Le grane del Professore|Ma come sarà il dopo Orlando? - Live Sicilia

Le grane del Professore|Ma come sarà il dopo Orlando?

Iniziate le manovre in vista delle Comunali del 2022 quando il sindaco di Palermo non potrà ricandidarsi

Non c’è dubbio che Leoluca Orlando stia attraversando uno dei momenti più difficili dell’attuale consiliatura, iniziata nel giugno 2017, e della precedente. Il sindaco di Palermo si ritrova stretto in piena pandemia da Covid-19 tra problemi della città ancora irrisolti nella loro complessità e quelli più prettamente politici legati alla traballante maggioranza che dovrebbe sostenerlo. Problemi, alcuni, parzialmente dipendenti dalla sua amministrazione perché su determinate questioni (per esempio rifiuti, interventi per la sicurezza idrogeologica del territorio, trasferimenti di risorse finanziarie, infrastrutture) insistono responsabilità o corresponsabilità di altri livelli istituzionali.

Tra meno di due anni si andrà a votare e stavolta il Professore non potrà ricandidarsi. È di totale evidenza il clima di campagna elettorale ormai palpabile nelle scelte e nelle dichiarazioni di esponenti e segretari di partito, di assessori e consiglieri comunali. Iniziano manovre e riposizionamenti. La sensazione intanto, se non interverranno indicazioni nette di Orlando, è del liberi tutti. Le ultime “risse” tra maggioranza e opposizioni, e in seno alla stessa maggioranza, si sono accese a causa dei provvedimenti voluti dalla giunta comunale all’unanimità circa la riproposizione, dopo lo stop imposto dal fermo delle attività produttive causato dal coronavirus, della Ztl e delle strisce blu. Ciò in base ai dati sull’inquinamento in aumento e di sentenze incoraggianti del giudice amministrativo. Inoltre, il Consiglio comunale, a seguito della raccomandazione votata dall’aula e a oggi non raccolta da Palazzo delle Aquile di rinviare in costanza di crisi sanitaria Ztl e strisce blu, ha bocciato il piano delle pedonalizzazioni.

Cerchiamo di ordinare i tasselli, premettendo che scavalcherò deliberatamente le polemiche tra singoli protagonisti di cui si è occupata la cronaca politica di queste ore. La prima riflessione nasce dall’oggetto della disputa: la qualità della vita a Palermo sotto il profilo della salubrità dell’aria che respiriamo, della tutela dei beni artistici, danneggiati dalle polveri sottili da gas di scarico, e delle relazioni umane certamente sfavorite da caos e inquinamento acustico. Non solo, in ballo c’è anche il fumoso rapporto intercorrente tra l’assenza totale di limiti alla circolazione delle auto private e il volume d’affari degli esercizi commerciali. A tal proposito Palermo da molti anni registra una sorta di schizofrenia: dove vigono aree pedonalizzate consolidate guai a chi le tocca, in quanto di rilevante supporto agli affari e gradite dai cittadini, dove si pensa di istituirle giù comunicati stampa a quintali delle associazioni di categoria terrorizzate da ipotizzati e indimostrati cali del fatturato. Qualcosa non quadra.

Medesimo ragionamento per le Ztl presenti in ogni metropoli del mondo con ampi centri storici, rilevanti patrimoni culturali e correlati flussi turistici. La Ztl notturna di fine settimana in particolare, chiesta a gran voce dai disperati residenti delle aree della movida cittadina, è contrastata da parecchi proprietari di locali e pub quasi a volere consacrare il seguente assioma: non esiste divertimento né giusto profitto economico senza invasione di auto fino agli ingressi delle case, ostruendoli, musica ad alto volume a notte fonda, gente che urina agli angoli dei monumenti, dissemina bottiglie e rifiuti ovunque, insomma, senza emergenze di ordine pubblico e scadimento del decoro. Eppure, sono state individuate delle soluzioni per il trasporto in loco dei clienti, mezzi pubblici, ottimali pure per la sicurezza di ragazze e ragazzi. Sulle strisce blu va affermato un principio. Complicato tornare indietro, non possiamo sottovalutare l’aspetto economico per le casse comunali, ma devono essere accompagnate da un congruo numero di strisce bianche gratuite, almeno nelle zone prive di una specifica rilevanza urbanistica o storica stabilita formalmente, ciò ai sensi dell’art.7, comma 8, del codice della strada.

Il tema, quindi, è chiaro. Al di là delle legittime differenti posizioni al riguardo ci si domanda qual è l’idea di città dei candidati in pectore alla carica di sindaco e di consigliere comunale, indipendentemente dai colori politici. Se è quella di perseguire obiettivi ambiziosi sulla mobilità urbana in alternativa all’anonimo, strombazzante e malefico tappeto di lamiere che distrugge salute, opere d’arte e senso comunitario, oppure quello di seguire interessi corporativi, peraltro contraddittori e spesso contrastanti con il bene collettivo, per racimolare voti e facile consenso. Qualità della vita e dei servizi, rispetto delle regole, accoglienza, spirito comunitario, sono le scommesse del futuro, in una parola: la normalità, un cammino iniziato ma lontano dall’essere concluso, complici anche forme di inciviltà diffuse tra i palermitani. Non è un dettaglio, perché l’interrogativo non interpella soltanto i singoli protagonisti dei diversi schieramenti che si formeranno nella corsa alla conquista di Palazzo delle Aquile, interpella già ora partiti ed esponenti politici.

Orlando, ecco probabilmente una delle cause delle sue difficoltà odierne, ha sostanzialmente rinunciato a una precisa identità e direzione politica delle liste civiche (Movimento 139, Palermo 2022 e Mosaico Palermo) che lo hanno appoggiato in campagna elettorale e oltre e nessuno, del suo attuale fronte, avrebbe la forza, e forse nemmeno la voglia, di ripetere l’esperimento, mentre una personalità come Davide Faraone, di Italia Viva, non a caso il partito più inquieto all’interno della maggioranza orlandiana, rilancia – non è infatti una novità – la costruzione di una coalizione di moderati e autonomisti francamente poco comprensibile se riprendiamo il concetto di quale idea di città si intende propugnare.

Arduo mettere d’accordo programmaticamente, se non vogliamo un’accozzaglia utile unicamente a sconfiggere l’avversario e la solita spartizione di poltrone, soggetti politici distanti o spezzoni di essi (Faraone, per dire, è disponibile solo verso pezzi del M5S e pezzi del PD), da Forza Italia alla sinistra passando per i partiti di centro e autonomisti (recuperiamo Raffaele Lombardo e Totò Cuffaro?) piuttosto ballerini. In conclusione, pur consapevole di difetti e limiti del governo Orlando – da coniugare però con i risultati positivi conseguiti nel tempo che innegabilmente hanno trasformato Palermo in una città migliore rispetto a un passato triste e buio – mi scopro assai preoccupato pensando al dopo-Orlando.


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