'Matrimoni, dovete fare così. Come possiamo evitare il peggio' - Live Sicilia

“Matrimoni, dovete fare così|Come possiamo evitare il peggio”

I consigli dell'infettivologo. Siamo ancora in tempo per evitare il peggio.

PALERMO- E poi ci sono gli ‘irriducibili’ del battesimo, dello schiticchio, della festa, del matrimonio, della prima comunione. Con il termine complessivo si intendono i protagonisti di ritrovi abbondanti e frequentatissime libagioni, affrontati senza le dovute precauzioni, nei giorni del Coronavirus.

“Sì, dobbiamo avere comportamenti migliori – dice il professore Antonio Cascio, direttore dell’unità di Malattie infettive del Policlinico di Palermo, che su queste pagine ci soccorre con la sua scienza -. Nessuno pensa di vietare i matrimoni, ci mancherebbe, ma è necessario il massimo rigore. Se ci si vuole, legittimamente, sposare, è saggio invitare qualche parente: non duecento persone, per garantire una cerimonia il più possibile sicura”.

Un messaggio che, in certi casi, non passa, professore.
“Spesso le persone quando si ritrovano insieme mostrano un calo di attenzione e si espongono. Forse per una sorta di rimozione. Ci sono atteggiamenti estremi: in alcuni c’è il terrore, in altri la leggerezza. Credo che sia più opportuno seguire le regole con lucidità”.

I consigli per un matrimonio?
“Quelli che sappiamo tutti, perché sono stati ripetuti fino alla noia. Trattenimenti all’aria aperta, se possibile, locali comunque ventilati e mascherine, se non si riesce a mantenere la distanza. Le mascherine vanno indossate il più possibile, sono una difesa importantissima”.

A che punto siamo in Sicilia?
“Una situazione antipatica per via dell’aumento dei focolai, come, per esempio, è accaduto nelle missioni di Biagio Conte. Era prevedibile. E’ normale che le persone, quando sono più o meno ammassate, favoriscano la circolazione del virus. Niente di nuovo”.

Siamo passati da pochi contagi a una crescita rapida. Come mai?
“Anche per i giovani che hanno fatto le vacanze un po’ disattenti e sono tornati, portando la malattia in famiglia. Ora abbiamo un virus che circola anche da noi, come prima non succedeva. Non voglio additare nessuno, ma è la realtà. Stiamo pagando un deficit di attenzione. Bisogna vigilare, tracciare i contatti e proteggere gli ospedali e le case di cura, a cominciare dagli operatori sanitari che dovrebbero essere con regolarità sottoposti ad indagini sierologiche e all’occorrenza al tampone”.

C’è chi, come l’Oms, immagina scenari poco simpatici, con più morti e più malati gravi in autunno, in Europa.
“Io non sono un catastrofista, per natura. E’ qualcosa che potrebbe accadere. Ma dipende molto da noi. Con i nostri comportamenti possiamo arginare il virus ed evitare il peggio”.


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