Il futuro della Zona Industriale | Tra realtà e ritardi - Live Sicilia

Il futuro della Zona Industriale | Tra realtà e ritardi

A breve partono le ZES ma si rischia di far scappare le aziende.

CATANIA. Riqualificazione e prospettive di sviluppo dell’area industriale di Catania. Sembra uno di quei ritornelli che di quando in quando ritornano in testa, invece è il titolo dell’incontro che si è tenuto stamattina nella sede di Confindustria Catania. Dietro il tavolo dei relatori Gaetano Collura, direttore generale dell’Irsap, Antonello Biriaco padrone di casa e presidente della territoriale degli industriali; l’assessore comunale con delega alla Zona Industriale Giuseppe Arcidiacono e Fabio Fatuzzo presidente della Sidra.

Dall’altra parte del tavolo una discreta quantità di imprenditori e giornalisti, a distanza di sicurezza e con le mascherine d’obbligo, che al di là di una punta di ironia obbligatoria per sottolineare “la felicità di essere presenti per ascoltare, ancora una volta, cose già sentite da anni”, ha preso atto di una incredibile novità: le aziende della Zona Industriale di Catania potranno avere, di qui a breve, l’acqua potabile. Sembra incredibile, e il primo a riconoscerne il ritardo è stato proprio Collura che ha sottolineato che “che, altri, nel 2020, parlano di digitalizzazione. Ma intanto, oggi, è questo il problema che è stato risolto a Catania”. Non un problema da niente in realtà e per il quale serviranno ancora diversi mesi per risolverlo ma è, o potrebbe essere, un punto di inizio importante che porta la data del 5 giugno 2020, giorno in cui “sono stati trasferiti tutti i servizi idrici alla Sidra che si è presa – continua Collura – sei mesi di tempo per mettere tutto a regime. Anche se tutto potrebbe essere operativo anche prima”.

Dai sei mesi per l’operatività anticipati da Collura si è passati ai sei mesi di studio e controllo richiesti da Fatuzzo per verificare – anche in base alle richieste delle industrie – se basterà una sola condotta o se ne serviranno due per convogliare le acque dalla parte nord-est della città, cioè dal territorio che si estende da Acireale fino a Piedimonte passando da Aci Catena, fino appunto alla Zona Industriale. “Sidra – continua Fatuzzo – gestisce il servizio idrico integrato, quindi anche depurazione e fognatura per i quali abbiamo un impianto a Pantano D’Arci che ha una capacità di ricezione non infinita (circa 34mila mc al giorno che corrisponde a circa 112mila abitanti), al momento stiamo dando la precedenza alle strutture pubbliche: uffici pubblici, scuole etc. Stiamo verificando la capacità di aumentare il numero di mc in base al tempo di riposo dei fanghi”.

Non fa promesse temporali Fatuzzo, e lo sottolinea chiaramente, ma si appella ai fatti che ha realizzato in seno ad Acoset dopo il suo insediamento nella SpA: “All’inizio avevamo il dubbio se portare o meno i libri contabili in tribunale, quando sono andato via ho lasciato un bilancio con un attivo stabile di oltre 2 milioni di euro”. Ma garantisce anche che la Z.I. avrà l’acqua potabile.

Non solo di acqua potabile si è parlato stamattina, ma anche dei dieci milioni – al momento in bilico – che il presidente Musumeci aveva assegnato alla Z.I. di Catania e contro i quali si è opposta la città di Gela. In compenso sembra prossima alla pubblicazione la gara, di oltre 4 milioni di euro, per il rifacimento delle condotte idriche. Per il via manca solo la firma, oramai prossima dicono, del RUP e poi la trasmissione all’UREGA. L’inizio lavori potrebbe essere operativo entro la fine dell’anno. Rimane il problema degli allagamenti che è di compentenza del Comune di Catania e di cui diverse aziende hanno accusato colpi notevolissimi, non ultima la ST che a marzo scorso ha subito danni per svariati milioni come ha precisato l’ing. Caizzone, seduto in prima fila, che ha aggiunto “Non ci interessa il passato, vogliamo ragionare sul futuro e non rivederci tra sei mesi senza nulla tra le mani. Vogliamo sapere i tempi precisi e trovare soluzioni per sopravvivere fino al raggiungimento di quell’obiettivo. Dopo i danni di marzo il nostro management si sta chiedendo se è ancora il caso di continuare ad investire a Catania. Non possiamo rischiare di subire altri danni”.

“Quello di oggi è un confronto essenziale – ha spiegato Biriaco – per conoscere la tabella di marcia e le tappe da scandire per dare risposte agli imprenditori che investono e hanno diritto ad un’infrastruttura funzionante. Per anni ci siamo battuti contro quel garbuglio di responsabilità che si intrecciano nella gestione delle aree industriali e che hanno reso più facile il rimpallo dei problemi: “non è di nostra competenza”, “non abbiamo liquidità”, sono stati i ritornelli d’ordinanza in risposta alle mille criticità denunciate dagli imprenditori e lasciate senza soluzione. A breve partono le ZES – ha continuato Biriaco – e rischiamo di far scappare anche le aziende che ci sono”. L’elenco dei nodi irrisolti è noto: assenza di manutenzione delle strade, non c’è sicurezza del territorio, i rifiuti non vengono raccolti, c’è un preoccupante dissesto idrogeologico. Una zavorra insostenibile per le imprese che forse, da oggi, potrebbe alleggerire il suo fardello, ma il condizionale è ancora d’obbligo.

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