Dirigenti, chi sale e chi scende| Ora basta "distrazioni" per la giunta - Live Sicilia

Dirigenti, chi sale e chi scende| Ora basta “distrazioni” per la giunta

Chiusa l'informata di nomine, ora c'è da mettere mano all'attuazione della manovra e alle riforme.
IL COMMENTO
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Il dato politicamente più interessante sembra quello del dipartimento Rifiuti. Lì, dopo una lunga stagione, il dirigente Salvo Cocina lascia per scambiarsi il posto con Calogero Foti alla Protezione civile. E nel settore più tormentato da scandali, l’ultimo quello relativo alla discarica di Lentini della Sicula Trasporti, il cambio al vertice della burocrazia fa notizia. La scelta ricaduta su Foti, che ha una lunga e navigata esperienza di gestioni di emergenze sul territorio a capo della Protezione civile, sembra voler sottolineare proprio il carattere emergenziale della situazione dei rifiuti nell’Isola, con tutti i numerosi e spinosissimi dossier aperti. Cocina lascia potendo rivendicare una netta crescita della raccolta differenziata durante il suo mandato. Altre questioni però sono rimaste aperte nella loro drammatica complessità.

Guardando al valzer di dirigenti deciso ieri dalla giunta regionale a Catania, si segnala poi l’ascesa di un paio di burocrati che hanno l’apprezzamento di Diventerà Bellissima, Carmen Madonia e Rino Beringheli, che erano a capo degli uffici di gabinetto di Nello Musumeci e Ruggero Razza. In ascesa anche Maurizio Cimino e Maria Concetta Antinoro. Tante conferme di dirigenti esperti, dal veterano evergreen Giovanni Bologna a Patrizia Valenti e Dario Cartabellotta, che guidano la burocrazia nell’era del centrodestra dopo aver fatto gli assessori nei governi di centrosinistra di Crocetta. L’importante casella del ragioniere generale era già stata assegnata all’esperto Ignazio Tozzo, che rientra a Palazzo dopo la stagione alla Corte dei conti, completando il percorso di andata e ritorno da controllato a controllore e viceversa. I leghisti, che avevano chiesto di rimandare a dopo il rimpasto la definizione dei vertici della burocrazia, alla fine non hanno proposto novità nel “loro” assessorato, visto che ai Beni culturali è stato prorogato di un anno l’incarico a Sergio Alessandro. Ma in quell’assessorato la poltrona più scomoda resta quella dell’assessore, dopo lo stillicidio di polemiche che ha seguito la nomina di Alberto Samonà, e che ieri ha conosciuto una nuova puntata con la protesta delle Comunità ebraiche.

Adesso, completato il puzzle dei burocrati e dei posti di sottogoverno, la coalizione di Musumeci non dovrebbe avere altre distrazioni per affrontare le emergenze, in primis quella economica. Il gradimento del governatore nei sondaggi è aumentato durante la gestione dell’emergenza sanitaria, ma ora c’è da affrontare una sfida ancora più complicata. E a un mese e mezzo dall’approvazione della finanziaria regionale d’emergenza sarebbe tempo che i decreti di attuazione di quella manovra cominciassero a fioccare. Accanto a questo per Musumeci c’è da cercare una strada in Assemblea regionale per attuare quella famosa stagione di riforme che a metà legislatura rimane per lo più una pia intenzione. E a oggi le premesse in questo senso non sembrano le migliori.


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