"Volontà di turbare la gara", ecco perchè l'onorevole "merita" i domiciliari

“Volontà di turbare la gara”| L’onorevole “merita” i domiciliari

Le motivazioni con cui il Riesame ha accolto il ricorso dei pm. Si attende la Cassazione

PALERMO – Non importa che non abbia ottenuto il risultato, in ogni caso la gara è stata turbata e visto che si tratta di un onorevole ancora in carica sarebbe concreto il rischio di una reiterazione del reato.

Si attende la Cassazione

Ecco perché a fine agosto il Tribunale del Riesame ha accolto il ricorso della Procura di Palermo e disposto gli arresti domiciliari per Carmelo Pullara. Il deputato regionale non andrà agli arresti in casa perché ha fatto ricorso Cassazione, cui spetta la decisione finale.

“Sorella sanità”

L’inchiesta è quella denominata “Sorella sanità” che ha coinvolto fra gli altri l’ex manager dell’Asp di Palermo, Antonio Candela, e quello di Trapani Fabio Damiani.

Pullara è indagato per la presunta turbativa di una gara pubblica. Avrebbe chiesto un favore per una ditta a Damiani, in cambio di un sostegno alla nomina di quest’ultimo ai vertici dell’ufficio sanitario.

La Procura di Palermo avrebbe voluto mandarlo ai domiciliari lo scorso 15 maggio, ma il giudice per le indagini preliminari Claudia Rosini rigettò la richiesta. Da qui il ricorso del procuratore aggiunto Sergio Demontis e dei sostituti Giovanni Antoci e Giacomo Brandini, ora accolto dal Riesame (presidente Daniela Vascellaro, giudici Stefania Brambille ed Ettorina Contino).

Pullara, deputato dei Popolari e Autonomisti, è vice presidente della Commissione salute e servizi sociali e sanitari dell’Ars e componente della commissione Antimafia regionale.

La replica di Pullara

Quando seppe dell’indagine l’onorevole parlò di “pallone mediatico che presto si sgonfierà“ (leggi la sua replica integrale). In occasione della decisione del Riesame aggiunse: “Non posso crederci! Ho assistito personalmente all’udienza e devo dire che tutto mi aspettavo tranne che questa decisione anche perché le argomentazioni portate avanti dalla pubblica accusa in fatti ed atti non risultano vere. Ciò non di meno le decisioni si accettano. Con fiducia attenderò il giudizio della cassazione sperando di mettere fine a questa per me assurda vicenda”.

Le intercettazioni

Il gip non aveva accolto la richiesta per il reato di turbata libertà degli incanti qualificando la condotta come istigazione non accolta. Alla base della richiesta c’erano alcune intercettazioni telefoniche. Il 17 ottobre 2018 Fabio Damiani riferiva all’imprenditore Salvatore Manganaro (entrambi arrestati) che l’onorevole Pullara lo aveva invitato a favorire l’impresa Manutencoop nell’aggiudicazione della gara per le pulizie negli ospedali e che tuttavia, alla richiesta di Damiani di garantirgli in cambio una raccomandazione per la nomina alla carica di direttore generale, Pullara aveva dato una risposta “evasiva” facendogli intendere che sarebbe stato assai difficile accontentarlo.

A questo punto Damiani, risentito, diceva a Manganaro di non avere alcuna intenzione di spendersi per pilotare l’aggiudicazione in favore della Manutencoop.

Le parole di Damiani: “Con questa gara non sono fuori dai riflettori… la vogliono tutti già è venuto a parlare l’onorevole l’amico tuo”. “Tuo compare Carmelino?”, chiedeva Manganaro. che aggiungeva: “… perché non mi fai fare direttore generale?”, suggerendo a Damiani cosa dire a Pullara. E l’ex manager dell’Asp di Trapani e della Centrale unica degli appalti rispondeva: “Non può dice… questo io non… vediamo”.

E così Damiani e Manganaro avrebbero studiato una strategia “al fine di non compromettere i rapporti con Pullara, il quale era in condizioni di monitorare i lavori della commissione poiché sua sorella Giuseppina Pullara, dipendente della Centrale unica degli appalti, svolgeva il ruolo di segretaria verbalizzatrice della procedura di aggiudicazione.

Il primo gennaio 2019 Damiani spiegava a Manganaro di avere “dato un punteggio buono alla Manutencoop” così da non esporsi nei confronti di Pullara, consapevole del fatto che comunque esisteva già un accordo per favore le società Ferco, Pfe ed Euro & promos Spa: “Ho detto Carmelo tu con l’ingegnere… l’avvocato ti relazioni? Dice no e allora qua non è più i tempi di una volta, qua ognuno il suo punteggio gli ho dato un punteggio buono a Manutencoop… allora, Carmelo Pullara per me che ha fatto? Non ho capito perché dovrei fare questo per lui?”.

Le motivazioni del Riesame

Secondo il Riesame, così si legge nella motivazione del provvedimento, “il tenore delle captazioni induce ad affermare l’assenza di volontà mistificatorie o calunniatorie, è da escludere che i soggetti intercettati millantassero alcunché”.

Damiani, interrogato lo scorso 29 luglio, ha messo a verbale che Pullara gli chiese “esplicitamente di appoggiare Manutencoop, perché da Manutencoop proveniva il suo bacino elettorale nella zona all’agrigentina”.

La società si classificò quinta e restò fuori dalla gara. “La giurisprudenza ha stabilito – scrivono i giudici del Riesame – che il reato di turbativa libertà degli incanti è reato di pericolo che si configura non solo nel caso di danno effettivo, ma anche nel caso di danno immediato e potenziale, non occorrendo l’effettivo conseguimento del risultato perseguito dagli autori… è sufficiente che la collusione o il mezzo fraudolento siano idonei ed univocamente diretti ad alterare il confronto e le offerte e le altre regole della competizione, come accaduto nel caso di specie ricorre inoltre l’elemento psicologico richiesto per l’integrazione della fattispecie in esame, ossia la coscienza e la volontà di turbare la gara”.


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