Regionali, altolà da Roma "In ufficio solo il 50%"

Regionali, altolà da Roma| “In ufficio solo il 50%”

Il dipartimento Funzione pubblica stoppa i piani di Musumeci sul rientro dallo smart working: "Siamo ancora in emergenza Covid"
LO SCONTRO
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PALERMO – Nella guerra che si è aperta da settimane tra la Regione Siciliana e i suoi dipendenti sullo smart working arriva un punto in favore di questi ultimi: dopo la direttiva con cui il governatore Nello Musumeci ha esortato i suoi assessori e i dirigenti regionali ad accelerare sul rientro in ufficio di tutti i lavoratori, Palazzo d’Orleans subisce l’altolà da parte del dipartimento Funzione pubblica della presidenza del Consiglio dei ministri.

Roma ha scritto alla Regione per richiamarla al rispetto di una norma ben precisa contenuta nella legge di conversione del decreto Rilancio e che affronta il delicato tema della “operatività” degli uffici pubblici in tempi di Covid-19: le Amministrazioni sono tenute ad “organizzare il lavoro dei propri dipendenti e l’erogazione dei servizi attraverso la flessibilità dell’orario di lavoro – si legge nella nota inviata dall’Ispettorato per la Funzione pubblica del dipartimento -, rivedendone l’articolazione giornaliera e settimanale e applicando il lavoro agile al 50% del personale impiegato nelle attività che possono essere svolte in tale modalità”.

Il richiamo romano è figlio di un esposto del sindacato Siad-Cisal che era finito sul tavolo del dipartimento Funzione pubblica. In quel documento il sindacato ha messo nero su bianco la sua risposta al pressing del governo regionale per il rientro in ufficio. Il dipartimento, che cita l’esposto del Siad-Cisal, mette in guardia: “Secondo quanto segnalato” sembrerebbe che la Regione Siciliana “non abbia applicato, ‘soprattutto negli uffici decentrati e periferici le norme anti contagio introdotte dal governo centrale e concordate con i sindacati'” e che “‘non ha fornito – si legge – tutti i necessari strumenti di sanificazione, nonché i dispositivi sanitari, volti al contenimento dell’epidemia’”.

Richiami messi in fila per una Regione che invece ha “sollecitato gli assessori regionali – ricorda la lettera – a disporre il ‘progressivo rientro del personale negli uffici fino al totale dell’organico’”. Davanti a quel diktat, però, Roma evidenzia l’errore sottolineando che lo smart working va applicato al 50% del personale impiegato nelle attività che possono essere svolte con questa modalità. Il dipartimento Funzione pubblica, quindi, ricorda a Palazzo d’Orleans che l’Italia è ancora in stato di emergenza per il coronavirus e lo sarà almeno fino al 15 ottobre, come deciso dal Consiglio dei ministri.

Roma chiede infine a Palermo di riferire sulle azioni che verranno adottate per garantire il lavoro da casa. La guerra tra la Regione e i suoi dipendenti, quindi, sembra destinata a continuare. Uno scontro iniziato con lo sfogo di Musumeci contro i Regionali (“l’80% di loro si gratta la pancia dalla mattina alla sera”) e continuato con lo stop alle ferie di agosto deciso dal dirigente del dipartimento Energia Tuccio D’Urso con l’obiettivo di smaltire il lavoro arretrato. Una mossa accolta positivamente anche dagli industriali siciliani che però, attraverso una intervista del loro vicepresidente vicario Alessandro Albanese a Livesicilia, hanno chiesto al governo regionale di mettere mano a una riforma della macchina amministrativa “a partire proprio dai dirigenti”. Per il governo ha risposto l’assessore alla Funzione pubblica Bernardette Grasso: “Le riforme sono state avviate ma scontiamo vent’anni di ritardi”.


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