Dopo la quarantena lascia l'hotel| "E ora mi sento un uomo libero" - Live Sicilia

Dopo la quarantena lascia l’hotel| “E ora mi sento un uomo libero”

E' guarito e ha terminato anche il periodo di isolamento. "Grazie a chi si è preso cura di me"

CORONAVIRUS
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PALERMO – E’ stato tra i primi pazienti dimessi dal Covid hospital di Partinico e adesso è tra i primi ad aver lasciato l’albergo in cui ha trascorso i quattordici giorni della quarantena. Per il paziente 55enne che a metà marzo ha scoperto di essere stato contagiato l’incubo è finito con altri due tamponi negativi: “Finalmente mi sento un uomo libero – dice – e le persone che devo ringraziare sono davvero tante”. Lo aveva già fatto il giorno delle dimissioni dalla struttura sanitaria del Palermitano, quando aveva chiesto ai medici di scattare una foto con loro, ma il suo percorso verso la ripresa non è finito lì. “Io e altri pazienti siamo stati trasferiti al San Paolo Palace hotel, una delle strutture designate dall’Asp e dalla Regione per la quarantena – dice – e anche in questa occasione ho avuto la possibilità di conoscere persone che hanno reso questa esperienza surreale meno faticosa”.

Il 55enne descrive con un tono di voce sereno e gioviale l’impegno e la dedizione del personale della struttura di via Messina Marine e dei sanitari dell’Asp che sono rimasti con lui in contatto fino al ritorno a casa. “Sono rimasto piacevolmente colpito dal lavoro di tutti. A noi pazienti non hanno fatto mancare nulla – racconta – nei nostri confronti c’è stato il massimo dell’attenzione, ci siamo sentiti coccolati. E la grande capacità di risolvere anche il minimo disagio, ha alleggerito di gran lunga la strana situazione che stavo vivendo. Per due lunghissime settimane, la mia vita da recluso ha trovato conforto nelle persone che hanno assistito me e tutti coloro che si trovavano nella mia condizione. Ogni giorno venivano misurate temperatura, pressione arteriosa e saturazione, con tutte le precauzioni del caso e nel rispetto delle misure di sicurezza. Il mio mondo, chiuso nei 40 metri quadrati di quella stanza d’albergo, ha cominciato ad essere migliore con l’aiuto dello staff medico formato da quindici persone e di chi lavora in questo hotel, dal direttore fino a chi ci portava le pietanze e le cucinava con amore. Già – sottolinea il 55enne – perché non mi sarei mai aspettato di ricevere dei piatti a base di pesce o altri pasti praticamente ‘gourmet’ durante la quarantena che mi avrebbe fatto uscire dall’incubo. Un giorno, dopo aver detto al personale che non bevo né latte, né caffè e che avrei preferito venissero riservati a chi li gradiva, mi è stata portata una tazza di squisito tè caldo. E da allora, quella è stata la mia colazione, lasciata come tutti i pasti della giornata davanti alla porta, per evitare qualunque contatto col personale”.

“Si tratta di piccoli accorgimenti che dal punto di vista umano, morale e psicologico, hanno contribuito ad uscire dal tunnel – prosegue -. Così come l’estrema disponibilità del direttore, che ancora ringrazio: nel giro di poche ore ha risolto piccoli problemi tecnici e organizzativi che ci hanno dimostrato una estrema professionalità. Preziose attenzioni rivolte a me e agli altri pazienti, tra cui la ‘nonnina’ di 92 anni che ha dimostrato con tutte le sue forze che non ci si deve arrendere mai, a maggior ragione quando si ha la fortuna di incontrare persone così amabili, anche in una situazione di emergenza”.

Eppure, l’arrivo nell’albergo momentaneamente riconvertito a struttura sanitaria, era stato traumatico: “Quando ci hanno trasferito dall’ospedale all’hotel – racconta ancora il 55enne – mi sono guardato allo specchio e quasi non mi riconoscevo. Ero dimagrito di almeno otto chili. In quei giorni di permanenza in albergo ho recuperato peso, forza e fiducia. Un periodo fondamentale per la completa guarigione, nonostante i primi giorni mi sentissi un prigioniero. E’ stato psicologicamente difficile, ma dopo il sesto giorno mi sono magicamente abituato a quella condizione, grazie anche al supporto del dottor Giuseppe Profeta dell’Asp, che fino all’ultimo mi ha dato coraggio e mi ha poi comunicato l’esito negativo del secondo tampone. Io ringrazio davvero tutti: sono guarito grazie al grande lavoro dei medici e di tutti coloro che nell’emergenza hanno dato il meglio di sé. Il Coronavirus è insidioso e subdolo, ma si può combattere. E questa lotta dobbiamo vincerla tutti insieme”.


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