Coronavirus, un dramma fiscale annunciato - Live Sicilia

Coronavirus, un dramma fiscale annunciato

Per l'emergenza non si è fatto un granché, solo qualche proroga. Serve una grande riforma,

Della necessità della semplificazione amministrativa, e di quella tributaria in particolare, sono tantissimi anni che se ne parla. E’ vero, infatti, che “ignorantia legis non excusat”, ma è pur vero che la necessità di avere norme chiare e facilmente conoscibili dai contribuenti è stato riconosciuto, non soltanto dai contribuenti e dai professionisti “addetti ai lavori”, ma anche dai vertici dell’Amministrazione finanziaria, compresi tutti i politici che, in quel momento, non gestivano la materia fiscale.

10mila commi

Non bisogna dimenticare che, così come risulta da una indagine condotta dai Dottori Commercialisti, dal 2008 al 2017, tra leggi Finanziarie (o di stabilità o di bilancio), manovre correttive e decreti “milleproroghe”, le disposizioni tributarie hanno raggiunto il pesantissimo “volume” di quasi 10 mila commi da leggere, interpretare ed applicare. Il tutto, senza parlare dei numerosissimi decreti attuativi che di norma non sono mai meno di un centinaio.

E, sempre secondo lo studio dei Dottori commercialisti, per interpretare questa mole di norme fiscali, sempre nello stesso decennio, l’Agenzia ha dovuto emanare 490 circolari, 1.768 risoluzioni e ben 2.023 Provvedimenti del Direttore della stessa Agenzia. Quasi 50.000 pagine.

Una situazione che sta portando questi professionisti ad una fortissima protesta, con astensione dal lavoro e mancato invio per conto dei loro assistiti delle dichiarazioni ed altre comunicazioni fiscali obbligatorie.

E poi si parla di “tax compliance” e di “adesione spontanea”.

Una vera semplificazione

Eppure, come si diceva prima, sono molti coloro i quali hanno sempre auspicato una vera semplificazione, una vera riforma, il tutto finalizzato a far diminuire il carico fiscale del singolo cittadino non per ridurre il gettito, ma par indurre tutti i contribuenti a pagare le tasse, evitando che, la necessità di far fronte alla spese dello Stato (qui comprendendo anche gli Enti locali), ricada sempre solo sui soliti “noti”.

Anche i Garanti del Contribuente hanno dato il loro contributo. Quello Siciliano, per esempio, nelle sue relazioni annuali al Parlamento ed al Governo, ha sempre ricordato che la confusione normativa e l’esistenza di troppi adempimenti formali, magari pensati per creare ostacoli, all’evasore, alla fine non fanno altro che creare una zona grigia nella quale, invece, l’evasore e, forse, tanti altri soggetti dediti al malaffare, riescono a vivere benissimo, continuando a fare i loro comodi.

Il forfettario

Il Garante, più in particolare, ha proposto ed auspicato fortemente l’introduzione di un regime forfettario, molto semplice da applicare, destinato principalmente ad un gruppo di contribuenti i quali, probabilmente, si trincerano troppo spesso nella “occasionalità” per sfuggire più che alle tasse, agli adempimenti, e che, invece, con un sistema facile da applicare, uscirebbero da quella brutta “zona grigia” esistente rientrando tra coloro i quali partecipano alla spesa pubblica. Ma non solo. Ha proposto l’estensione della sospensione amministrativa della riscossione a molti degli avvisi che non provengono dall’Agente della riscossione ma direttamente dagli Enti impositori, oppure una rivisitazione e semplificazione del ravvedimento operoso, l’introduzione di un “bonus art” per gli immobili artistici non di proprietà statale, un accorpamento dei tributi locali, e tanto altro.

Mai ascoltato. Anzi, il famoso regime del “forfettari”, che secondo legge sarebbe dovuto diventare applicabile a partire dal 2020 fino a 100.000 Euro, non solo è stato mantenuto con il limite di 65.000 Euro, ma ne è stato limitata l’applicazione con l’introduzione di alcuni paletti, alcuni nuovi, altri prima esistenti e poi reintrodotti.

La pandemia, un dramma fiscale

Ora, però, anche il sistema fiscale ha dovuto fare i conti con la pandemia e la conseguente crisi economica.

Per la verità, nonostante ben quattro decreti legge ed una miriade di Provvedimenti del Presidente del Consiglio dei Ministri e della Protezione Civile, non è che si sia fatto granché. Solo qualche proroga, di qualche mese, come se la chiusura di un’attività ed il mancato guadagno di diversi mesi potesse essere “smaltito” dai malcapitati contribuenti con “partita IVA” nel giro di pochissimo tempo.

Una situazione che pare stia diventando abbastanza grave, tanto da far pensare a tutti i “cervelloni fiscali” ipotesi di soluzioni le più disparate. Anche un condono fiscale.

Intanto anche la Corte dei Conti continua a segnalare anomalie del “sistema”. In occasione del giudizio di parificazione del Rendiconto Generale dello Stato, ha rilevato che dell’intero ammontare delle somme iscritte a ruolo (1.002 miliardi di euro dal 2000 al 2019), si riesce a riscuotere solo il 13,3% ( 133,4 miliardi) . E ciò nonostante tutte le sanatorie e rottamazioni degli ultimi anni.

Una situazione, quella recentemente segnalata dai Giudici Contabili, che evidenzia una perdita di gettito di quasi mille miliardi, ma che dimostra pure l’attuale mancanza di quelle condizioni che, in uno Stato civile, dovrebbero condurre tutti i cittadini (o quasi) a contribuire alla spesa pubblica secondo le regole previste dall’articolo 53 della nostra Costituzione e dalla Legge 212 del 2000 (lo Statuto dei Diritti del Contribuente).

Un nuovo sistema

Nel frattempo, però, il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ruffini, mantenendo i piedi per terra, continua a cercare di ragionare in maniera serena, senza l’assillo dell’emergenza (seppure concreto).

Cerca, più in particolare, di pensare e proporre un nuovo sistema fiscale nel quale la semplicità e la chiarezza delle norme (peraltro espressamente previsti dallo Statuto dei Diritti del Contribuente), sia il punto fondamentale.

Da qui l’esigenza, manifestata qualche giorno fa da Ruffini, di istituire cinque Testi Unici (Tributi diretti, Tributi indiretti, Accertamento, Riscossione e Contenzioso), un’idea per la verità non troppo originale (perché risalente a diversi decenni addietro), ma certamente importantissima se si vuole fare ripartire bene la macchina fiscale.

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