“Finanziaria? Non chiediamo sconti | Ora però bisogna semplificare” - Live Sicilia

“Finanziaria? Non chiediamo sconti | Ora però bisogna semplificare”

L'assessore all'Economia Gaetano Armao: “Lo Stato riconosca alla Sicilia ciò che ha ricevuto dall'Ue”.

L'INTERVISTA
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5 min di lettura

“Allo Stato non stiamo chiedendo sconti, né favori. Ma solo il riconoscimento di ciò che spetta alla Sicilia”. Il via libera alla Finanziaria “anti-Coronavirus”, giunto sabato sera, sembra più l’inizio che la fine di un capitolo. E l’assessore all’Economia Gaetano Armao sembra esserne pienamente cosciente: perché le misure approvate diventino veri aiuti, infatti, bisogna ancora fare molto.

Ammesso, assessore, che i soldi ci siano davvero. Dalle opposizioni si è parlato di Finanziaria costruita sulla sabbia. Cioè su fondi extraregionali che dovranno passare per una “riprogrammazione”. Perdoni la brutalità della domanda quindi: i soldi ci sono?

“Intanto va precisato che la manovra complessivamente vale 22 miliardi. Noi abbiamo previsto risorse aggiuntive da circa un miliardo e mezzo a valere soprattutto sui Fondi Poc. Si tratta di fondi statali, che però vengono utilizzati nel rispetto delle procedure europee”.

Ed è questo il punto. Bisognerà, adesso, che queste somme già destinate ad altro, vengano usate per finanziare gli articolo della manovra. Sarà così?

“Non vedo perché non dovrebbe essere così. Vede, noi non abbiamo chuesto sconti allo Stato. Il governo nazionale, a fronte dell’emergenza Coronavirus ha infatti ricevuto dall’Unione europea degli aiuti di grande rilevanza: penso alla riprogrammazione dei Fondi comunitari, alla nuova procedura sui ‘de minimis’, alla possibilità di fare nuovo deficit per 55 miliardi. Solo in virtù di questo, noi stiamo chiedendo di utilizzare per la manovra quelle somme”.

In pratica, visto che l’Europa ha assicurato nuovi margini di movimento all’Italia, voi vi aspettate che il governo nazionale li conceda alla Sicilia.

“Sì, e alle altre Regioni. Del resto, non sono soldi che noi stiamo utilizzando per farne quello che vogliamo, ma rispondono alle priorità previste a livello nazionale ed europeo: l’emergenza sanitaria, formazione e istruzione, lavoro, sociale e attività economiche”.

Il ‘trasferimento’ della destinazione di queste somme, però, in cosa si tradurrà? Verranno definanziati interventi ed opere che dovevano nascere o completarsi grazie a questi fondi?

“Noi abbiamo individuato una priorità su tutte: il sostegno alle piccole e medie imprese siciliane. Anche la Banca Mondiale ha sottolineato che sono queste a soffrire maggiormente una crisi che avrà effetti economici ben più pesanti dei già gravissimi effetti relativi alla salute. E il discorso è ancora più vero per il Sud…”

… perennemente in crisi e in affanno.

“Esatto. Pensi che il Mezzogiorno, dalla crisi del 2007 ha perso qualcosa come il 13 per cento di Pil. La crisi legata al Covid sta stordendo anche economie in piena salute, figuriamoci regioni come la nostra per la quale servono misure persino differenti rispetto al resto d’Italia”.

Ad esempio?

“Penso ad esempio al fatto che il modello di affidare la ripresa interamente al credito sia insufficiente”.

I prestiti, insomma, non bastano. Eppure la Finanziaria regionale ne è piena, no?

“Noi abbiamo inserito anche forme di finanziamento a Fondo perduto che si sommano, in un mix, al credito ‘classico’. Tra l’altro, in Sicilia lo stesso credito non è affidato solo alle banche, ma anche a enti regionali come Irfis, Crias e Ircac che hanno possibilità di intervento maggiori, soprattutto le ultime due, rispetto a soggetti vigilati da Banca d’Italia e Bce”.

Lei è chiaramente soddisfatto di questa finanziaria. Ci dica allora quali sono i tre interventi che secondo lei potranno avere una maggiore capacità di incidere sul tessuto produttivo siciliano.

“Uno è certamente quello di cui le parlavo prima, cioè i fondi creati in Irfis, Ircac e Crias. Un altro è il rafforzamento con concentrazione dei Confidi, per i quali abbiamo stanziato venti milioni. Infine, la misura ‘Resto in Sicilia” che consente di potenziare alcuni incentivi previsti dalla misura ‘Resto al Sud’ e che potranno favorire l’attività imprenditoriale anche di giovani siciliani”.

Il governo ha proposto la manovra d’emergenza, il parlamento siciliano l’ha approvata senza ostruzionismi o troppe critiche. Adesso, però, perché tutto passi dalle intenzioni alla realtà, serve un altro attore: lei pensa che la burocrazia siciliana sia nelle condizioni di attuare le tante misure previste? Si parla di migliaia di richieste, documentazioni da fornire, dati da incrociare, procedimenti da portare avanti…

“Credo non ci sia alternativa, altrimenti crolla tutto o tutto quanto abbiamo fatto risulterà inutile. Io già stamattina (ieri, ndr) ho riunito gli uffici dell’assessorato per capire come rendere la macchina più efficiente. Dobbiamo comprendere l’importanza del momento: o diamo risposte concrete in tempi brevi, o la gente finirà per mettersi nelle mani degli usurai”

Ma le leggi in Sicilia permettono di avere questa risposta? È questo il punto. O i siciliani finiranno per rimanere impigliati tra richieste e autorizzazioni?

“Noi abbiamo approvato l’anno scorso una legge sulla semplificazione amministrativa che oggi ritengo sia la più innovativa d’Italia e me lo confermano molti colleghi giuristi. Ora dobbiamo rafforzarla, dimezzare i tempi delle pratiche e semplificare ulteriormente”.

Una curiosità finale. Come abbiamo visto, il governatore Musumeci, dopo lo scontro col deputato Sammartino ha preferito non tornare in Aula per il resto dell’esame della Finanziaria. Lei è il vicepresidente e l’assessore all’Economia. Come mai non è stato lei, ma il suo collega Razza, a parlare a nome del governo, al termine del voto sul bilancio?

“Non c’è nessun caso. Semplicemente, non era previsto che io rientrassi in tempo in Aula, visto che quel pomeriggio era in programma una importante riunione in videoconferenza con i rappresentanti del governo nazionale sul tema della Finanza pubblica. Quindi ci eravamo già accordati sul fatto che a intervenire fosse Ruggero. Io sono rientrato quando tutto era già stato deciso. E del resto, avevo avuto modo di parlare a lungo, nel corso di tutto l’esame del voto. E molti dei temi sollevati erano di natura sanitaria, vista la specificità di questa manovra. Insomma, nessun problema e nessuna polemica: io e Razza non siamo sono colleghi assessori, ma anche amici”.


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