Regionali, la spallata non c'è|Il premier Conte ha vinto, ma... - Live Sicilia

Regionali, la spallata non c’è|Il premier Conte ha vinto, ma…

La partita delle regionali ha un vincitore unico che gode dei risultati. Eppure, dietro l'angolo...

Calcolo pragmatico nell’ottica di Palazzo Chigi: un sospiro di sollievo. La morale delle regionali, infatti, appare chiara: dovevano, nell’oroscopo del centrodestra, creare una crisi dello scenario politico all’interno del governo Conte, specialmente se si fosse verificata una sconfitta del centrosinistra in Puglia o in Toscana, invece il premier esce rafforzato da un pareggio che ha il sapore della tranquillità politica, almeno a breve termine. Se ci mettiamo anche la schiacciante vittoria dei sì al referendum, secondo il mantra pentastellato a cui si il Pd di Zingaretti si è accodato con qualche riserva interna, il quadro della stabilità si mostra completo.

Questa sembra la chiave interpretativa anche degli osservatori a livello nazionale. Per esempio, il titolo che presenta il commento di Luciano Fontana, direttore del ‘Corriere della Sera’, è esplicito: “Le elezioni della spallata si sono trasformate nelle elezioni della stabilità”.

Gli scontri e i risultati

La situazione, nel momento in cui scriviamo, è la seguente: il leghista Zaia fa il pieno in Veneto, con il 75 per cento dei consensi, una percentuale da record, una avanzata storica. Vittoria netta anche per due candidati contrapposti: De Luca (Centrosinistra) in Campania e Toti (Centrodestra) in Liguria. Mentre Emiliano in Puglia batte Fitto e in Toscana e Giani si afferma, facendo tirare un sospiro di sollievo al centrosinistra. Le Marche vanno al centrodestra con Acquaroli.

Ha vinto Conte, ma…

Dunque, secondo i testardi numeri, in mancanza del capovolgimento che, secondo gli auspici del centrodestra, avrebbe dovuto ‘liquidare’ il governo, il vero vincitore delle elezioni regionali è il convitato di pietra. Ovvero, il premier Conte che passa all’incasso e che però ha tanti problemi da affrontare e da risolvere.

Dal punto di vista interno è certo che il Pd, forte dei suoi candidati vittoriosi, chiederà un maggiore spazio e tenterà di contare di più su dossier caldissimi. Una circostanza foriera di malumori. E poi c’è il dibattito sui soldi dell’Europa, c’è l’emergenza della pandemia da tenere a bada e c’è un centrodestra dirimpettaio, molto forte, in cui si va offuscando l’astro Salvini, ma prende quota Giorgia Meloni. E si sa che, in politica la prudenza è la virtù dei durevoli. Perché ‘l’affermazione’ di oggi può fare presto a trasformarsi – gli ultimi eventi lo insegnano – nel tracollo di domani.


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