Mafia, Dia: "A Catania attenti| al 'welfare' di Cosa nostra" - Live Sicilia

Mafia, Dia: “A Catania attenti| al ‘welfare’ di Cosa nostra”

La fotografia (cruda) della Direzione Investigativa Antimafia sui rischi di infiltrazioni mafiose connessi alla ripresa post-lockdown.

CATANIA – Non basta più l’analisi. Serve agire. E farlo in tempo. La ripresa post lockdown è un’occasione ghiotta per le mafie. Lo mette nero su bianco anche la Direzione Investigativa Antimafia nella sua tradizionale relazione semestrale dedicando un capitolo ‘speciale’ al coronavirus. “Le mafie” hanno una “marcata propensione” a “intellegere tempestivamente ogni variazione dell’ordine economico e di trarne il massimo beneficio”. E per la Dia “sarà così anche per l’emergenza Covid-19”.

Lo shock del virus

“Lo shock del coronavirus – fotografa la Dia – è andato ad impattare su un sistema economico nazionale già in difficoltà”. Uno scenario che “ha finito per accrescere, specie nelle regioni del sud Italia, e nelle periferie depresse delle grandi aree metropolitane, le sacche di povertà e di disagio sociale già esistenti”. Catania è una realtà che ben calza in questa descrizione. Ma lo aveva già detto a LiveSicilia, in una lunga e puntuale intervista, il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro. 

La Questione meridionale

La Dia è lapidaria sull’annosa, e storica, “Questione meridionale” che non solo non è mai stata “risolta, ma per decenni nemmeno seriamente affrontata”. E in questo contesto le “organizzazioni criminali” potrebbero “da un lato esacerbare gli animi, dall’altro porsi come welfare alternativo”, diventando “un punto di riferimento sociale”. Le mafie – avverte la Dia – hanno “prospettive di espansione e arricchimento paragonabili ai ritmi di crescita che può offrire solo un contesto post-bellico”.

Rischio inquinamento elezioni

Il consenso sociale conquistato “attraverso forme di assistenzialismo” potrebbe essere poi per le mafie un patrimonio “da capitalizzare nelle future competizioni elettorali”. “Un supporto – spiega la Dia – che passerà anche attraverso l’elargizione di prestiti di denaro” alle piccole e medie imprese “facendole diventare strumento per riciclare e reimpiegare capitali illeciti”. E c’è uno scenario ancora più inquietante che riguarda le grandi realtà economiche che potrebbero “essere indotte a sfruttare la generale situazione di difficoltà, per estromettere altri antagonisti al momento meno competitivi, facendo leva proprio sui capitali mafiosi”. 

L’infezione mafiosa

“All’infezione sanitaria del virus” secondo la Dia si “affiancherà l’infezione finanziaria mafiosa”. E questo “impone – si legge – che la classe dirigente pubblica mantenga sempre alta l’attenzione”. Un’attenzione che non deve scemare: “nella “fase 3”, con il progressivo decadimento dell’attenzione, quando i riflettori si abbasseranno, le mafie sicuramente tenderanno a riprendere spazio, insinuandosi nelle maglie della burocrazia”. E qui hanno un ruolo cruciale le prefetture: cani da guardia per eccellenza. 

Lo scenario Cosa nostra

La Direzione Investigativa Antimafia, attraverso la conoscenza dei fenomeni criminali e le attitudini specifiche di ogni organizzazione criminale, ha svolto un’analisi “territoriale” dei possibili scenari. Per la Dia “la mafia siciliana potrebbe sfruttare la crisi epidemica – che finora ha avuto l’effetto di attivare iniziali forme di malcontento e disagio sociale, che si sono manifestati, in alcuni casi, anche con azioni di una certa violenza – anzitutto per confermare il suo radicamento sociale, anche fomentando un clima di insofferenza e fornire alla popolazione adeguate forme di welfare”. E quindi “sussidi o prestiti alle famiglie più indigenti” poi da riscuotere “in occasione delle future tornate elettorali”.

Poi c’è un secondo livello “più elevato” in cui Cosa nostra potrebbe infiltrarsi in diversi settori dell’economia. Le “imprese che potrebbero trovarsi costrette, nel caso in cui lo Stato non dovesse intervenire con prestiti garantiti, a rivolgersi a cosa nostra. Ciò potrebbe, da un lato portare al tracollo delle imprese sottoposte a prestiti usurari, dall’altro allo spossessamento vero e proprio della società.

Un’operazione, quest’ultima, che vedrà – avverte la Dia –  il coinvolgimento anche di “colletti bianchi” collusi con la mafia e che potrebbe essere rivolta innanzitutto ai settori turistici, alberghieri e della ristorazione, da sempre ottimi canali per il riciclaggio di denaro” “A seguito dell’emergenza coronavirus” inoltre gli artigli di Cosa nostra “potrebbe estendersi, andando ad “occupare” anche i settori connessi alla sanità”.

 “Un rischio – scrive la Dia – che percorre trasversalmente l’intera regione, tenuto conto dell’influenza che sia cosa nostra palermitana che quella etnea sono in grado di esercitare sugli Enti locali, tanto da determinarne spesso lo scioglimento”.


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