Tribunale, “Situazione drammatica” Spazi limitati e carenza di organico

“Tribunale, fase drammatica|Pochi spazi e organico carente”

Fonte Foto: LA7- Coffee break
“Con il Covid le ripercussioni sono state pesanti”. Il presidente Francesco Mannino vuole fare chiarezza dopo le denunce di alcuni avvocati.

CATANIA – “Non ci nascondiamo dietro a un dito, la situazione della giustizia catanese sotto il profilo degli spazi e delle carenze di personale amministrativo è drammatica e pesantissima”. Francesco Mannino, presidente del Tribunale di Catania, è consapevole delle problematiche che attanagliano gli uffici giudiziari catanese. Però, nella libertà del dibattito, preferisce le “critiche costruttive”. “Anche perché la mia porta è sempre aperta”.

Mannino risponde agli avvocati

Qualche giorno fa, alcuni consiglieri dell’ordine degli avvocati hanno firmato una nota per evidenziare “la situazione insostenibile” che si vive quotidianamente al Tribunale di Catania e annunciare una possibile richiesta di ispezione al Ministero. “La minaccia di rivolgersi agli ispettori è un’arma spuntata – commenta il presidente Mannino – anche perché l’ispezione è finita a dicembre e la relazione, consultabile sul sito del Ministero della Giustizia, è stata fatta a maggio”.

“Un elefante dentro una scatola di sardine”

In quella relazione “si riconosce l’ottimo lavoro fatto dalle cancellerie viste le condizioni di spazio e lavoro e l’ottima attività di controllo”, spiega Mannino. Certo a dicembre non c’era ancora l’emergenza Coronavirus e quindi lo smartworking “per motivi non dipendenti certamente dal personale ha inciso sull’espletamento del servizio”.

Nella relazione dell’ispezione si scatta una fotografia che rende plasticamente l’idea di quale sia lo stato dell’arte dal punto di vista degli spazi e della logistica del Tribunale di Catania. “Si parla di un elefante dentro una scatola di sardine”, dice il presidente Mannino. Più chiaro di così.

Spazi angusti

È lo stesso ministero, dunque, che attesta “l’assoluta carenza di spazi per gli uffici destinati al lavoro di cancelleria e dei magistrati e dei locali di sfogo per il pubblico e per i professionisti. Mi riferisco – spiega Mammino – ai corridoi per esempio”.

“Noi abbiamo un grosso problema in via Crispi: l’atrio su cui si aprono le aule giudiziarie è assolutamente insufficiente”, dichiara il presidente. E ancora: “Ricordiamoci che i giudici civili fanno udienza nelle loro stanze e nei corridoi di ampiezza limitata si aprono 6-7 e anche 10 stanze contestualmente, nelle quali si ammassano coloro che attendono di fare udienza”.

Le cancellerie

Nelle cancellerie non va certo meglio. “Noi abbiamo dei cancellieri che lavorano in spazi talmente ristretti che è impossibile rispettare la distanza di un metro e mezzo. Per questo l’accesso del pubblico o del professionista avvocato non può avvenire se non uno alla volta nel rispetto della distanza di sicurezza. E per questo abbiamo posto dei numeratori davanti a ogni cancelleria per poter facilitare alle persone in attesa di controllare il proprio turno di ingresso”.

Ma non è finita: “Noi abbiamo dei locali dove è stata vietata la compresenza del personale che stava in quella stanza e si è dovuto ridurre il numero delle persone che lavorava in quella stanza. Tutto questo incide certamente – ammette il presidente – sulla contestuale presenza del personale in tempi di coronavirus e incide anche sull’operatività delle cancellerie nell’espletamento del loro servizio”. 

Turni pomeridiani nelle cancellerie

E allora si sono cercate delle soluzioni: “Noi abbiamo cercato di sopperire a tutto questo andando a ripartire, su base volontaria, dei turni pomeridiani. Abbiamo cercato di sfalsare i turni di mattina e di pomeriggio e abbiamo contingentato l’accesso degli avvocati e dell’utenza privata in una persona alla volta”. Inoltre “sono stati installati dei pannelli in plexiglass” affinché ogni consultazione avvenga in sicurezza.

Udienze con fasce orarie

La riapertura dell’attività giudiziaria dopo il lockdown ha fatto riemergere l’atavico problema degli spazi, con un dato in più: quello di evitare gli assembramenti. Ma non è semplice. “A luglio è stata riaperta l’attività giudiziaria e siamo stati costretti ad affrontare tutto. Ho dato disposizioni ai magistrati di organizzare, sia per le udienze civili e penali, le fasce orarie nella trattazione dei processi e di comunicarle tempestivamente”. Insomma “ci stiamo organizzando per rientrare a regime”. 

Ma in questa riorganizzazione post lockdown e post chiusura feriale il presidente deve fare i conti con la grave carenza di organico all’interno delle cancellerie. Un vuoto che incide “sia sull’attività ordinaria del tribunale sia sull’attività giurisdizionale in tempi di coronavirus”, ribadisce Mannino.

