La tragedia di Evan e le "cimici" non funzionanti - Live Sicilia

La tragedia del piccolo Evan|Violenze intercettate dalle “cimici”

Un problema tecnico determinò un ritardo nel captare quanto accadeva nell'appartamento.

SIRACUSA – Si poteva salvare il piccolo Evan Lo Piccolo con una risposta più celere e risolutiva delle istituzioni? L’ascolto in diretta, da parte degli investigatori, dei suoi pianti o delle sue lamentele per le botte subite, avrebbe potuto strapparlo alla fine che gli sarebbe, poi, stata riservata, in un clima di profondo disagio, in tutte le sue declinazioni?

Queste sono le domande che frullano in testa alla gente comune, che affida ai social sotto forma di commenti le proprie riflessioni, quando viene aggiunto un nuovo tassello alla ricostruzione dell’infanticidio di Rosolini.

I “se”, i “ma” e i tanti “forse” oggi riguardano proprio una parte delle intercettazioni eseguite, quando Evan era ancora in vita, in casa degli attuali indagati dell’omicidio del bambino, la madre Letizia Spatola di 23 anni e il suo compagno Salvatore Blanco, 32enne. Nella fattispecie a quanto la loro immediata trascrizione avrebbe potuto incidere nell’evoluzione della triste vicenda.

Un problema tecnico

Un problema tecnico legato alla trasmissione del segnale delle cimici piazzate in casa della piccola vittima quando furono avviate d’ufficio le indagini, nella prima decade dello scorso luglio, per sospetti maltrattamenti, non avrebbe, infatti, consentito di captare e trascrivere in tempo reale ciò che in alcuni momenti stava accadendo tra quelle quattro mura domestiche.

Le intercettazioni, ad oggi, considerate “utili” – spiega il Procuratore della Repubblica di Siracusa, Sabrina Gambino- con il senno di poi, sono indicative di quella che era la situazione. Non ce la sentiamo, però, di dire che quelle intercettazioni da sole, sentite in diretta, avrebbero potuto fare la differenza sostanziale. Ovviamente verificheremo… Sicuramente, alla luce di tutto quello che è accaduto nel contesto, ci offrono elementi di riscontro forti”.

Le indagini

Le indagini, ricordiamo, partirono d’ufficio, quando i sanitari del Pronto soccorso dell’ospedale Trigona di Noto non credettero più agli accompagnatori del bambino, che attribuivano traumi e lesioni diagnosticate su quel tenero corpicino ad eventi traumatici accidentali.

La macchina della giustizia, dunque, si mosse subito e in autonomia. Quello presentato a Genova dal padre del bambino, Stefano Lo Piccolo, indagato, come procedura impone, anch’egli per maltrattamenti ma non per la morte del bimbo, e depositato il 5 agosto, pare fosse soltanto un esposto, in cui venivano narrati prevalentemente i dissidi con il convivente dell’ex compagna e in calce si faceva riferimento a presunti maltrattamenti del minore. Non fu dunque presentata una formale e circoscritta denuncia.


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