Prigioni, capolavori e misteri. I tesori nascosti del Castello

Prigioni, capolavori e misteri |I tesori nascosti del Castello

Dai sotterranei alle torri: un viaggio sospeso tra arte, storia e leggende.
IL REPORTAGE
di
3 min di lettura

CATANIA- Il Castello Ursino è uno scrigno di tesori, leggende e fantasmi. Sfiorando le mura del maniero si percepisce la tensione della storia. Qui hanno vissuto dame di corte e cavalieri ma anche prigionieri, che in quelle celle minuscole nel corso della loro detenzione hanno inciso sui muri scritte, ma anche poesie. Dai sotterranei alle torri: un viaggio sospeso tra arte, storia e cultura è quello al Castello Ursino. Che si conclude rimanendo ipnotizzati dallo sguardo di “Ofelia la pazza”, capolavoro di Michele Rapisardi.  GUARDA LE FOTO

Le prigioni

Il Castello non fu solo dimora di nobili castellani. Nel ‘500 divenne una prigione per dissidenti politici e criminali di un certo spessore. In due secoli poche decine di detenuti hanno lasciato vivi il maniero federiciano. Le loro storie, alcuni dei loro nomi, i pensieri e i disegni di velieri e croci celtiche sono lì a testimoniare la loro permanenza nel Castello.

La poesia incisa sulla pietra

Una poesia, incisa sulla pietra, fa pensare che alcuni detenuti avessero un grado di cultura molto elevato. Questa, a esempio, è un’ottava in riga alternata ben visibile sulle mura interne del castello.

“Questo luogo misero e infelice.
Luogo di crudeltà e vita amara.
Qua si contempla si parla e si dice.
Qua di tristezza si fa a gara.
Qua si fanno contenti i nemici.
Qua si trova chi non è stato protetto dalla fortuna.
In questo luogo si scoprono gli amici.
In questo luogo si apprende e si impara”.

Leggende e fantasmi

“Qua di storie ce ne sono tante – racconta uno degli operatori, ormai in pensione, che negli anni passati sono stati a guardia dei tesori conservati all’interno del maniero – non so se siano vere o meno, ma anche io mi sono ritrovato a inseguire un’ombra credendo fosse un visitatore disperso. Chissà forse solo uno scherzo della mente.” Non ci sono scritti e nemmeno documenti che possano confermare voci e racconti di questo tipo.

Il mistero di Ofelia

Rimanendo in tema di misteri, risaliamo verso al Pinacoteca. Nello spazio dedicato al pittore catanese Michele Rapisardi c’è però un quadro che attira l’attenzione di moltissimi appassionati e visitatori. E’ il volto di una ragazza e il titolo dell’opera è “Ofelia la pazza”. Lo sguardo della giovane donna raffigurata ti segue ovunque. “Alcune volte sembra arrabbiata e altre sembra sorridente – dice una guida turistica ufficiale parlando a un gruppo di appassionati – ed è lo stesso volto che ritroviamo in tantissimi quadri di Rapisardi”.

Il pittore catanese

Ofelia è la musa ispiratrice del pittore catanese? Il suo volto è quello nel dipinto de “I vespri siciliani” dello stesso autore. La storia di Ofelia è un mistero come quello del quadro. Quello in esposizione è un olio su carta incollata su cartone. Nel 1867 fu in mostra all’esposizione universale di Parigi ed è lì che nasce il mistero. Era il quadro o lo studio-bozzetto d’olio su carta incollata su cartone che oggi troviamo al Castello Ursino? Forse nessuno potrà rispondere a questo interrogativo. Lo sguardo di Ofelia ha una forza magnetica. Qualcuno ha visto il volto della giovane donna uscire dal dipinto e venire incontro a chi lo stava osservando.

Lo sguardo ipnotico

“Ofelia la pazza” sembrerebbe in contrapposizione al personaggio di Ofelia di shakespeariana memoria. Uno sguardo che emula in pieno quello della Gioconda. “Più la guardi e più sembra sia qui con te, ti segue, il suo sguardo ti segue” pronuncia un turista toscano che per la prima volta si trova davanti l’opera di Rapisardi.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI