"Montante chiamò un carabiniere: 'ti rompo i denti'" - Live Sicilia

“Mai avuto stima di Montante | Lumia? Era il governatore ombra”

Il racconto del magistrato Nicolò Marino al processo
CALTANISSETTA
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CALTANISSETTA – “Il colonnello Letterio Romeo mi chiamò allarmato e turbato dicendo che aveva ricevuto una chiamata da Antonello Montante durante la quale quest’ultimo si congratulava per l’operazione Doppio Colpo e a un certo punto gli disse ‘ho saputo cosa avete preso, stai attento che ti rompo i denti’. Il tono della voce e la scusa della chiamata per le congratulazioni, Romeo la percepì come una minaccia. Di questa chiamata fece una relazione di servizio che consegnò a me personalmente in ufficio. Non come atto da inserire nel procedimento, ma voleva lasciare traccia di quello che era avvenuto a futura memoria. La denuncia di Letterio Romeo non fu mai formalizzata”. Lo ha detto il magistrato Nicolò Marino, oggi chiamato a deporre come teste nell’ambito del processo sul cosiddetto Sistema Montante a 17 imputati, compreso il colonnello dei carabinieri Letterio Romeo. Il riferimento è alle foto che furono trovate durante una perquisizione in casa del boss di Serradifalco Vincenzo Arnone e che ritraevano quest’ultimo insieme all’ex leader di Confindustria Antonello Montante.

Foto che ritraevano insieme Antonello Montante e il boss di Serradifalco Vincenzo Arnone furono trovate nel corso di una perquisizione a casa di quest’ultimo. Scatti che sono stati mostrati dal pm Maurizio Bonaccorso a Marino, oggi Gip a Roma, durante la sua deposizione. Tra questi c’è anche il colonnello dei carabinieri Letterio Romeo. “Conobbi il colonnello, di cui mi riferirono le grandi capacità, al mio arrivo a Caltanissetta – ha detto Marino che è stato sostituto procuratore della Dda Nissena – e si instaurò subito un importante rapporto professionale e successivamente anche di amicizia. Il giorno che fu eseguita l’operazione ‘Doppio Colpo’, che portò tra gli altri all’arresto di Vincenzo Arnone, furono trovate delle fotografie durante delle perquisizioni a casa di quest’ultimo. Romeo mi telefonò e mi disse che c’erano delle foto che in un primo momento non si potevano acquisire agli atti del procedimento. Io dissi che andavano acquisite subito. Andarono una seconda volta e mi disse che erano state trovate delle foto di Vincenzo Arnone con Antonello Montante e una donna. A me le foto del matrimonio non interessavano, quelle ci potevano stare, mi interessavano quelle in cui i due erano insieme ad Assindustria. In quel periodo – ha aggiunto Marino – tutto ciò che riguardava Montante era tabù. Era diffusa tra i magistrati e le forze dell’ordine la voce che se ti mettevi contro Montante potevi avere conseguenze negative”.

Ancora il racconto di Marino, che svolse le funzioni di sostituto procuratore nella Dda di Caltanissetta tra il 2005 e il 2012.: “Ho conosciuto Antonello Montante da quando misi piede a Caltanissetta nel 2003. Veniva spesso in ufficio, in Procura. Anche perché rappresentava, secondo quanto aveva sempre riferito in pubblico, quella nuova visione di Confindustria finalizzata alla gestione virtuosa dell’imprenditoria. La sua vicinanza alla magistratura e alle forze dell’ordine era la regola e la sua era una presenza costante e riconosciuta nei vari incontri istituzionali”.

“Montante mi disse: ora smettila”

“Io non ho mai avuto stima di Antonello Montante. Avevo chiaramente percepito che questa funzione che aveva assunto di tutore della legalità era inaccettabile per la magistratura. La figura di Montante era assolutamente di contrarietà e mi stupivo di come certi colleghi potessero dargli spazio. Non faccio riferimento al dottore Sergio Lari che si era accorto di alcune di queste contraddizioni”. Lo ha dichiarato il magistrato Nicolò Marino, ex assessore della giunta regionale di Rosario Crocetta, e attualmente gip al tribunale di Roma, chiamato a deporre al processo sul cosiddetto “sistema Montante” che si celebra in ordinario. “Nel periodo in cui ero assessore ero convinto che la mia nomina fosse legata a un progetto di governo in cui credevo. Avevo stima del presidente Rosario Crocetta – racconta il magistrato – e avevo stima di Beppe Lumia. Quell’occasione la percepii come una strada. Capii che era venuto il tempo di andare via da Caltanissetta e accettare quell’incarico. I contrasti nacquero per la gestione della discarica di Siculiana. Un giorno quando ancora ero assessore ricevetti una chiamata da Lumia che mi diceva devi venire a Palermo perché Antonello Montante e Ivan Lo Bello ti vogliono parlare. Io non andai, vennero loro. Eravamo all’hotel Excelsior di Catania. Neanche il tempo di sedermi e Montante si alza e mi dice ‘la devi smettere di creare dossier sul mio conto. Altrimenti so io cosa fare’. A quel punto dissi che me ne andavo. Lo Bello stava zitto e Lumia cercava di placare gli animi. Montante sostanzialmente mi contestava la posizione pubblica contro Giuseppe Catanzaro che gestiva una delle più grosse discariche in Sicilia, quella di Siculiana. Catanzaro ci aveva chiesto il rilascio di un’autorizzazione per l’ampliamento della discarica ma per rilasciarla era necessario, così come previsto per legge, che venisse realizzato un impianto per il trattamento dei rifiuti”. (ANSA).

“Lumia era il governatore ombra”

“Linda Vancheri rappresentava Montante e basta non faceva dichiarazioni e non era in grado di prendere decisioni in Giunta. Beppe Lumia invece l’ho definito il governatore ombra perché era una presenza costante nella stanza del presidente Crocetta. Anche per conto suo faceva incontri con politici, con i sindacati. Era sempre presente”. Così ha descritto la sua ex collega della giunta regionale, guidata da Rosario Crocetta, e il senatore Lumia, il magistrato Nicolò Marino, chiamato oggi a deporre nell’ambito del processo sul Sitema Montante rispondendo alle domande del pm Maurizio Bonaccorso. Marino è stato assessore regionale. In aula si è parlato anche di video compromettenti. “Un video che riguardava me? Non ne so nulla, so che ne ha parlato Alfonso Cicero nelle sue dichiarazioni. Del video ‘hot’ di Crocetta invece lo appresi da fonti dell’Arma di Gela”. (ANSA).

“Dossier contro di me”

Quando il magistrato Nicolò Marino rassegnò le sue dimissioni da assessore regionale della giunta Crocetta “partì una vera e propria guerra da parte dei vertici regionali di Confindustria”. Lo ha detto l’ex pm della Dda Nissena, oggi Gip a Roma, deponendo come teste nel processo sul cosiddetto ‘sistema Montante’ davanti al Tribunale di Caltanissetta con 17 imputati. “So che il dottore Amedeo Bertone – ha aggiunto – ha trasmesso alla procura di Catania un intero incartamento di esposti che partivano da anonimi dove si dice di tutto di più su di me su quando ero magistrato a Caltanissetta. Tra le tante cose si diceva anche che mi era stata messa una casa a disposizione dall’ingegnere Pietro Di Vincenzo. Emergeva quasi che io ero il male assoluto. Non ho presentato denuncia perché sono persona offesa, vittima di questo ‘dossieraggio'”. Il processo è stato aggiornato al 21 settembre, e riprenderà con l’audizione, come teste, del giornalista Gianpiero Casagni. (ANSA).

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