"Il cielo è rosa sopra il Cibali" |Lo Scudetto lo hanno vinto le donne - Live Sicilia

“Il cielo è rosa sopra il Cibali” |Lo Scudetto lo hanno vinto le donne

Il calcio e la storia sportiva della "sorelle" rossoazzurre.

CATANIA – Il rosa sta orgogliosamente nell’altra metà del cielo rossoazzurro. E ci sta bene. Una storia meno nota, dagli spalti certamente meno gremiti, ma con un palmares decisamente più importante. E vincente. Perché le sorelle del Catania, a differenza dei maschietti, lo Scudetto sulla maglia lo hanno cucito davvero. A calci, non a mano. E non ad altri. È il 1978 quando la Jolly Componibili Cutispoti vince il campionato di Serie A tra le urla di un Cibali colmo fino all’inverosimile (da uomini e donne, senza settori riservati!).

Quello fu un anno da incorniciare per lo sport etneo. Anche la Paoletti vince il titolo nella pallavolo maschile. Prima di allora nessuno mai in Sicilia aveva conquistato il tricolore. Con l’Orizzonte di pallanuoto femminile, vincere in Italia e in Europa, diverrà una costante. Ma quella è un’altra storia e arriverà soltanto più avanti. Intanto c’è quell’altra metà del pianeta calcio su cui ragionare. Quel mondo che, con gli straordinari risultati delle ragazze guidate dalla ct Milena Bertolini nello scorso mondiale, ha fatto esultare l’Italia intera. Roberto Quartarone e Sergio Nunzio Capizzi, con Il cielo è rosa sopra il Cibali: Le stagioni del calcio femminile catanese (ed. Quelli del ’46) ci raccontano com’è nato e si sviluppato il movimento alle falde dell’Etna. Tra risultati, fatica e innegabili pregiudizi.

A fine anni Settanta, lo sport a Catania si declina così: Calcio femminile, pallavolo e i 15 dell’Amatori Rugby. Ecco il racconto di quei giorni, a scriverlo è Franz Lajacona (storica firma della Gazzetta dello Sport) nella prefazione: “La Jolly diventa un fenomeno cittadino, tra lo scetticismo e lo snobismo dell’ambiente sportivo, politico e culturale che oltre ad apprezzare la pallavolo, si riconosceva nel machismo dell’Amatori Rugby di Turi Giammellaro e Benito Paolone. Il quindici di gladiatori, con la sua stabile presenza nel massimo campionato, era l’orgoglio della Catania sportiva”.

“Angelo Cutispoti (lo storico patron, ndr) navigava in un mare oscuro e pieno di trappole  – scrive ancora Lajacona – La federazione di calcio femminile, sorta da mille conflitti e infinite diaspore, tesa a escludere, per motivi economici, i club delle isole dal grande circuito. A questo bisognava aggiungere la penuria dei campi di allenamento e gli impianti di gioco oltre alle gelosie dei dirigenti locali. Cutispoti, anno dopo anno, è riuscito a costruire un puzzle perfetto, tasselli per dar vita a qualcosa di unico nel suo genere. Non parliamo di un imprenditore mobilificio miliardario con centinaia di filiali e migliaia di dipendenti. Ma di un imprenditore medio e di un dirigente illuminato. Oggi rivisitando quei giorni, quell’impresa mi appare colossale. Quasi magica. Come una ginestra che cresce nella lava. Fu un lampo, quello scudetto.  L’anno dopo il palazzo dei sogni crollò sotto il peso delle responsabilità, ma soprattutto delle irresponsabilità delle calciatrici”.

Capizzi è alla sua prima fatica editoriale. Quartarone, invece, al netto della giovane età, è un giornalista-sportivo tra i più navigati e colti del panorama catanese. Collaboratore de La Sicilia, Paesi Etnei Oggi e il QdS, è membro del collettivo di ‘Tutto il Catania Minuto per Minuto’, nell’introduzione ci fornisce le coordinate comprendere la speciale attenzione di questi anni per lo sport etneo: “La comunità è un aspetto fondamentale del nostro lavoro: si inserisce in un filone che cerca di creare – si legge – il senso di appartenenza allo sporto catanese, che nel corso dei decenni ha prodotto tanti risultati importanti”.

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