Palermo, negativi 25 tamponi al Civico dopo la positività di una somala

Civico, 25 tamponi negativi|”Errori? Non c’è alcun allarme”

La ragazza somala giunta da Lampedusa è rimasta due giorni in reparto. Accertamenti dell'assessorato

PALERMO – Sono tutti negativi i tamponi eseguiti sui 25 sanitari dell’ospedale Civico di Palermo venuti a contatto con la somala contagiata dal coronavirus.

A dirlo è il direttore generale dell’azienda sanitaria palermitana Roberto Colletti. I tamponi saranno eseguiti di nuovo nei prossimi giorni come prevede il protocollo poiché non si può escludere un periodo di incubazione del virus.

Gli operatori sanitari restano regolarmente in servizio, aggiunge Colletti da cui arrivano parole che hanno l’obiettivo di tranquillizzare l’ambiente. Il manager garantisce che sono stati rispettati i diktat del protocollo sanitario. Parole che dovrebbero superare l’accusa del sindacato Cimo che ha parlato di “catena di errori” nella gestione della paziente.

Di sicuro la ragazza somala di 22 anni per due giorni e mezzo è rimasta nel reparto di ostetricia e ginecologia prima che emergesse, grazie a un tampone, la sua positività al coronavirus e venisse trasferita nella struttura specializzata dell’ospedale Cervello. Normale, secondo Colletti, è che la donna al nono mese di gravidanza abbia saltato il pre triage per essere ricoverata direttamente in reparto. Il Cimo sostiene il contrario. E anche l’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza vuole vederci chiaro e ha chiesto una relazione alla direzione del Civico. Potrebbe essere stato violato il protocollo anti-Covid.

La donna, giunta su un barcone assieme ad altre 89 persone mercoledì scorso a Lampedusa, è stata sottoposta sull’isola a un test rapido che ha dato esito negativo. Quindi un elicottero del 118 l’ha trasportata a Palermo. Il test rapido e l’intervento del 118, oltre alla assenza di ogni spia di possibile contagio, secondo Colletti, fornivano il quadro rassicurante e necessario per procedere ad un ricovero ordinario: “Non c’era alcun elemento per dire che la paziente avesse il Covid”.

Solo che il tampone, eseguito 24 ore dopo il ricovero, sabato mattina, ha fatto scoprire che la giovane puerpera era positiva. Da qui l’esigenza prima di metterla in isolamento e poi di trasportarla all’ospedale Cervello.

Qual è la procedura? Non era opportuno, visto l’esito finale, eseguire subito il tampone? Ci si può continuare a fidare del test rapidi? Finora il sistema, così come è stato congegnato, ha funzionato, dice Colletti, “non abbiamo avuto casi da cui emerge il contrario”.

E ciò vale sia per i migranti che per gli italiani. E non sarebbe neppure possibile idearlo in maniera diversa il sistema perché i tempi di attesa degli esiti dei tamponi risulterebbero incompatibili con le esigenze dei ricoveri urgenti.

La vicenda della somala ha creato tensioni e paure in reparto, anche e soprattutto fra i pazienti e i parenti che hanno chiesto e chiedono rassicurazioni. “Invieremo la relazione all’assessorato, ma non c’è motivo per essere allarmati”, conclude Colletti. I primi tamponi danno ragione al manager.

Non resta che sperare che anche i successivi confermino che la puerpera somala, rimasta per due giorni e mezzo in reparto e assistita come una qualsiasi altra paziente, non abbia contagiato altre persone.


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