Il latitante: "Scateno l'esercito"| Mafia di Marsala, 10 condanne - Live Sicilia

Il latitante: “Scateno l’esercito”| Mafia di Marsala, 10 condanne

Qualcuno avrebbe goduto dell'appoggio del capomafia

PALERMO -Ad alcuni imputati è legato uno dei tanti misteri sulla latitanza di Matteo Messina Denaro. I boss parlavano di un incontro con il capomafia di Castelvetrano avvenuto a Strasatti. Impossibile rintracciare le conferme che invece sarebbero arrivate per gli altri reati.

Le condanne

La terza sezione della Corte d’appello di Palermo ha confermato, con alcuni sconti di pena, la responsabilità dieci presunti mafiosi marsalesi coinvolti nell’operazione dei carabinieri “Visir”(14 arresti il 10 maggio 2017).

In primo grado, la pena più severa (16 anni di carcere) era stata quella nei confronti del nuovo presunto “reggente” della cosca marsalese: Vito Vincenzo Rallo, 60 anni, pastore, già tre condanne definitive per mafia sulle spalle per una quindicina d’anni di reclusione. Adesso, la Corte d’appello presieduta da Antonio Napoli ha rideterminato la pena per Rallo in 23 anni di carcere, in continuazione, però, con un’altra condanna divenuta definitiva il 9 dicembre 2013.

Sempre in continuazione con un’altra condanna (definitiva nel luglio 2006), è stata rideterminata in 16 anni di carcere la pena per Ignazio Lombardo, detto “il capitano”, di 49 anni, nipote dell’anziano “uomo d’onore” Antonino Bonafede. A Lombardo il gup Aiello aveva inflitto 12 anni. Per il 27enne Aleandro Rallo, nipote del boss Vito Vincenzo, che in primo grado era stato condannato a 10 anni, la pena è stata ridotta a 8 anni, 1 mese e 10 giorni, mentre per Michele Lombardo, di 58 anni, imprenditore edile, riduzione da 12 anni a 8 anni e 20 giorni (era difeso dagli avvocati Pietro Riggi e Luigi Napolitano). Scende a 12 anni la pena per Vincenzo D’Aguanno, di 60 anni, ritenuto uno dei due “colonnelli” della cosca. L’altro, il 54enne Nicolò Sfraga, considerato il “braccio destro” di Vito Vincenzo Rallo, è stato condannato a 11 anni, 6 mesi e 20 giorni (14 anni in primo grado). Dieci anni e 13 giorni, invece, per Giuseppe Giovanni Gentile, di 46 anni (10 anni e 8 mesi in primo grado), mentre al 38enne Calogero D’Antoni la pena è stata aumentata da 9 anni a 13 anni e 4 mesi. Per gli altri due imputati, la Corte d’appello ha confermato le pene del primo grado: 12 anni Simone Licari, di 61 anni, con precedenti per fatti di droga, e 5 anni e 4 mesi per Massimo Salvatore Giglio, di 44. Quest’ultimo accusato di concorso in associazione mafiosa e favoreggiamento.

Il summit con Messina Denaro

I pm ricostruirono una stagione di tensioni. Nel gennaio 2015 fu convocata una riunione a Strasatti, vicino a Petrosino. Ed è qui che Nicolò Sfraga fece sapere di avere ricevuto mandato da Messina Denaro. “Chiddu”, il padrino di Castelvetrano, richiamava tutti all’ordine e al rispetto delle gerarchie. Serviva buon senso. In caso contrario, così ordinava il latitante, avrebbe scatenato la sua violenta reazione, uccidendo i riottosi. Veritiero o no, il racconto di Sfraga fece presa sui presenti. Che obbedirono. (Tutti i retroscena del summit).

Gerarchie mafiose

Le gerarchie andavano rispettate. In quel momento l’uomo forte era Vito Vincenzo Rallo, che reggeva la famiglia di Marsala con il benestare di Messina Denaro. Ai suoi ordini si muovevano due gruppi. Il primo era capeggiato da Sfraga, fedelissimo di Rallo, mentre Vincenzo D’Aguanno, leader della seconda fazione, soffriva il potere del capo. Mal digeriva soprattutto la sparizione dei soldi sporchi. I contrasti erano all’ordine del giorno.


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