M5S: "Scavone vada a casa"| E il Pd: "Musumeci responsabile" - Live Sicilia

M5S: “Scavone vada a casa”| E il Pd: “Musumeci responsabile”

Le reazioni delle opposizioni dopo le dimissioni di Vindigni.

Cassa integrazione
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PALERMO – Le dimissioni del dirigente Vindigni non sollevano il governo regionale dalle sue responsabilità politiche. Così le opposizioni del governo Musumeci che tornano a farsi sentire sul pasticcio della cassa integrazione in deroga. “Musumeci riconosca di avere sbagliato a nominare Giovanni Vindigni dirigente generale dell’assessorato al Lavoro paralizzando l’erogazione della cassa integrazione in deroga. Se 133 mila lavoratori non riceveranno a breve quanto loro spetta la responsabilità è solo del presidente della Regione. Il governo regionale adesso dica come intende velocizzare le procedure per il pagamento delle spettanze ai lavoratori. Così il capogruppo Pd all’Ars Giuseppe Lupo commenta la notizia delle dimissione del dirigente regionale travolto dalla polemica per la lentezza delle procedure di esame delle pratiche di cassa integrazione in deroga”.

Critici anche i 5 Stelle, che chiedono che vada via l’assessore al Lavoro. “Gestione cassa integrazione in deroga assolutamente vergognosa, inadeguatezza sul potenziamento dei centri per l’impiego, colpevole immobilismo sulla riforma degli Ipab, malgrado le proposte di legge depositate da tempi all’Ars: basta Scavone deve andare via”. Il M5S all’Ars chiede la rimozione dell’assessore della Famiglia, delle Politiche sociali e del Lavoro, Antonio Scavone, e lo fa con una mozione di censura che è stata oggi annunciata in aula dal deputato Antonio De Luca, per spingere Musumeci a rimuovere l’esponente del suo governo, “rivelatosi palesemente inadeguato al ruolo”.

A Scavone i deputati 5 stelle contestano, in primis, l’intollerabile gestione degli ammortizzatori sociali straordinari, con ritardi inaccettabili nella lavorazione delle pratiche di migliaia di lavoratori, ormai con l’acqua alla gola.

“Ogni giorno che passa – affermano i deputati – l’angoscia di migliaia di famiglie cresce fino al limite dell’esasperazione. Per chi vive di un solo stipendio, azzerato dall’emergenza Covid, è un dramma. Sui ritardi della cassa integrazione nei giorni scorsi avevamo lanciato l’allarme e Scavone non ha fatto altro che cercare di minimizzare quanto stava accadendo. Secondo dati aggiornati al 4 maggio erano appena 4526 le domande di cassa integrazione in deroga che la Regione Siciliana aveva trasmesso all’Inps a fronte di 40.190 pratiche che riguardano quasi 150 mila lavoratori. Una percentuale ridicola, un fatto inaccettabile e incomprensibile a 40 giorni dalla conclusione dell’accordo sindacale. La Sicilia è stata, cronologicamente, la diciottesima regione italiana a inviare i flussi, con un immotivato e notevole ritardo. Le giustificazioni addotte e le informazioni fornite da Scavone sono apparse insufficienti e contraddittorie”.

“Le dimissioni del direttore generale dell’assessorato – continuano i deputati – hanno il retrogusto amaro di chi si accinge a chiudere la stalla quando i buoi sono in grandissima parte scappati. Molto prima ci si doveva muovere per risparmiare ai siciliani indicibili sofferenze”.

Gravi anche le contestazioni dei deputati 5 stelle sul fonte centri per l’impiego (dove ancora non sono stati indetti i concorsi per il potenziamento di queste strutture che dovrebbero portare all’assunzione, entro il 2021, di 1135 tra istruttori e funzionari a tempo indeterminato) e sul fronte della ormai annosa questione della riforma degli istituti di assistenza e beneficienza “dove – dicono i parlamentari 5 stelle – si registra un immobilismo ai limiti dell’ostruzionismo, malgrado le proposte di legge depositate presso l’Assemblea Regionale Siciliana, sia di iniziativa parlamentare, che di iniziativa governativa. Questo immobilismo ha determinato, non solo seri disagi nei confronti dei dipendenti, a quali non sono corrisposti stipendi fino a 15 mensilità, ma anche l’impossibilità di utilizzare il capitale umano disponibile e le strutture esistenti, a sostegno del Sistema Sanitario Regionale nell’ambito della pandemia in corso”.

 


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