Mafia, condanne a Brancaccio, c'è pure il pentito che fece marcia indietro

Processo alla mafia di Brancaccio| Quattordici condanne, 10 assolti

Sotto accusa anche il pentito che fece retromarcia

PALERMO – Le condanne sono pesantissime. A cominciare da quella che il Tribunale ha inflitto a Giovanni Lucchese (17 anni) che si è pentito di essersi pentito. Sotto processo c’erano i presunti affiliati al clan di Brancaccio che nel 2017 finirono in carcere.

“Tutti agli ordini di Tagliavia”

Le indagini della squadra mobile e del Gico della Finanza, coordinati dalla Dda di Palermo, piazzavano al vertice del mandamento Pietro Tagliavia che è stato condannato lo scorso febbraio con il rito abbreviato a 14 anni. Sotto accusa anche i presunti prestanome del clan, imputati di intestazione fittizia di beni.

I condannati e le pene

Giovanni Lucchese

Questi gli imputati condannati con il rito ordinario dal Tribunale presieduto da Roberto Murgia: Giuseppe Caserta 18 anni, Pietro Clemente 2 anni, Claudio D’Amore 17 anni, Cosimo Geloso 16 anni, Marcello La Cara un anno e otto mesi, Tiziana Li Causi un anno e sei mesi (pena sospesa, era difesa dall’avvocato Guido Galipò per l’imputata non ha retto l’accusa di associazione a delinquere aggravata dall’avere agevolato Cosa Nostra. La condanna è arrivata solo per una potesi di frode fiscale), Giovanni Lucchese 17 anni, Bruno Mazzara due anni e due mesi contestualmente scarcerato perché con la carcerazione preventiva ha già superato la pena che gli è stata inflitta), Vincenzo Passantino e Salvatore Scaffidi sei mesi ciascuno, Michele Rubino 8 mesi, Francesco Paolo Saladino 2 anni, Maurizio Stassi un anno e sei mesi, Francesco Tarantino un anno e sei mesi (difeso dall’avvocato Galipò, è stato condannato per associazione a delinquere finalizzata alle frodi fiscali, ma senza l’aggravante mafiosa esclusa dal Tribunale), Vincenzo Vella 20 anni in continuazione con precedenti condanne.

Gli assolti

Gli assolti sono Paola Carini (difesa dall’avvocato Antonio Turrisi), Isabel de Oliveira (avvocato Luca Bonanno), Giovanni Di Pasquale, Alfonso Domenico Imperiale, Antonio Ingo (difeso dagli avvocati Angelo Formuso e Anna Bonfiglio), Stefano Marino (avvocato Antonio Turrisi), Filippo Rotolo, Pietro Rovetto (avvocato Riccardo Bellotta). Assolte anche le imprese Sud pallets srl e Capital pallets srl di Antonio Ingo e Francesco Paolo Saladino.

Cognomi che contano

Secondo l’accusa, Tagliavia comandava un piccolo esercito mentre si trovava detenuto agli arresti domiciliari. Si tratta del figlio di Francesco Tagliavia, condannato all’ergastolo per le stragi di via d’Amelio a Palermo e via de’ Georgofili a Firenze. Ha avuto 14 anni, già scontati di un terzo così come previsto dal rito abbreviato. Ora anche il tribunale accoglie la ricostruzione dei pubblici ministeri Francesca Mazzocco e Andrea Fusco.

La marcia indietro del pentito

Giovanni Johnny Lucchese, cognato di Pietro Tagliavia, fece marcia indietro dopo avere riempito i primi verbali. Deve avere pesato la decisione dei familiari di non seguirlo nella sua scelta. A cominciare dalla moglie, Rosalinda Tagliavia, che aveva rifiutato la protezione dei poliziotti. Una dissociazione netta quella della donna, testimoniata dal diniego di consegnare i vestiti e gli orologi al cui marito teneva tanto. Anche Lucchese è un mafioso dal cognome illustre: è il figlio di Nino, che sconta un ergastolo ai domiciliari per motivi di salute, ma è anche nipote di Giuseppe Lucchese detto Lucchiseddu, uno dei killer fidati di Riina, condannato all’ergastolo per gli omicidi La Torre, Dalla Chiesa e Cassarà.

Risarcimenti per le parti civili addio Pizzo, Sicindustria, Federazione delle associazioni antiracket e antiusura italiane, Confesercenti, Solidaria, Sos impresa, Confcommercio.


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