La mattanza di Palagonia Cinque anni di omicidi LiveSicilia.it

La mattanza di Palagonia |Cinque anni di omicidi

Una lunga scia di sangue

Omicidi che hanno sconvolto e scioccato l’opinione pubblica per l’efferatezza unita ai moventi fra i più banali e futili. 

A Palagonia, i regolamenti di conti, non solo nella criminalità organizzata, si lavano con il sangue, anche in pubblica piazza, che ci siano anche “innocenti” davanti poco importa. 

L’onorabilità cede il passo alla sua versione più bruta, che affonda le radici nella cultura mafiosa riducendosi al solo onore. Lo si pretende, se non lo si ottiene lo si rivendica. Per molti uno stile di vita, da sfoggiare al bar o in piazza. In pubblico conta ancora e molto il peso del nome. 

I torti non si dimenticano, non si appianano, secondo questa cultura, si vendicano.

La scia di sangue

Lunga la scia di sangue che scorre sulle strade di Palagonia, dove sono avvenuti negli ultimi anni i più cruenti fatti di cronaca della provincia di Catania: una scia fatta a suon di colpi di sega elettrica e asce come per l’omicidio Bartoluccio, il cui movente fu una querela fra cognati o a pugnalate date con una roncola da giardino come nell’omicidio Guzzardi della giornata di ieri. 

I coniugi Solano

Palagonia emerge nella cronaca nera nazionale con continuità, come nel 2015, quando l’ivoriano Mamadou Kamara, ospite del Cara di Mineo, dopo essersi intrufolato all’interno dell’abitazione di un’anziana coppia del luogo, al culmine di una rapina uccise Vincenzo Solano, 68 anni, e sua moglie Mercedes Ibanez, 70 anni. Su quest’ultima ci sarebbero state anche tracce di violenza sessuale. 

L’omicidio di Leonardo

Nel 2016 a morire sotto i colpi di un’arma da fuoco fu Marco Leonardo, consigliere comunale di Palagonia. Leonardo si incontrò con Francesco Calcagno, 58 anni, all’interno di un bar. Poi le pistolettate, l’omicidio e il ferimento del barista. Ucciso per un credito di 3000€. La città attonita apprese il nome dell’uomo freddato a revolverate da tv e giornali. Dopo i colpi di pistola, la città agli inquirenti, apparve quasi deserta. 

L’omicidio negli agrumeti

Nel 2017 Francesco Calcagno viene freddato all’interno del suo podere a Palagonia. Da un sicario, Luigi Cassaro, 49enne giunto apposta da Licata. Le fasi dell’omicidio furono registrate dalle telecamere di video sorveglianza installate fuori la casa da Calcagno. In quell’occasione, per addivenire al riconoscimento del sicario la Procura della Repubblica di Caltagirone, decise di rendere note le immagini del delitto.

Circa il movente si parlò di un probabile regolamento di conti avvenuto proprio a causa dell’omicidio del consigliere comunale avvenuto l’anno prima con uno sguardo alla criminalità organizzata che avrebbe potuto vedere in Calcagno, un pericolo per la tranquillità di tutti, da far fuori prima del processo. 

La folle corsa omicida

Arriviamo al 2018. Si torna a parlare di Palagonia con l’azione folle posta in essere da Gaetano Fagone, di 52 anni che in una normale sera estiva travolse 15 persone con la propria auto, uccidendone una e ferendone sette in modo serio, perché, a suo dire, era stato disturbato dal rumore che la famiglia faceva durante la cena, organizzata, come capita in alcune vie senza uscita della città, in strada.

L’uomo, accusato di omicidio, tentato omicidio e tentata strage, fu catturato dai Carabinieri, dopo una breve latitanza nelle campagne di Palagonia, nel centro di città, intento a rientrare in casa per cambiarsi d’abito, racimolare dei soldi per poi darsi nuovamente alla fuga.

L’omicidio Ferrero

Nel 2019 è Davide Vinci a far parlare di nuovo di Palagonia. Il giovane durante una violenta rissa dovuta all’eccesso di alcool ferì con colpi di fucile, coltellate e bastonate Francesco Ferraro di 25 anni. Il giovane morirà un mese dopo in ospedale per le numerose ferite riportate.

L’ultimo delitto

Il 2020 si apre a Palagonia con un tentato investimento, con alla base motivi futili e l’omicidio di ieri di Massimo Guzzardi, anche in questo caso, prima i diverbi per debiti economici non saldati poi, i colpi di coltello. A lavare l’onta, anche stavolta, del rispetto mancato e dell’onore violato.

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