Il referendum sui parlamentari|e quella mossa contro il governo - Live Sicilia

Il referendum sui parlamentari|e quella mossa contro il governo

Qualcuno si è messo in testa di votare No per abbattere l'Esecutivo
SEMAFORO RUSSO
di
3 min di lettura

A volte, lo confesso, non riesco a capire il variegato mondo cosiddetto di sinistra. Mi riferisco alla sinistra, almeno tale percepita nell’immaginario collettivo, post “Mani Pulite”, non a quella ideologica comunista e socialista pre-Craxi della Prima Repubblica, nel bene e nel male assai riconoscibile, a cui dobbiamo ascrivere anche la Democrazia Cristiana del cattolicesimo democratico (Giovanni Marcora, Giovanni Galloni, Luigi Granelli, Guido Bodrato, Benigno Zaccagnini, per citare dei nomi) e dell’anima sindacalista di Carlo Donat-Catin. Alludo, insomma, a quella sinistra post-ideologica, mi si perdoni l’espressione abusata e imprecisa, che spesso di sinistra ha avuto poco oppure talmente troppo, vedi Fausto Bertinotti, da aprire le porte, a causa del dogma laico del “Sol dell’avvenire”, al ventennio berlusconiano.

Andiamo al presente, sfruttando nel ragionamento il referendum per dire SÌ o NO alla riduzione dei parlamentari. Siamo in democrazia ed è giusto che ognuno si esprima secondo scienza e coscienza. Eppure, ho osservato nel NO di intellettuali, esponenti politici (costoro terrorizzati dalla compressione dei posti disponibili alla Camera e al Senato), movimenti, tipo le Sardine, industriali, giornalisti e financo di gente dello spettacolo o dello sport (nella maggior parte considerati di sinistra o, per rispolverare un vecchio e sfortunato termine, progressisti), probabilmente nella foga della difesa della democrazia e della Costituzione che alcun danno riceverebbero dalla vittoria del SÌ, un attacco persistente al governo Conte e all’alleanza tra M5S e PD.

Forse qualcuno si è messo in testa di segnare la casella del NO solo per tentare di abbattere il governo, un esempio eclatante la dichiarazione del leghista Giancarlo Giorgetti: “voto NO per non fare un favore al governo”. Le ragioni valide per opporsi alla riduzione dei parlamentari ci sono e sono ben altre, come valide ragioni per votare SÌ sussistono e devono essere indipendenti dalle sorti di un Esecutivo, stiamo parlando della Costituzione. Però, vale la pena soffermarsi su una verità, per carità, assolutamente terrena, piuttosto evidente a quanto pare sottovalutata proprio da chi si professa progressista o moderato secondo le antiche, al contempo nobili, logiche  democristiane ostili a ogni forma di estremismo rosso o nero. In Italia, a questo punto rammentiamolo, non abbiamo una destra di “cavourriana” memoria, non abbiamo gli eredi di Massimo d’Azeglio, di Quintino Sella o di Benedetto Croce, del liberalismo conservatore di Aldo Bozzi e Giovanni Malagodi.

La destra odierna italiana è quella della Lega ancora secessionista nella pratica, che discrimina tra Nord e Sud, tra bianchi e neri, è quella post-fascista e statalista di Fratelli d’Italia, è quella mercantile abbellita da fard e lustrini di Forza Italia. E se è vero che la sinistra italiana negli ultimi anni ha condotto non di rado politiche simil di destra ciò non deve accecarci fino a dimenticare che l’alternativa a una sinistra deficitaria e contraddittoria, ai pentastellati in crisi di identità e a un centro moderato democristiano in cerca di casa è oggi, domani sarà magari diverso, molto peggio: la consegna del Paese alla destra estrema.

Diciamola tutta, non ho memoria negli ultimi 30 anni di un governo che abbia fatto più cose di sinistra del Conte2. Dal reddito dignità e di cittadinanza al rimborso dei truffati dalle banche, dalle conquiste storiche sul tavolo UE ai provvedimenti economici a favore di imprese e famiglie in fase di emergenza sanitaria. Un governo che ha dovuto e deve affrontare problemi immensi come nessun altro in tempo di pace. Dopodiché, ripeto, facciamo le nostre personali valutazioni, ricordando che di certe  “distrazioni” o sottovalutazioni potremmo pentircene quando sarà ormai tardi. 

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