La carenza di personale

Andiamo ai numeri. “Su 340 unità circa di personale amministrativo in servizio abbiamo 94 vacanze, significa il 30% dell’organico. Inoltre – aggiunge il Presidente – abbiamo sei unità del personale distaccato in applicazione presso uffici della Corte d’Appello, del Tribunale di Sorveglianza, del Tribunale Minori.

Ancora abbiamo 50 persone che godono della legge 104 e che si assentano alcuni giorni al mese e che in periodo di Covid hanno avuto anche giorni straordinari di assenza. A queste si aggiungono 4 persone che hanno avuto dal nostro medico divieto assoluto di venire in ufficio durante il periodo covid perchè per le loro patologie erano persone a forte rischio”. Basta fare i conti per capire che il Tribunale di Catania ha un grave gap da colmare.

I limiti dello smartworking nella giustizia

Un gap che con lo smartworking si è acuito, anche perché “i nostri registri civili e penali non sono consultabili da casa da parte dei dipendenti e abbiamo quindi la difficoltà di poter consentire a chi sta in smartworking di poter lavorare a pieno regime. Sicuramente non siamo stati al 100% dell’attività”.

Ora piano piano la situazione, anche se in modo graduale, sta tornando alla normalità. Se nel periodo di quarantena in Tribunale l’accesso di presenze era limitato al 35-50% del personale, oggi è al 66%. “Siamo riusciti ad aumentare la presenza del personale presente riducendo progressivamente lo smartworking. Da 3 giorni a settimana siamo arrivati a 1 o 2 giorni al mese per ciascun dipendente”. E vi sarà un’ulteriore riduzione come stabilito da una recente circolare ministeriale.

“Prima dello smartworking alcune attività eravamo riuscite a migliorarle – racconta il Presidente- io stesso ho tenuto delle udienze straordinarie in materia di separazione per dare sollievo ad una sezione in forte crisi ma in cui abbiamo recuperato tantissimo. Prima le fissazioni erano a un anno e tre mesi, oggi siamo arrivati nelle separazioni consensuali a 7 mesi, nelle separazioni giudiziali a 9-10 mesi, nei divorzi congiunti a 8 mesi e nei divorzi giudiziali a 11 mesi”.

Numeri che il presidente Mannino ha voluto snocciolare visto che sono stati diffusi dati non veritieri proprio sulle udienze in materia di separazioni. 

I ritardi nel rilascio di copie

Si registrano notevoli ritardi nel rilascio delle copie di documenti giudiziari. Questo è dovuto ad una serie di motivi. Mannino spiega: “Uno è il pensionamento di personale che non è stato sostituito, il secondo è il crollo nell’archivio di San Giuseppe L’Arena che ne ha impedito l’utilizzo per circa un anno, e in ultimo l’aumento notevolissimo delle richieste legato al fatto che gli avvocati posso inoltrare richieste di rilascio copie in via telematica. L’ufficio prima raccoglieva 40-50 richieste di copie al giorno ora sono 100-120 richieste che l’ufficio non è stato in grado di smaltire in poco tempo, ma – promette il presidente – ci stiamo attrezzando per smaltire gli arretrati in tempi brevissimi”. 

Mannino rivolge un invito agli avvocati: “Con mio dispiacere vedo che molti non sfruttano le potenzialità di ricerche del processo civile telematico e del portale atti giudiziari penale che consente loro di visionare senza fare file alle cancellerie i verbali di udienza”. Sul tema digitalizzazione  della giustizia c’è però ancora tanto da fare. Ma questo è un tema che deve affrontare l’organo centrale. 

Gli uffici giudiziari

Con questo quadro drammatico dell’edilizia giudiziaria, il progetto di Viale Africa diventa “un obiettivo importante”. Ma in questi anni il presidente Francesco Mannino ha cercato locali alternativi, come quello dell’ex ufficio del Tar di via Milano e l’ex Provveditorato di via Vittorio Veneto.

“Purtroppo la trattativa non è andata a buon fine perché il Ministero ha stabilito un prezzo congruo d’affitto che per i proprietari però è risultato troppo basso. Siamo alla ricerca di altri locali – annuncia Mannino – ma vogliamo andarci con i piedi di piombo, perchè vogliamo evitare delle incongruenze che si sono verificate in certi uffici andando ad avere locali ad un prezzo esagerato in condizioni non ottimali. Noi abbiamo in pessime condizioni logistiche la sezione lavoro in via Guardia de La Carvana, l’ufficio del giudice di pace in via Imbriani e quello in via Gabriele D’Annunzio”. 

Screening sierologico in Tribunale

Per poter garantire ancor di più la salvaguardia della salute di chi lavora in Tribunale e di chi lo frequenta come gli avvocati è stata avviata una collaborazione con l’Asp per lo screening sierologico di personale amministrativo e magistrati. “Già a luglio, su base volontaria, abbiamo fatto un’analisi sierologica sul 60% dell’organico e non è risultato alcun caso positivo. Ora ne abbiamo programmato un’altra ad ottobre. La mancanza di casi positivi – conclude Mannino – tra i dipendenti e magistrati in servizio al Tribunale è certamente sintomatico della buona attività di prevenzione che abbiamo svolto e non vogliamo rischi per il futuro”.

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