Il decreto si attende ancora| Serve la "rianimazione economica" - Live Sicilia

Il decreto si attende ancora| Serve la “rianimazione economica”

Le misure economiche fin qui adottate non sono state sufficienti.

Siamo ancora in attesa del “Decreto di maggio”, il decreto legge che avrebbe dovuto vedere la luce ad aprile ma che, per tanti motivi legati alla politica ed alla burocrazia, costretto a cambiare il nome originario, non ha trovato ancora modo di essere varato definitivamente e pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Sappiamo, comunque, che dovrebbero essere messi in campo 55 miliardi di Euro, destinati a dare liquidità ai cittadini direttamente colpiti dalle conseguenze economiche della pandemia.

Non c’è dubbio, infatti, che se non si vuole che l’economia del nostro Paese venga completamente travolta dallo tsunami che ha colpito tutto il pianeta a causa del Covid 19, gli interventi in campo economico e fiscale non possono essere limitati a piccoli sussidi e piccoli prestiti alle imprese, con piccoli rinvii di scadenze ed adempimenti tributari, ma devono essere costituiti da interventi sostanziali, tali da dare alla gente ed alle imprese non solo la liquidità necessaria per riaccendere i motori delle loro attività, ma anche la speranza che, in un prossimo futuro, la situazione possa quanto meno tornare uguale a quella, certamente non eccellente, che c’era prima dell’8 marzo e che, fino ad allora, consentiva solo un discreto stato di sopravvivenza.

Insomma, quello che occorre in questa fase due, è la creazione di una vera e propria “rianimazione economica”, quella in grado di risvegliare anche dal punto di vista psicologico l’interesse a riprendere in mano le redini della nostra vita.

Un interesse che, dopo due mesi di paura di ammalarsi (e magari morire), dopo due mesi di lokdown, dopo un mare di disposizioni emanate dal Governo, dal Parlamento, dalle Regione e dalla Protezione Civile (pare che finora siano state ben 763 disposizioni legate alla pandemia), dopo tanti bollettini e notizie contraddittorie, è più che legittimo, non certo per andare a giocare nei parchi, ma per lavorare e riprendere a vivere.

Finora le settecentosessantarè disposizioni emanate non pare abbiano fatto molto.

La burocrazia, infatti, ha rallentato un po’ tutto e la politica non ha certamente fatto molto per creare un dialogo ed una condivisione che, in questi momenti, sarebbero stati indispensabili.

Gli interventi sociali si sono rivelati di difficilissima attuazione. Quelli economici legati a lacci e lacciuoli sparsi tra gli uffici statali, regionali e bancari. Quelli fiscali caratterizzati dalla innata paura del fisco di troppo concedere con il rischio di troppo perdere. Insomma, un sistema, tipico sistema italiano, che anche di fronte ad una tragedia spuntata tutta d’un tratto, ha mostrato tutti i suoi arcinoti difetti.

Per non parlare, poi, degli interventi internazionali volti a supportare economicamente le decisioni del nostro Stato. Le omissioni dell’Europa e la diffidenza di altri Stati della UE, infatti, non incoraggiano assolutamente e danno poche speranze di sapere di appartenere ad una Europa unita, così come tutti abbiamo finora auspicato.

E così, alcuni settori sono stati quasi cancellati, altri restano aggrappati solo alla speranza, cittadini “nuovi poveri” in attesa di avere un pasto alla “Caritas”, cittadini in fila al “Banco dei pegni”, disperati quasi ovunque.

Le sole persone alle quali dobbiamo essere riconoscenti, invece, sono tutti i Volontari impegnati in questa pandemia. Mi riferisco a tutti coloro i quali, gratuitamente o no, sempre comunque malpagati, hanno reso possibile la diminuzione dei contagi, la diminuzione dei ricoverati in terapia intensiva ela funzionalità dei tanti servizi indispensabili per la sopravvivenza di tutti i cittadini, un lavoro estremamente duro che in qualche caso ha causato anche la morte.

Ma la speranza “è l’ultima a morire”. Speriamo intanto che il prossimo decreto legge, del quale si preannunciano interventi abbastanza coraggiosi, sia di vero aiuto.

Ma principalmente speriamo che, insieme a tanti piccoli ma probabilmente grandi aspetti positivi di questa pandemia, insieme al risveglio delle capacità di adattamento dei nostri concittadini in diversi settori, specialmente quello della tecnologia, ci sia un risveglio del nostro Paese, un risveglio che, sfruttando le nuove esigenze, sappia dare coraggio ai nostri concittadini, rilanciando l’economia, mettendo in agenda e realizzando molto presto i seguenti obiettivi:

– Taglio della burocrazia

– Semplificazione

– Riforma fiscale

– Lotta all’evasione fiscale

– Investimenti pubblici

– Sicurezza

– Certezza del diritto

Non dimentichiamo quello che diceva Winston Churchill, “mai sprecare una buona crisi”.

 

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