"Quando piove, tutte cose fuori" | Leonardi e il percolato verso il mare - Live Sicilia

“Quando piove, tutte cose fuori” | Leonardi e il percolato verso il mare

Le intercettazioni registrano operazioni "sospette" del re dei rifiuti.

LENTINI (SIRACUSA) – “È in base al tempo, se piove abbia!”. “Se piove, scarica”. L’ordine del re dei rifiuti è racchiuso in poche parole, categoriche, indirizzate a un fidato dipendente della più grande discarica della Sicilia orientale. Per massimizzare i profitti, Antonino Leonardi, a capo di un impero immobiliare, alberghiero, padrone di una mega discarica da 100milioni di euro l’anno, secondo l’accusa, non si faceva scrupoli. Quando pioveva, all’alba, bisognava smaltire il percolato nei canaloni che scaricano dritti a mare. Gli investigatori della Guardia di Finanza registrano tutto in diretta: un vero e proprio scempio ambientale, visto che la falda acquifera risulta compromessa e la presenza delle sostanze inquinanti è stata accertata nel sottosuolo.

Diciassette novembre del 2018, le cimici sono state piazzate in una delle macchine di Leonardi. Il piano è semplice, rudimentale, bisogna azionare delle idrovore nelle vasche piene di percolato e scaricare tutto nei canaloni che finiscono in mare. “Io però – dice il dipendente della discarica – volevo sapere per domani se la devo tirare per fuori”. Leonardi non ha dubbi: “È in base al tempo, se piove abbìa tutte cose fuori, se piove abbìa là sopra”.

Non si trattava di una procedura da adottare in un caso isolato, era una regola fissa. “Ogni volta che piove – ordina il re dei rifiuti – noi la dobbiamo buttare fuori! Se piove la puoi abbìare fuori!”.

Il dipendente conferma di avere già adottato questa “procedura”. “Allora – dice il collaboratore – da ieri sera, dalle nove a ora, non so quanto minchia ne ho gettato”.

I finanzieri annotano che c’era stata una pioggia molto forte e il dipendente della discarica, spiega che ne ha approfittato: “Praticamente non ci ha dato neanche il tempo, io ho preparato tutte cose, me ne sono andato, il tempo che quelli sono andati a controllare, già mi hanno chiamato”. Il percolato, prima di essere scaricato nei canaloni, fuoriusciva dalle vasche stracolme. “Io – insiste il dipendente – domanni vengo qua alle quattro e mezza, posso venire anche un poco prima, solo che mi spavento che lo devo abbìare fuori domani, o si sta lui sopra, e io mi sto qua, o glielo dico a Giovanni in partenza, gli dico vai là che io devo fare un altro lavoro, glielo dico a Saro, li faccio mettere a loro là, se io lo devo abbìare fuori il percolato, però domani è domenica, speriamo che là sotto non entrano i cacciatori, perché allora guardano, non è che”.

Dalle intercettazioni emerge che Leonardi segue ogni passo dello smaltimento illecito del percolato. “Ora lo stai gettando per fuori?”, chiede il re dei rifiuti al collaboratore, “certo”. “Un altro quarto d’ora e stacchi”, incalza Leonardi, “fagli abbissare la strada”. Per evitare di destare sospetti, il padrone della discarica fa bloccare l’ingresso dei camion che dovevano conferire i rifiuti.

Le cimici registrano anche momenti tragicomici, come quando Leonardi, a causa di un errato posizionamento delle tubazioni che dovevano smaltire il percolato nei canali, teme che il fiume di sostanze tossiche torni, sostanzialmente, indietro, finendo nel piazzale della discarica. “Se ne va da quella banna! – grida allarmato Leonardi – arriva un’altra volta da noi altri!”.

Poi addrizzano il tiro: “Verso la cementeria”. E da lì in mare. Lo scempio ambientale è servito.


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