++Verbali, intercettazioni e veleni+ Buscema, cosa c'è dietro l'archiviazione

Verbali, intercettazioni e veleni| Buscema, processo archiviato

Guerra nell'Ordine dei Medici Ecco com'è finita.

CATANIA – Il maxi processo nei confronti di Massimo Buscema, l’ex presidente dell’ordine dei medici, è stato archiviato dal Gip Simona Ragazzi, che ha accolto le richieste della Procura. Per anni è stato sulla graticola, al centro di interrogazioni parlamentari nelle quali veniva chiesto il suo commissariamento, vittima di denunce anonime, protagonista di dossier inviati alle redazioni giornalistiche. Un castello di accuse inconsistenti, che hanno portato alla formulazione dell’ipotesi di associazione per delinquere a carico suo e di altri due noti medici etnei: Lucio Di Mauro e Nino Rizzo. Tutto archiviato, grazie al lavoro della Procura di Catania, che ha rimesso in fila mesi e mesi di indagini.

Il processo

Il processo, nasce dalle denunce contro l’ex presidente dell’ordine dei Medici Massimo Buscema. Denunce, ha analizzato la magistratura, quasi costruite sul nulla. Alcuni medici lamentavano di avere “subìto procedimenti disciplinari pretestuosi e strumentali a colpire la loro attività professionale, asseritamente non gradita a personaggi di spicco dello stesso Ordine”.

Il processo immortala uno degli ultimi momenti in cui Lucio Di Mauro e Antonio Rizzo sono insieme, sullo stesso fronte, con Buscema, che all’improvviso resterà all’angolo e si dimetterà.

Gli interrogatori

Per primo viene sentito il medico Giuseppe Ragazzi, è il 2017, con i magistrati parla di un articolo del QdS in cui un dottore, Riccardo Spampinato, segretario regionale del comitato italiano dei medici ospedalieri, parla di un medico legale, “il più nominato dalla Procura di Catania”, che non sarebbe in regola con i corsi di aggiornamento. L’allusione sarebbe stata rivolta a Ragazzi. Nel racconto, Ragazzi ricorda di essere stato convocato da Buscema, per la violazione del codice di deontologia medica. A suo dire, nella commissione disciplinare sarebbero stati presenti Antonio Biondi e Sebastiano Raneri, contro i quali Ragazzi avrebbe formulato pareri negativi in un procedimento da consulente della Procura. A questo, Ragazzi aggiungeva che Lucio Di Mauro era stato “più volte consulente – ricostruisce il Gip – di parte per gli indagati nei procedimenti in cui Ragazzi era consulente del pubblico ministero”.

Fuoco incrociato

La guerra in tribunale procedeva nei processi, ai medici, per la valutazione di lesioni gravissime causate da colpa professionale. Una partita complessa dove si giocavano equilibri difficili, già dilaniati dalla guerra nell’Ordine. Un imputato assolto, nonostante il parere di Ragazzi, lo denuncia dopo aver assunto come consulente di parte Lucio Di Mauro. Parliamo, guerra tra medici a parte, dei migliori professionisti in circolazione. Durante quel processo accade un colpo di scena, la Corte d’Appello annulla l’assoluzione e scattano le denunce per falso.

La morte di Campione

Nel decreto del Gip è contenuto anche un altro episodio, il procedimento sulle cause del decesso dell’avvocato Santo Campione, imprenditore della Sigenco, alleata di ferro del consorzio Tecnis, i più grandi mattatori di appalti pubblici nel Sud Italia. Campione viene ricoverato dopo un incidente in campagna. Di Mauro è consulente della moglie e deposita in Procura controdeduzioni “offensive” nei confronti di Ragazzi, inducendo – sempre secondo il racconto del medico – il Pm ad avvalersi di altri due professionisti. Scatta una nuova segnalazione disciplinare.

Ragazzi sostiene che altre segnalazioni “pretestuose” sarebbero state fatte nei confronti della dottoressa Antonella Milana, di Isabella Bartoli, responsabile del 118 e moglie del sindacalista di ferro Domenico Grimaldi.

Miscela esplosiva

Le denunce a catena non si contano. Ragazzi sostiene che Grimaldi aveva tentato di frenare le iperprescrizioni di farmaci contro l’osteoporosi attraverso l’Asp (vicenda catanesissima che portò all’iscrizione sul registro degli indagati di decine e decine di medici), “urtando – si legge nel riassunto dei verbali del medico– gli interessi di Antonino Rizzo e Buscema”, accusato, quest’ultimo, di essere “fautore, per tornaconto elettorale, degli interessi degli iscritti coinvolti nello scandalo”. Accuse anche queste, prive di fondamento.

La matassa si ingarbuglia. La Bartoli, compagna di Grimaldi, viene sottoposta a procedimento disciplinare, la Milana, dopo essere stata Ctu, riceve un procedimento disciplinare e anni prima sarebbe stata “insultata” da Di Mauro.

