Paladino, l'inchiesta e le ripercussioni Zuccaro: "Tribunale sta esaminando"

Paladino e le ripercussioni| L’analisi del procuratore

La fotografia scattata da Carmelo Zuccaro su Sigi e acquisto Calcio Catania.
INCHIESTA FAKE CREDITS
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CATANIA – Ha trascorso la sua prima notte in carcere Antonio Paladino, il commercialista che sarebbe – secondo la ricostruzione della Procura e dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziara della Guardia di Finanza – il dominus di un’operazione criminale capace di aggirare le norme tributarie.

Paladino e le società cartiere

Per la gip Giuseppina Montuori, che ha firmato le 240 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare, le indagini avrebbero portato a scoprire come “l’indagato abbia ideato, creato, organizzato e capeggiato un sodalizio alla commissione di indebita compensazione”. Tutto sarebbe avvenuto attraverso al Confimed Italia e “ricorrendo all’istituto giuridico dell’accollo del debito di imposta altrui, nonché – scrive ancora la gip – alla compensazione dei debiti tributari medianti acquisti di crediti Iva da società rivelatasi artatamente costituite al solo fini di esporre nelle dichiarazioni Iva presentate crediti Iva inesistenti, società pertanto – argomenta la giudice – definite cartiere”.

O come nel comunicato stampa diramato ieri dagli inquirenti “farlocche”. Mediante, dunque, le operazioni di “accollo e compravendita” molte imprese (associate o convenzionate Confimed) avrebbero elargito “in parola ingenti somme di denaro compensando i propri debito con i crediti di società terze, garantite da polizze fideiussorie rivelatesi inefficaci e attraverso fideiussore Csc Compagnia Svizzera Cauzioni di Lugano”. La Finanza ha accertato crediti tributari fittizi per un ammontare di 25 milioni di euro e una indebita compensazione di imposte di 9,5 milioni di euro.

Paladino e la Sigi

Il nome di Antonio Paladino, come quello di Giuseppina Licciardello e di Renato Balsamo, è il ponte di collegamento con La Sport investment group Italia Srl (Sigi), la società che fino a ieri mattina ha rappresentato la speranza per tanti tifosi rossoazzurri per il nuovo futuro del Calcio Catania.

Zuccaro: “Ripercussioni sulla trattativa”

La Sigi è totalmente estranea all’operazione ‘Fake credits’, ma è evidente che l’inchiesta potrebbe avere delle conseguenze in vista dell’asta competitiva per acquistare la società calcistica. È stato lo stesso procuratore Carmelo Zuccaro che ieri – sollecitato dai cronisti sull’argomento – ha detto che “la risposta è scontata”. “Vi era una trattativa per la rilevazione di questa società il cui gruppo proprietario attualmente versa in gravi difficoltà economiche e il Paladino era uno dei principali soggetti che portava avanti questa trattativa”, ha spiegato il procuratore al termine della conferenza stampa. E un ulteriore prova di come Paladino fosse una delle menti principali della trattativa rossoazzurra è anche l’indirizzo scelto per la sede della Sigi, che è lo stesso di Confimed Italia, società al centro dell’indagine della Guardia di Finanza.

“È ovvio che anche la sezione Fallimentare sta esaminando queste situazioni – aggiunge Zuccaro –  Riteniamo sempre che le istituzioni dello Stato debbano agire in perfetta sinergia. Abbiamo rappresentato alla sezione fallimentare questo problema e questa esigenza. E anche le esigenze cautelari che hanno portato all’emissione di questi provvedimenti in parte nascono anche da questa esigenza”.

E c’è una parte dell’ordinanza che sembra, in qualche modo rimarcare il ragionamento del procuratore. Il gip – nella parte relativa alla scelta della misura cautelare da applicare – ritiene che “il requisito dell’attualità sussiste in relazione alla riconosciuta esistenza di potenziali occasioni prossime favorevoli alla commissione di nuovi reati”. Chissà se la giudice non si riferisca proprio al coinvolgimento di Paladino nella costituzione della Sigi e nella possibilità di acquisto del Calcio Catania. 

Sigi, Pagliara: “Volontà di continuare”

Intanto ieri, nel primo pomeriggio, vi è stata una riunione straordinaria tra i soci della Sigi e anche gli uomini di sport che hanno ‘sposato’ il progetto di acquisizione della società rossozzurra. Tra questi Fabio Pagliara, che ai microfoni di Catanista ha rassicurato sul fatto che da parte dei soci “c’è la disponibilità a continuare a provarci nonostante quello che sia successo”. Il prossimo step è programmato per lunedì, quando ci sarà l’assemblea dei soci per rinnovare la governance. L’attuale cda per statuto infatti è decaduto. “I soci sono consapevoli che dovranno fare anche uno sforzo economico”.

I tempi sono risicatissimi. È necessario fare in fretta per poter essere pronti per l’asta competitiva. Non nasconde l’amarezza Pagliara: “Per noi è stata una doccia fredda, ma abbiamo massima fiducia nel lavoro della magistratura. È inutile negare che è stata una bruttissima cosa, sembra proprio che ci sia una continua corsa ad ostacoli”. Pagliara ha ascoltato le parole del Procuratore Zuccaro è ritiene che abbia ragione. “Non può non avere incidenze”, ammette.

Ma dall’altro rilancia, guardando in modo positivo: “Noi dobbiamo ringraziare la Procura, perché è stato meglio saperlo prima che dopo. Io penso che se ci mettiamo in sicurezza facendoci vedere al lavoro e dimostriamo la capacita di saper ripartire in modo trasparente e sereno faremo la cosa giusta. Io dico che il progetto va salvato”. Ma al di là della positività e volontà, Catania ha voglia di concretezza. Per quella, però, bisognerà aspettare lunedì. 

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