Mafia, operazione della polizia |Sequestrato il tesoro di Turi Amato - Live Sicilia

Mafia, operazione della polizia |Sequestrato il tesoro di Turi Amato

Duro colpo al potere economico del clan Santapaola. LE FOTO 

MISURE DI PREVENZIONE
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CATANIA – Un mese fa il suo nome è finito in tutte le prime pagine dei giornali locali ma solo per riflesso. Questa mattina il protagonista dell’operazione della Polizia di Stato è lui, il boss della famiglia catanese di Cosa nostra Turi Amato, 65 anni. Il marito di Grazia Santapaola, cugina del padrino Nitto, è il destinatario di una misura di prevenzione patrimoniale emessa dal Tribunale – Misure di Prevenzione – eseguita dai poliziotti della Questura etnea. In verità sono due i sequestri scattati: il secondo è nei confronti di Francesco Scuderi, ‘Niculittu’, genero del mafioso che ha costruito la sua roccaforte criminale in via Della Concordia, o meglio conosciuta come strada Ottantapalmi.

Famosa è l’intercettazione in cui Grazia Santapaola si vantava del fatto che loro erano ‘il sangue blu’ della mafia, in conseguenza della stretta parentela con il rappresentante storico della famiglia. I poliziotti hanno sequestrato un tesoro riconducibile ai due boss condannati, entrambi, per mafia. Scuderi, in particolare, è finito nel mirino di diverse indagini sul traffico di droga a San Cristoforo.

La fotografia scattata dalle indagini patrimoniali svolte dal gruppo di lavoro integrato dalla Divisione Anticrimina e della Squadra Mobile di Catania documenta l’ascesa criminale di Turi Amato dal 1980 al 2019. L’inchiesta “ha permesso di acclarare l’assoluta sproporzione dei beni nella disponibilità del boss – scrivono gli inquirenti –  rispetto alla capacità reddituale dello stesso e del relativo nucleo familiare”. Il decreto emesso dal Tribunale è il frutto di una proposta avanzata dal Questore di Catania (e controfirmato dal Procuratore della Repubblica).È stato disposto “il sequestro di prevenzione finalizzato alla confisca di 9 beni immobili, tra cui 5 appartamenti tutti insistenti al medesimo civico di via Belfiore, 2 abitazioni in via Vetrano, ancora un appartamento in via Belfiore e un’area urbana in via Ferrera dove, un tempo, sorgeva una stalla, 2 motoveicoli e 5 autovetture di piccola/media cilindrata, una società di autonoleggio, la Nicu Car srl, e diversi rapporti finanziari, per un valore stimato di circa 1 milione di euro”. Per gli inquirenti i beni sono “tutti riconducibili ai due boss Turi Amato e Francesco Scuderi ai quali vengono sottratti poiché si ha motivo di ritenere rappresentino il frutto di attività illecite commesse nel tempo dagli stessi, e ne costituiscono il reimpiego”. Le indagini si sono allargate anche ai familiari: e anche in questo caso per i poliziotti dell’Anticrimine è emersa la sproporzione con quanto dichiarato. “Nello specifico, i beni mobili e immobili e la società intestati ai proposti ed ai familiari conviventi – si legge nella nota della Questura –  alla luce delle risultanze complessive dell’analisi delle movimentazioni economico finanziarie in entrata (fonti) e del raffronto con le uscite (impieghi), non hanno trovato giustificazione nei modesti redditi prodotti, a malapena sufficienti per le primarie esigenze di sostentamento dell’intero nucleo familiare”.

Hanno gusti particolari i due boss di via Ottantapalmi. All’interno di alcuni locali finiti sotto sequestro sono stati trovati “7 carrozze e calessi di pregio” e negli appartamenti è stata notata la presenza di un arredamento descritto dagli investigatori “costoso e appariscente”.

La Questura di Catania ha messo in prima linea il sistema del doppio binario per contrastare l’avanzata della criminalità organizzata: da un lato la repressione attraverso le indagini, dall’altra quella patrimoniale ed economica mediante le misure di prevenzione. Un’aggressione sistemica che nell’ultimo hanno ha prodotto brillanti risultati. In particolare “due confische patrimoniali per un valore di 16.500.000 euro circa, quattro sequestri patrimoniali per un valore di 2.000.000 euro circa, quattro proposte di misure di prevenzione patrimoniali con richieste di sequestro di beni per un valore di circa 4 milioni di euro, una richiesta di accertamenti patrimoniali finalizzati all’applicazione della misura di prevenzione secondo le norme del codice antimafia”. Questa volta è toccato al “tesoretto” di Turi Amato.

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