Quel biglietto allo stadio|privilegio da archiviare - Live Sicilia

Quel biglietto allo stadio|privilegio da archiviare

La proposta del Movimento 5 Stelle.
SEMAFORO RUSSO
di
2 min di lettura

“Nessun biglietto per lo stadio ai politici’: è questa la proposta lanciata dal Movimento 5 Stelle in vista della discussione in aula della convenzione con il Palermo Calcio per la concessione dello stadio comunale ‘Renzo Barbera’. Così il M5S ha preparato un emendamento per eliminare dalla convenzione i sessanta biglietti omaggio a oggi previsti per la tribuna autorità destinati a sindaco, assessori e consiglieri comunali”. È un passaggio del comunicato stampa dei pentastellati. Lo stop a un privilegio. Ho sorriso leggendo la nota e sono tornato col pensiero agli inizi del mio mandato di segretario provinciale di Palermo e portavoce regionale di Italia dei Valori. Otto anni fa, un’era geologica in politica, lanciai una battaglia difficile ripresa dagli organi di stampa, quella di riuscire ad eliminare ogni forma di gratuito ingresso per onorevoli, sindaci, assessori, consiglieri comunali, alti burocrati, alti magistrati negli stadi, nei teatri, in ogni struttura pubblica, o comunque sovvenzionata con fondi pubblici, dello sport, della cultura e dello spettacolo. Ricordo pure, ahimè, il fallimento del mio tentativo pur disponendo di una schiacciante maggioranza a Sala delle Lapidi. Ci tornai più volte, fino al 2014, quando proprio Livesicilia ospitò un mio intervento nella qualità di responsabile delle politiche cittadine del PD (“Basta con i privilegi per chi ha incarichi pubblici”). Ovviamente non cambiò nulla. Nessuno a sostenere, prima in IdV e poi nel PD, partito che lasciai nel 2015, tale proposta di civiltà. Mi auguro che i grillini abbiano più fortuna.

Sarebbe stata una scelta di spessore quasi epocale, di cambio di mentalità prima che di natura politica o finanziaria. Ancora adesso io non so quanti biglietti e abbonamenti gratuiti sono riservati ai cosiddetti “vip” in strutture comunali e regionali sportive e culturali o in occasione di eventi e manifestazioni che ricevono contributi pubblici. So, però, che esiste un’abitudine mentale dura a morire magistralmente interpretata dal grande Alberto Sordi nel Marchese del Grillo (“Io so’ io e voi non siete un c…”). Un istinto irrefrenabile dei pezzi grossi, scrivevo nel lontano 2014, di voler dimostrare a se stessi, e soprattutto alla “massa” che deve pagarsi a caro prezzo pure l’aria che respira, di essere qualcuno. Anzi, più stai in alto, e bene stai economicamente, più ti ritieni in diritto di non passare dai botteghini, di snobbare i turni, di scavalcare, di non pagare. Una visione feudale del potere, delle cariche istituzionali rivestite. Sono un potente? Allora passo avanti e gratis. Chi fa politica, chiunque veste ruoli di particolare responsabilità ha invece l’obbligo morale, non la facoltà, di ripudiare scorciatoie e privilegi. Chi deputato, sindaco, assessore, consigliere, dirigente di partito, burocrate, magistrato vuole andare allo stadio, a cinema, a teatro, a un concerto, metta le mani in tasca e tiri fuori il denaro come fanno i comuni mortali che spesso non se lo possono permettere. Faccia la fila, educatamente, disciplinatamente. Rifugga da ogni trattamento di favore, non solo nei luoghi del diletto ma anche negli uffici, negli ospedali. Perché in una democrazia compiuta e matura ognuno, anche l’ultimo dei clochard, è qualcuno. 

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