Alluvioni, cimiteri, dimissioni: Orlando, segnali di fine impero - Live Sicilia

Alluvioni, cimiteri, dimissioni|Orlando, segnali di fine impero

Gli ultimi fatti di cronaca raccontano una città in declino. Con conseguenze in alto.
MANCANO DUE ANNI, MA...
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Mancano circa due anni al termine della sindacatura di Leoluca Orlando. Eppure, i segnali di fine dell’impero anticipano la scadenza naturale. E sono tante le spie che si stanno accendendo all’incipit del biennio che rimane. Il ‘SinnacOllanno’ continuerà a narrare la sua ammaliante retorica, in cima alla poltrona più alta di Palazzo delle Aquile, ma canterà il suo poema sul corpo di una città che sembra non riuscire più a governare, con i suoi immensi e antichi problemi.

Per la prima volta il cittadino palermitano avverte davvero, a ragione a torto, che l’uomo al timone è stato sopraffatto dalla tempesta reale e metaforica. Luca che sfolgorava, che decideva il bello o il cattivo tempo, che odiavi o amavi, ritenendolo comunque un monumento, somiglia a un amministratore normale, in balìa degli eventi e di una squadra che, pezzo dopo pezzo, si va sgretolando.

Trattandosi di Orlando, la dimensione del racconto non può mai limitarsi alla cronaca, intrecciandosi con la suggestione. Ed è questo forse che il ‘Professore’ teme di più: la normalità, appunto, che irrompe con il suo carico fastidioso di circostanze a sfregiare una mitologia, forse autoprodotta, ma condivisa da più schiere di aficionados.

Cosa diceva l’oroscopo?

Essendo nato il primo agosto, Leoluca, Luca, Leoluchino, il Professore, il ‘SinnacOllanno‘ (sono alcuni dei suoi appellativi che ricorrono) è del segno del Leone. Sarebbe interessante, per gioco e per curiosità, sapere cosa prevedeva l’oroscopo. Gli ultimi giorni sono stati infernali. Lo scandalo delle bare ammonticchiate al cimitero dei ‘Rotoli’. La giunta che assiste a due commiati eccellenti. L’insoddisfazione complessiva degli amministrati. E l’alluvione che ha allagato la città. Tanto per limitarsi allo stretto indispensabile.

Sua maestà il ‘ciaffico’

Ma – e siamo già nel cuore del resoconto di una decadenza percepita – non c’è nemmeno bisogno delle piaghe bibliche. Palermo ha una serie sterminata di guai di antichissimo conio che, ripetendosi fatalmente, finiscono col sembrare nuovi. Taccuino di un’esperienza personale e verosimilmente condivisa. Venerdì 17 luglio. Centro intasato. Non ci si muove di un mezzo metro. In giro non c’è l’anima di un vigile. Nelle macchine vicine, voci ringhianti e facce paonazze di automobilisti che maledicono. Una situazione consueta.
La viabilità è una delle croci dell’Orlandismo, tra annunci roboanti e progetti soprattutto futuribili. Il presente, invece, è composto di estenuanti incollonnamenti nel ‘ciaffico’, secondo l’inscalfibile profezia dello ‘zio’ di Johnny Stecchino.

Lo scandalo dei Rotoli

Se la civiltà di un popolo si misura dalla dignità del culto dei morti, Palermo è la capitale dell’inciviltà. Ecco un’altra piaga: le bare accatastate al cimitero dei Rotoli, in attesa di sepoltura. Uno spettacolo indecente che ha ferito il cuore di tutti. C’è un taumaturgico cronoprogramma per riportare la situazione a un livello medio di decenza. Nel frattempo, l’assessore ai Cimiteri si è dimesso. Il primo cittadino, che ha assunto la delega, assicura che l’emergenza sarà risolta a breve.

L’alluvione di tutte le alluvioni

L’alluvione di tutte le alluvioni ha bombardato Palermo il 15 luglio, giorno del Festino che non c’è stato per le necessarie precauzioni anti-covid. Si sono vissute ore di terrore. Una fatalità? Responsabilità di qualcuno? E se sì di chi? Il Comune si è difeso con l’assenza di un allerta meteo, lo stesso sindaco, in una successiva conferenza stampa, ha mostrato carte, documenti, diagrammi, allontanando da sé la massa delle critiche.
Nessuno può puntare il dito alla cieca in presenza di eventi talmente drammatici. I palermitani, però, hanno buona memoria. E ricordano perfettamente che, quando piove un po’ più forte, certe zone – viale Regione, Mondello, per citare un paio di casi, immancabilmente si allagano.

Gli assessori che lasciano

Come se non bastasse, la giunta Orlando ha dovuto fare i conti con due assessori che se ne sono andati più o meno sbattendo la porta. Per ultimo ha lasciato Roberto D’Agostino, già titolare di Bilancio, Patrimonio e Servizi cimiteriali, che ha spiegato così la sua scelta. Subito prima era stato l’assessore alle Culture, Adham Darawsha, a salutare la comitiva, in un clima teso di sussurri e social.

Sempre colpa sua, mai colpa sua

Siccome stiamo scrivendo di Leoluca Orlando, in ogni occasione di battaglia scendono a favore o contro schiere di simpatizzanti e di (in crescita) antipatizzanti. Gli ultimi sostengono che per ogni disgrazia sia sempre colpa sua, i primi che non lo è mai. In tutte le questioni controverse, il sindaco ha presentato documentate arringhe difensive d’ufficio, anche per gli ultimi disagi in calce. Non sarà sempre colpa sua, insomma. Ma è possibile, a torto o a ragione, che non sia mai colpa sua?

‘Triste, solitario y final’

E’ il titolo di un romanzo di Osvaldo Soriano che squaderna, in forma di mito, la fine di una fantasmagorica epopea. Forse è un po’ troppo per descrivere i lampi di quello che appare come il tramonto di un impero e sarebbe anche umanamente impietoso e storicamente eccessivo. Però, è una suggestione che ha un suo peso nella luce calante dell’Orlandismo, con la sua malinconia di sottofondo che chiama in causa tutti o quasi.
Perché poi – la storia ce lo insegna – quando tramonta un impero, di solito, arrivano i barbari.


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