prassi amministrative in ordine all’affidamento dei servizi di spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti urbani, impedendo la formazione di economie di scala o di una strategia gestionale comune. L’esito complessivo – prosegue la relazione – è stato, quindi, quello di favorire progressivamente la moltiplicazione delle stazioni appaltanti, in controtendenza rispetto alle indicazioni della normativa europea e della legislazione nazionale, e l’estensione di un regime transitorio, che ha comportato, in molti casi, la proroga del rapporto contrattuale”.

Le gare

Sono 90 i comuni censiti che hanno affidato il servizio senza gara, 26 con una così detta “gara ponte” (procedure negoziate urgenti senza bando). Si tratta di 116 comuni che in totale rappresentano il 30 per cento della popolazione siciliana. Nelle province di Enna e Caltanissetta, ad esempio, la maggioranza di comuni ha affidamenti emergenziali, un’anomalia che si riscontra anche nel Siracusano. Inoltre, la relazione fa notare “che la semplice procedura di appalto attraverso l’Urega non pare in grado, da sola, di contrastare il rischio di infiltrazioni criminali e, in mancanza di strumenti legislativi adeguati, di assicurare una gestione coordinata degli affidamenti del servizio”.

Le ditte

Si legge nella relazione dell’Antimafia che “l’intero sistema delle ditte operanti nel settore rimane, infine, per buona misura appannaggio di poche ditte che gestiscono le quote più rilevanti del mercato”. La Commissione ha proceduto a una mappatura delle ditte che risultavano aggiudicatrici dei servizi di raccolta. “I dati, che qui vengono riportati all’1° febbraio 2020, ci consegnano la presenza di 68 società operanti nel settore per i 286 comuni che hanno proceduto ad affidi diretti in emergenza, procedure di gare ARO o SRR via UREGA o attraverso le cosiddette “gare ponte”. Di queste 68 società, 25 risultano operanti in più di una provincia e, di queste 25, solo 12 in tre o più di tre province. Ben 13 ditte risultano operanti in più di dieci comuni”.

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