Appalti e guai, polemiche e arresti | Storia della Centrale unica affari - Live Sicilia

Appalti e guai, polemiche e arresti | Storia della Centrale unica affari

La Cuc nasce col governo Crocetta. Prima di questa, ricorsi e polemiche

L'inchiesta 'Sorella Sanità'
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Doveva compiere il miracolo della siringa. Rendere il prezzo dei prodotti e delle attrezzature più conveniente, più vicino agli standard nazionali. Consentire alla Regione di risparmiare un po’, nel settore ricchissimo e incandescente della Sanità. E invece, ha finito per diventare il teatro dell’ultima storia di corruzione in Sicilia.

La Centrale unica di committenza (Cuc, per gli amici) è nata durante il governo Crocetta, già tra le polemiche e i problemi. Tra scarsità di personale e interventi dei giudici amministrativi che in qualche caso hanno sospeso o annullato gare milionarie. Prima di arrivare all’inchiesta di ieri.

“Crocetta e Armao? Capivano qualcosa…”

Qualcuno aveva fiutato qualcosa, in passato. Un fatto che emerge anche dalle carte dall’ultima inchiesta sulla Sanità siciliana. “Erano i Crocetta di turno – dice Damiani all’imprenditore e sodale Manganaro – dove abbiamo chiesto l’intervento di… di… dello zio e poi è arrivato pure Armao…è chiaro che ci siamo trovati sul nostro cammino degli oppositori che capivano… cioè secondo me capivano che c’era un qualche cosa però non avevano idea, no? … perché secondo me io sono convinto che alcuni di questi non so quanto boh, comunque, probabilmente anche con una sensazione capivano… però ovviamente ringraziando il cielo nonostante a volte si siano trovati vicini però non hanno mai, mai, mai, mai”. Manganaro conclude: “Non sono mai riusciti ad arrivare”. Ma per fortuna sono arrivati i Finanzieri. E la procura. Ad aggiungere alla difficile storia della Cuc il capitolo dell’inchiesta e degli arresti. Degli appalti che diventano affari. Delle gare che diventano tangenti.

La nascita della Cuc

La Cuc nasce ufficialmente nel dicembre del 2015, con una delibera del governo Crocetta, dopo essere stata prevista nella precedente legge finanziaria. Collocata all’interno dell’assessorato all’Economia, in realtà si è quasi esclusivamente occupata di appalti sanitari.

Serviranno alcuni mesi per individuarne la guida. Solo nell’aprile dell’anno seguente, infatti, il governo sceglie Fabio Damiani, già all’Asp 6 di Palermo, finito ieri agli arresti. Fin dall’inizio si comprende l’importanza di quegli uffici. La prima gara di cui si occupa il manager ha il valore di 1,1 miliardo di euro: un appalto per i farmaci in Sicilia. La “squadra” della Cuc viene individuata in una ventina di dipendenti regionali. “Dall’1.4.2016 (Damiani, ndr) ha assunto, unitamente agli incarichi già indicati rivestiti in seno all’Asp 6 di Palermo, – annotano i maigstrati – la carica di dirigente responsabile della Centrale Unica di Committenza della Regione siciliana. In ragione dell’importanza delle funzioni nel tempo attribuitegli, il Damiani ha avuto un enorme potere anche nel settore degli appalti pubblici della Sanità siciliana. Lo stesso, peraltro, nell’ambito di importanti gare, tra le quali quelle oggetto di indagine, ha assunto contestualmente il ruolo di presidente della commissione e di responsabile unico del procedimento”. Un potere enorme, scrive il Gip.

