Il primo boss torna in carcere| Revocati i domiciliari a Sacco - Live Sicilia

Il primo boss torna in carcere| Revocati i domiciliari a Sacco

È il risultato del nuovo decreto del governo. Il Dap ha trovato un carcere dove può essere curato

PALERMO – Alla fine Antonino Sacco è tornato in carcere. Livesicilia apprende la notizia in tempo reale. Il magistrato di sorveglianza ha revocato il provvedimento di differimento della pena per il boss di Brancaccio, 65 anni, che era da circa un mese in detenzione domiciliare per motivi di salute. Vi sarebbe rimasto almeno fino a luglio, quando sarebbe stata rivalutata la sua situazione. Il ritorno anticipato in carcere è frutto del decreto dello scorso 10 maggio voluto dal ministro della giustizia Alfonso Bonafede sulla scia delle polemiche per le scarcerazioni di boss e gregari della mafia.

Una delle norme del decreto prevede la rivalutazione della concessione della detenzione domiciliare nel caso in cui sopraggiunga la disponibilità di ospitare il detenuto in una struttura carceraria con un reparto ospedaliero che possa garantire le cure necessarie e in sicurezza. Bisogna evitare che un eventuale contagio da Coronavirus possa essere fatale per il detenuto. Il Dap, dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ha fatto una ricognizione e individuato la struttura disponibile. Il primo effetto è il ritorno in carcere del boss di Brancaccio. 

La momentanea detenzione domiciliare di Nino Sacco è stata per giorni etichettata come il simbolo dello Stato che si piega al volere dei boss. Grandi polemiche aveva suscitato la notizia di un ritorno a casa di Sacco che in realtà non ha mai fatto rientro a Palermo.

Il boss faceva parte della lista dei 376 scarcerati (che Livesicilia ha pubblicato integralmente, nome per nomeun calderone dello scandalo dove sono finiti dentro non solo i detenuti tornati ai domiciliari per il rischio Covid, ma anche per gravi motivi di salute. Adesso il Dap, dove si è insediato il vice Roberto Tartaglia, sta prendendo in esame le posizioni di altre persone, quelle ritenute socialmente più pericolose, con l’obiettivo di trovare una collocazione in un carcere che possa garantire l’assistenza sanitaria. Dopo Sacco, a cui restano da scontare circa 5 anni di pena, altri detenuti potrebbero presto tornare in carcere.


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