Scuole, corsa contro il tempo - Preside: "Mancano le aule"

Scuole, corsa contro il tempo|Preside: “Mancano le aule”

Tra banchi comprati in proprio e lo spettro Covid. Ecco cosa sta accadendo.

CALTAGIRONE (CT) – Squadre, righelli e compassi. Quest’anno, ancor prima che fra le mani degli alunni sono finiti, veloci, tra le mani dei dirigenti scolastici. Un lesto ripasso pratico del calcolo dell’area dei rettangoli, del tracciamento delle circonferenze e delle rette, che parallele, nei corridoi non dovranno mai incontrarsi.

Questo e altro ancora, pur di essere pronti all’apertura delle scuole, prevista per la prima metà di settembre. I nodi da sciogliere, che tengono stretti con cappio scorsoio le rigide direttive sanitarie imposte dal Ministero con le promesse dal sapore marinaro, di banchi e attrezzatture emergenziali, rimangono fra le dita di presidi e del personale scolastico che da mesi cercano di rimettere in mare la barca, nonostante il vento contrario. Ciascuno, con propri mezzi ed invettiva, ha fatto da sé. 

I banchi


A Caltagirone, c’è chi ha comprato tutti i banchi nuovi, monoposto, senza attendere che giungessero quelli promessi da Arcuri, commissario straordinario per l’emergenza Covid. Sono i “banchi di Arcuri” ad aver creato le prime perplessità. Sarebbero dovuti arrivati prima dell’apertura dell’anno scolastico. Gli ottimisti dicono forse, i pessimisti si sono dati da fare. All’Alessio Narbone di Caltagirone, il preside Franco Pignataro, di volata ha provveduto, con fondi di Istituto, ad acquistare tutti i banchi nuovi.

Nella disponibilità dell’Istituto Comprensivo sino a giugno c’erano dei banchi in legno, pregiato ma biposto, inutilizzabili nell’era del Covid. Le classi, fatte le dovute misurazioni, sono sufficienti in tutti gli Istituti ma il Preside ha dovuto comunque abbattere delle pareti per rispettare le misure minime previste dall’attuale normativa sul distanziamento.
Gel igienizzante, già in magazzino e vernice alle pareti che asciuga, l’istituto aprirà i battenti prima di tutte le altre scuole. Sede di sezione elettorale, dovrà forzatamente bloccare le attività in occasione del referendum, attendere l’igienizzazione dei locali e riaprire nuovamente. 

Piattaforme streaming e classi digitali in caso di nuovo lockdown.


“Abbiamo, lo scorso anno scolastico, – ci dice Pignataro – creato una piattaforma nostra, dove sono salvate tutte le attività svolte durante le fasi del lockdown. Ci auguriamo di no ma dovessimo rivivere la fase della chiusura delle scuole noi siamo in grado già da subito di fornire ad ogni alunno la propria classe virtuale da dove poter seguire le lezioni. Non abbiamo lasciato indietro nessuno già dal primo giorno di chiusura delle scuole, abbiamo fornito schede con connessione internet e tablet e palmari a chi ne avesse avuto necessità. Si discute di banchi e distanze, quest’ultime fluttuanti, quando invece dovremmo interrogarci sulla scuola e il suo futuro. La scuola deve essere qualificata perché è un interesse strategico per la nazione. Sul fronte dell’organizzazione interna stiamo provvedendo ad organizzare ingressi differenziati per evitare gli scaglionamenti con frazionamento degli orari.”   

Rischio chiusura lavoratori per creare aule. C’è chi dice no. 

Chi gli spazi non ce li ha, anche a causa dell’aumento della popolazione scolastica, è oggi indaffarato a trovare locali idonei. Per materne, asili e scuole elementari, a trovare la quadra dovrebbero essere le amministrazioni comunali che stanno faticando non poco a dipanare le matasse. È il caso dell’Istituto Montessori di Caltagirone la cui preside ha già chiesto altre 5 classi perché fra norme di distanziamento e un elevato numero di iscritti, a due settimane dall’inizio dell’anno scolastico, non ha spazi sufficienti per tutti gli alunni.


“Abbiamo grazie alle nostre capacità attratto finanziamenti che ci hanno permesso di dotare negli anni le nostre scuole di lavoratori all’avanguardia. Quest’anno è arrivato tutto il necessario per il laboratorio linguistico e per quello robotico. Non è giusto sacrificare spazi come quelli dedicati ai laboratori per creare aule. Verrebbero vanificati gli sforzi fatti e soprattutto i soldi spesi dalla collettività sarebbero sprecati. Quest’anno in attesa dei “banchi di Arcuri” abbiamo recuperato dalla nostra dotazione tutti i banchi monoposto e siamo riusciti ad approntare le classi ma ci auguriamo, vista un’esigua carenza di banchi, che la totalità di quelli richiesti ci giungano quanto prima”.


Così la dirigente del “Montessori”, Adele Puglisi, ci ha spiegato le sue ragioni mentre con proprio personale è intenta a far ridipingere anche alcune aule: “Promesse, parole ma ancora non si vedono i fatti” continua la dirigente “abbiamo come da circolari, provveduto ad individuare una sala dove accompagnare i bambini che durante l’orario scolastico potrebbero lamentare sintomi di malessere. Altro spazio, si necessario ma per noi oggi, sottratto alla didattica. Dell’imminente apertura delle scuole una cosa è certa: il suono della campana, almeno quello, Covid free.


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