Appalti e ricorsi

Mentre partono le gare finite al centro dell’inchiesta, sulla Centrale si abbattano anche altri problemi giuridici. Ricorsi, sostanzialmente. Una pioggia di ricorsi. E che spesso centrano pure il bersaglio: è il caso, nel 2016, del bando da oltre 300 milioni di euro per i “servizi di pulizia, servizi integrati e servizi accessori in ambito sanitario per gli enti del Servizio sanitario regionale”. Di fronte alle rimostranze di alcune aziende, che paventavano la possibilità che, con quei requisiti, fossero favoriti i “colossi”, la Cuc decide di correggere il bando, anche a seguito di una pronuncia del Cga che sospende la gara. Sarà solo una delle numerose decisioni dei tribunali amministrativi che nel tempo hanno frenato o stoppato bandi e gare. Il bando verrà riproposto, insieme ad altri tre, a metà del giugno del 2017: in quell’occasione, la Centrale degli acquisti metterà a gara appalti per oltre mezzo miliardo di euro in soli quattro giorni.

Un geologo in commissione

Così, al di là dei fatti di corruzione evidenziati dagli inquirenti, ecco anche problemi più “burocratici”, se così si può dire. È il caso, ad esempio, della gara che viene annullata perché all’interno della commissione che avrebbe dovuto dare il via libera ad appalti per centinaia di milioni di euro per la manutenzione delle apparecchiature elettromedicali, era stato inviato un… geologo. Un caso descritto nell’ordinanza dei Gip palermitani: “In relazione a questa procedura, si rappresenta che sono pendenti, a tutt’oggi, ricorsi amministrativi. In particolare con sentenza n. 79 del 14 gennaio 2019 ,il TAR Sicilia, adito da un ricorso della Hospital Consulting S.p.A. che aveva partecipato alla gara in argomento per i lotti 2 e 4, ha annullato l’intera procedura rilevando l’illegittimità della composizione della commissione di gara, in considerazione del fatto che uno dei membri della stessa, Domenico Pontillo, di professione geologo, non aveva le competenze necessarie con riguardo alla gara in argomento”. Il ricorso porterà alla sospensione di due dei quattro lotti in gara.

La lite tra Crocetta e Baccei

Ma quella della Cuc non è solo una storia di flop amministrativi e inciampi burocratici. Attorno alla Centrale, infatti, pochi anni fa è esplosa una guerra politica piuttosto anomala. A scontrarsi, infatti, furono il presidente della Regione Rosario Crocetta e il suo assessore all’Economia Alessandro Baccei, una polemica che aveva persino fatto preludere alla separazione tra il governatore e l’assessore. Al centro delle discussioni, con Crocetta che si era detto apertamente contrario alla Cuc (“un sistema che favorisce le multinazionali”), entrò di tutto: nomine di consulenti, lettere aperte con risposte aperte e anche la società Sicilia e-servizi guidata allora da Antonio Ingroia. Poi tutto rientrò.

La nuova Cuc

Con Musumeci la Cuc stava cambiando pelle. In tutti i sensi. Una delibera di pochi mesi fa ha fatto molto discutere e acceso nuove polemiche. È quella che prevede la possibilità per la Regione siciliana di stipulare una convenzione con le Cuc di altre Regioni. Si è parlato in particolare di quella lombarda e di quella campana. I motivi, ha messo nero su bianco il governo, starebbero nel fatto che l’ufficio si occupa “soltanto di alcune attività di Farmaci e vaccini mentre – così scrive l’assessorato alla Sanità- restano sostanzialmente escluse le categorie dei dispositivi medici e dei servizi in relazione alle quali l’approvvigionamento avviene da parte delle aziende sanitarie con procedure autonome nonché avvalendosi del’istituto della proroga contrattuale”. La Cuc, affermava sempre il governo “non risponde complessivamente – così si esprimeva la relazione alla delibera – alle esigenze di razionalizzazione e controllo della spesa in relazione alle quali è stato introdotto il sistema di centralizzazione delle committenze”. Poi il governo ha un po’ aggiustato il tiro, offrendo una valutazione meno negativa della Centrale. Poi, ha comunque deciso di cambiare. Oggi alla guida della struttura è l’ex direttore dell’Esa Fabio Marino. In attesa di trasformare la Cuc addirittura in una società “in house”, si è scelto di “promuoverla” in Ufficio speciale, quasi un dipartimento. Dal quale, da ieri, bisogna allontanare anche l’ombra della corruzione.


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