Ercolano, mafia e trasporti |Tutte le richieste del pg - Live Sicilia

Ercolano, mafia e trasporti |Tutte le richieste del pg

Il processo d'appello scaturito dall'inchiesta del Ros Caronte.

CATANIA – Enzo Ercolano è il volto imprenditoriale della famiglia catanese di Cosa nostra. Il suo destino doveva essere diverso dal fratello Aldo, uomo d’onore e killer. Il pentito Eugenio Sturiale ha raccontato ai magistrati che Grazia Santapaola aveva sogni diversi per il figlio Vincenzo. Ma il dna ha preso il sopravvento e così quel cognome ha fatto la differenza negli “affari di famiglia” legati ai trasporti.

Dall’arresto alla sbarra

Nel 2014 l’operazione Caronte è riuscita a mettere un ulteriore tassello a quanto già scoperto con l’inchiesta Iblis: mafia, politica e imprenditoria andavano ancora a braccetto. Il processo che ne è scaturito si è chiuso con una sequela di condanne in primo grado. Ieri l’appello è arrivato al giro di boa, con le richieste del sostituto procuratore generale Rosa Miriam Cantone e del pg (applicato) Antonino Fanara. Enzo Ercolano (definito ‘lo stratega’) “sarebbe stato in grado di imporre le proprie regole nel mercato dei trasporti su gomma in regime di sostanziale monopolio utilizzando il metodo mafioso”. Il rampollo della famiglia mafiosa sarebbe stato aiutato dagli imprenditori Francesco Caruso e Giuseppe Scuto, imputati nel processo. I due fondarono il partito degli autotrasportatori che ha supportato il progetto autonomista dell’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo.

Ercolano, dall’Avimec a Geotrans

Il processo Caronte ha fotografato la storia imprenditoriale (e criminale) degli Ercolano. Partendo dal boss Pippo, morto nel 2012, che ha creato l’Avimec Trasporti poi confiscata nel 1997. Dalle ceneri della società è nata Geotrans, che è finita sotto amministrazione giudiziaria e dall’anno scorso è confiscata in modo definitivo. Sotto processo ci sono anche Cosima Ercolano e Concetto Di Stefano, sorella e cognato di Enzo. Quando lo Stato ha messo le mani nell’azienda Geotrans gli Ercolano hanno costituito una cooperativa, che poi attraverso la cessione di un ramo d’azienda dell’impresa individuale della sorella è diventata operativa nell’estate del 2014. Ma la società R.C.L. tramite una serie di passaggi di quote è stata nelle mani del figlio del defunto capomafia Pippo Ercolano. Nelle motivazioni di primo grado quest’ultima cooperativa è considerata la tappa conclusiva del percorso cominciato con Avimec e proseguito con Geotrans. La cupola imprenditoriale del clan è composta anche dai fratelli Enzo e Alfio Aiello, il primo è stato per un periodo anche il rappresentante provinciale e collettore criminale tra Catania e gli appalti nel calatino.

Le richieste di pena

I pg Rosa Miriam Cantone e Antonino Fanara hanno chiesto alla Corte d’Appello per la maggior parte degli imputati la conferma della sentenza di primo grado, tranne per alcune posizioni. Chiesta condanna a 13 anni e 4 mesi e conferma della confisca per Enzo Ercolano. Per Alfio Aiello i due magistrati hanno chiesto di riformare la condanna a 5 anni e sei mesi. E ancora Fanara e Cantone hanno chiesto di rideterminare la pena a 7 anni e 5 mesi per l’imprenditore Francesco Caruso e a 13 anni e 4 mesi per Giuseppe Scuto. Avanzata richiesta di conferma per Enzo Aiello (7 anni), Marco Anastasi (3 anni), Sergio Cannavò (9 anni), Concetto Palmino Di Stefano (3 anni), Cosima Palma Ercolano (3 anni), Giacomo Greco (13 anni e 10 mesi), Francesco Guardo (13 anni e 10 mesi), Michele Guardo (13 anni e 6 mesi), Francesco Strano (3 anni). Infine per Bernardo Cammarata, l’accusa ha chiesto la condanna a due anni quale aumento in continuazione della sentenza Iblis.


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