Un verminaio

L’ordine dei medici diventa una tana di serpi, la partita, all’improvviso, si gioca tutta sulla testa di Buscema. Una dottoressa, Patrizia Moschetti, sostiene di aver “subito una grave intimidazione da Lucio Di Mauro”, per aver promosso un convegno all’hotel Nettuno, nei confronti del quale l’Ordine dei medici avrebbe tolto il patrocinio. Di Mauro viene anche accusato di aver detto, alla Moschetti, questa frase: “Ti distruggo come ho distrutto Ragazzi e Milana, perché ricordati che io resterò all’Ordine per altri 20 anni e nella vita professionale un errore capita sempre”.

Stesso discorso per Antonella Milana, che denuncia di essere stata minacciata, sempre da Di Mauro, durante “un procedimento civile in cui era incaricata come CTU e, consulente di parte dell’azienda ospedaliera convenuta era Lucio Di Mauro”. Ma questo procedimento viene archiviato e Di Mauro la denuncia per calunnia: insieme finiscono all’Ordine dei medici di Roma per una bonaria composizione.

La parentela

La Milana racconta anche di una causa in cui era stata CTU ed era stata denunciata all’Ordine dei medici dal professore Raso, nei cui confronti aveva emesso un parere sfavorevole.

Durante le audizioni, secondo la sua ricostruzione, sarebbero stati presenti Di Mauro e Buscema, che è primario dell’ospedale Cannizzaro e – sottolinea ancora la dottoressa – alle sue dipendenze lavora il medico Chiavetta, moglie di Raso. Ma nessun profilo di illiceità è stato accertato a carico di Buscema.

La matassa

Al fuoco incrociato delle denunce, si aggiungono anche quelle di Salvatore Sciacchitano, che ricostruisce l’iter procedurale di indizione delle elezioni ordinistiche, durante le quali non sarebbero mancate “forzature”, che avrebbero impedito la presentazione di liste contrapposte a quella di Buscema.

L’accusa

Ne viene fuori un procedimento penale con l’accusa di “associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione e in particolare di reati di abuso d’ufficio commessi attraverso lo strumento disciplinare”. Scattano le intercettazioni. La Procura porta avanti un’indagine poderosa, durante la quale nulla viene tralasciato. Emerge che i tre indagati avevano stretti collegamenti che sfociavano in una “omogenea visione delle strategie relative alla gestione dell’Ordine dei Medici”, che anche durante le telefonate commentavano lasciando trasparire “un atteggiamento di non totale distacco rispetto ai procedimenti disciplinari”.

Niente “associazione”

Ma l’esistenza di un “gruppo coeso” dentro l’Ordine dei Medici “appariva più evidente – ricostruiscono gli inquirenti – quando Lucio Di Mauro entrava in collisione con Massimo Buscema per motivi connessi a divergenze politiche e decisioni prese dallo stesso Buscema”.

Una guerra nella guerra: lo scontro si infiamma quando, al posto di Di Mauro all’Enpam, viene nominato Cristoforo Pomara.

Dalle intercettazioni, però, viene meno l’esistenza di un “reato associativo, così come non si sono delineati gli elementi costitutivi delle fattispecie di abuso d’ufficio e omissione di atti d’ufficio in modo sostenibile in giudizio”.

L’archiviazione

Tutti i casi sono stati esaminati, le denunce di Milana, di Ragazzi, di Sciacchitano e Grimaldi.

Il processo non è stato semplice. Grimaldi e Sciacchitano si sono opposti alla richiesta di archiviazione, a carico di Buscema, Di Mauro e Rizzo, formulata dalla Procura di Catania.

“Su queste opposizioni – sottolinea l’avvocato di Buscema, Giovanni Grasso – si è pronunciato il Gip Simona Ragazzi che, a seguito dell’apposita udienza camerale, ha accolto l’impostazione difensiva di Buscema e della Procura di Catania, rigettando le suddette opposizioni e disponendo l’archiviazione delle notizie di reato iscritte a carico di Buscema e dei dottori Rizzo e Di Mauro”.

L’avvocato e professore Giovanni Grasso “esprime particolare soddisfazione per l’esito del procedimento a carico di Massimo Buscema – commenta il legale – dal momento che lo stesso ha consentito di dimostrare, da un lato, la correttezza del suo operato in qualità di presidente dell’Ordine dei Medici e, dall’altro, l’infondatezza e la pretestuosità delle denunce presentate nei suoi confronti e delle opposizioni alla richiesta di archiviazione, le quali hanno ingiustamente danneggiato l’immagine del proprio assistito”.

Il Gip Simona Ragazzi ha quindi archiviato, condividendo le posizioni della Procura, per infondatezza della notizia di reato. Finisce la guerra giudiziaria nei confronti di Buscema.

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