Il 'cassiere' e l'estorsione, il boss Milano torna in carcere

Il ‘cassiere’ e l’estorsione| Il boss Milano torna in carcere

È uno dei volti storici del mandamento mafioso di Porta Nuova

PALERMO – Il boss Salvatore Milano torna in carcere. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della difesa contro il provvedimento del Tribunale del Riesame che revocò gli arresti domiciliari e ripristinò la misura cautelare in carcere. Il provvedimento è stato eseguito dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria.

Il boss di Porta Nuova era tornato a casa alla vigilia dello scorso Natale. In carcere c’era rimasto appena tre giorni.

Questa la cronologia dei fatti. Nei mesi scorsi la Procura chiese e ottenne l’arresto di Luigi Salerno e Giuseppe Bosco, accusato di avere imposto il pizzo ai titolari del negozio di abbigliamento Lory’s. Il Gip, invece, respinse la richiesta di misura cautelare per Milano al quale veniva anche contestato il reato di auto riciclaggio: avrebbe investito 230 mila euro nell’attività commerciale.

La Procura di Palermo, nel mese di settembre, sulla base delle indagini dei finanzieri, ha fatto ricorso contro il mancato arresto e il Tribunale del Riesame gli ha dato parzialmente ragione. È stata accolta, infatti, la parte dell’ordinanza in cui a Milano veniva contestata l’estorsione, ma non quella sull’autoriciclaggio.

Quest’ultima si basava sul ritrovamento di un appunto nel negozio da cui, secondo l’accusa, emergeva un doppio investimento di Milano nell’attività commerciale per complessivi 230 mila euro.

Il Riesame disse che la prima dazione di denaro era avvenuta quando non era ancora entrata in vigore la normativa sull’autoriciclaggio, mentre per la seconda non era stata raggiunta la prova dell’investimento.

Prova che, invece, fu ritenuta solida nel caso del pizzo: “I rapporti finanziari obbediscono a una logica di investimento personale di Milano e dei soci – così scrivevano i giudici del Riesame – mentre la soggezione estorsiva si sviluppa per conto della famiglia mafiosa, cui neanche l’imprenditore in relazione con esponenti dell’organizzazione, notoriamente, può sottrarsi come testimoniato da una pletora di pronunce irrevocabili in tema di cosiddette messe a posto”.

Lo scorso ottobre Milano, Salerno e Bosco sono stati condannati per l’estorsione, mentre per Milano non ha retto l’accusa di autoriciclaggio. Nel frattempo la difesa aveva fatto ricorso contro la decisione del Riesame e la Cassazione il 19 dicembre lo rigettò, stabilendo che Milano andava arrestato. Ordine di arresto eseguito venerdì 20 dicembre. Immediata la nuova istanza dei legali, accolta dal gip.

Milano andò ai domiciliari perché si erano affievolite le esigenze cautelari: non c’era pericolo di fuga e di inquinamento probatorio visto le prove contro Milano erano ormai cristallizzate alla luce della sentenza di condanna.

Immediato anche il nuovo ricorso della Procura, accolto prima dal Riesame e infine dalla Cassazione. Milano così è tornato in carcere. Si tratta di uno storico uomo d’onore appartenente alla famiglia mafiosa di Palermo Centro nella quale ha rivestito il ruolo di “cassiere”.

Milano era stato arrestato già nel 2008 e condannato con sentenza definitiva per associazione mafiosa nel blitz “Perseo” che fece luce sul primo tentativo di ricostituire la Commissione provinciale di Palermo di Cosa Nostra


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