Palermo, aria di crisi al Comune Guerra tra sinistra e renziani

Palermo, aria di crisi al Comune| Guerra tra sinistra e renziani

La maggioranza va in frantumi sulla Ztl

PALERMO – Una crisi in piena regola, a qualche giorno dal Ferragosto, rischia di mandare in frantumi quel che resta della maggioranza di Leoluca Orlando, a cui ora tocca il compito (per niente facile) di rimettere insieme i cocci a Palazzo delle Aquile. Il voto di ieri in consiglio comunale ha infatti fotografato lo stato di salute della coalizione che sostiene il sindaco e che, a due anni dal voto, sembra procedere in ordine sparso.

Dall’entourage del Professore si prova a sminuire, a derubricare a “incidente di percorso” quanto successo a Sala delle Lapidi, ma le dichiarazioni dei partiti sembrano il preludio di un terremoto che si prepara a minare le fondamenta dell’amministrazione comunale di Palermo. Da un lato Sinistra Comune, che ha provato a fare quadrato attorno al suo leader, l’assessore alla Mobilità Giusto Catania, e dall’altro Italia Viva nella sua composizione più larga (faraoniani e Tamajo boys) che a qualche minuto dall’inizio della seduta ha fatto partire un comunicato di fuoco contro Catania e la Zona a traffico limitato. Un malessere, quello dei renziani, che si è aggiunto a quello del Partito Democratico e dell’esponente di Azione, con il gruppo degli orlandiani di Avanti Insieme che si è a sua volta diviso. Insomma, un tutto contro tutti che ha consentito alle minoranze di far approvare un ordine del giorno per chiedere lo slittamento di Ztl e strisce blu al prossimo ottobre o almeno sino alla fine dell’emergenza sanitaria.

Non è un mistero, però, che la Ztl sia stato solo il pretesto per una resa dei conti che si preparava da tempo: la Zona a traffico limitato è già ripartita da due giorni e il provvedimento era stato ampiamente annunciato e persino discusso in giunta, organo cui compete formalmente la decisione. Le opposizioni, Fabrizio Ferrandelli in primis, hanno presentato un ordine del giorno la cui efficacia, però, è pressoché pari a zero: si dice che il sindaco sia deciso a proseguire dritto per la sua strada, senza cambiare di una virgola il provvedimento. Il tema adesso però è politico e riguarda le grandi manovre in corso per il dopo-Orlando.

Il sindaco non potrà più ricandidarsi e pare difficile che la coalizione del 2017 (dalla Sinistra a Ncd) possa ripresentarsi compatta, tanto che Davide Faraone in un’intervista a Livesicilia ha aperto la porta a un grande centro proprio a partire dalle Comunali di Palermo del 2022, mentre Sinistra Comune non sembra intenzionata a ripresentarsi insieme ai moderati. Italia Viva è peraltro in sofferenza perché la delega al Bilancio, lasciata dal dimissionario Roberto D’Agostino, è da giorni nelle mani del Professore che non sarebbe intenzionato a privarsene in tempi brevi lasciando gli uomini di Faraone senza un rappresentante in giunta. Un mix di tensioni e scontri che ha trovato nella Ztl il suo terreno più fertile: il provvedimento che riattiva i controlli ai varchi è una delle bandiere di Giusto Catania, ma è anche il tema che accomuna tutti i suoi oppositori.

I renziani ieri, poco prima dell’inizio della seduta di consiglio, hanno fatto partire una bordata proprio all’indirizzo di Catania lamentando scarsa collegialità nelle scelte e la contromossa non si è fatta attendere, con Barbera Evola che ha picchiato duro. Un crescendo rossiniano che ha portato entrambi i partiti a lasciare l’Aula virtuale, lasciando così le minoranze a votare l’ordine del giorno grazie anche al soccorso del calendiano Giulio Cusumano e alla presenza dell’orlandiano Massimo Giaconia, che pur essendosi astenuto ha consentito con la sua presenza di poter votare. Apriti cielo.

“La misura è colma – ha tuonato la Evola – La posizione presa da Italia Viva e l’intervento in Aula sanciscono una frattura difficilmente sanabile all’interno della maggioranza. L’atto che ha reintrodotto la Ztl è la scelta unanime di una giunta: bisogna trarre le conseguenze politiche del fatto che una forza non riconosce il ruolo del suo assessore”, con un chiaro riferimento a Leopoldo Piampiano, indicato da Tamajo. “Non esiste più la maggioranza in consiglio comunale, Piampiano deve dimettersi”, ha fatto eco il segretario di Rifondazione Vincenzo Fumetta.

Il pericolo è che adesso il comune di Palermo si trasformi in un Vietnam: Italia Viva esprime infatti un assessore e attende di indicare il secondo, oltre a guidare le partecipate Rap e Amat, tutti bersagli facili per una Sinistra che si prepara a dar fuoco alle polveri al Comune come nelle circoscrizioni. Ma del resto anche i renziani sono agguerriti, pronti a non lasciare troppo spazio a Catania in vista del voto. Una guerra di nervi in cui il sindaco Orlando si trova sempre più in mezzo, visto che adesso toccherà a lui l’ingrato compito di serrare le fila e ricompattare quel che resta della maggioranza. La partita però è tutta da giocare con i partiti decisi a smarcarsi dagli attuali schemi e a riposizionarsi in vista delle Comunali che saranno solo un antipasto delle Regionali e forse anche delle Politiche, quando i renziani dovranno decidere da che parte stare e la sinistra dovrà sciogliere la riserva su un possibile blocco con Pd e M5s.

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