"Testimoni istigati a mentire": 5 indagati (fra cui 2 legali) per il caso Saguto

“Testimoni istigati a mentire”|Processo Saguto, 5 nuovi indagati

Avviso di conclusione delle indagini anche per due avvocati

PALERMO – Avrebbero istigato due testimoni a dichiarare il falso al processo che vede imputata, fra gli altri, Silvana Saguito. La Procura di Caltanissetta ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a cinque persone.

Si tratta degli avvocati Liborio Paolo Pastorello e Antonio Maria Falzone, il loro assistito e amministratore giudiziario Carmelo Provenzano, e i due testimoni Roberto Pagano e Alessandro Bonanno.

Furono i pubblici ministeri Maurizio Bonaccorso e Claudia Pasciuti a svelare in aula l’esistenza di dell’inchiesta. Alla base delle indagini ci sono delle intercettazioni.

Provenzano era stato registrato mentre spiegava alla moglie, di ritorno in macchina da un’udienza, che “questa strada fu studiata nei minimi particolari… era contento Boris… sono soddisfatto tutto quello che avevo previsto si è verificato”.

Secondo l’accusa, sarebbe la conferma che le testimonianze di Bonanno e Pagano sarebbero state condizionate. Facevano parte entrambi della squadra di un altro amministratore giudiziario e imputato Nicola Roberto Santangelo, che assieme a Provenzano avrebbe goduto dei favori di Saguto, ex presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo e radiata dalla magistratura.

Bonanno era stato citato in aula. Secondo i pm, la sua testimonianza sarebbe stata “inusuale, senza tentennamenti”. Aveva sottolineato la professionalità di Maria Ingrao e Calogera Manta, moglie e collaboratrice di Provenzano, pure loro sotto processo e difese da Pastorello (che quando seppe dell’indagine rimise il mandato), facendo il resoconto del lavoro svolto nell’ambito dell’amministrazione giudiziaria.

I pm non hanno dubbi: erano particolari mai detti in fase delle indagini preliminari che sarebbero stati inseriti ad hoc per difendere l’operato degli imputati.

Dopo l’esame i pm ottennero il via libera alle intercettazione in vista della successiva audizione di Pagano. Alla fine di una udienza di due anni fa mentre rientravano a Palermo, Provenzano disse alla moglie le frasi riferite all’avvocato Liborio Boris Pastorello.

Sotto osservazione finirono anche le frasi di Pagano e della moglie che spiegava al marito: “Quando sei uscito, c’era quello il ragazzo Falzone. Anzi una ragazza, mi fa ‘lei è la moglie, gli scriva un messaggio che è tutto ok’. Non ho il cellulare è nello zaino’”.

Non è tutto: due giorni dopo i coniugi Provenzano andarono a trovare la moglie di Pagano alle sette del mattino: “Niente me l’aspettavo che venivano sotto casa, ci siamo abbracciati, siamo andati al bar”. “Che motivo avevano di ringraziare un testimone, obbligato a dire la verità?”, si sono chiesti i pm.

La risposta dell’avvocato Pastorello non si fece attendere: “Mi sento di onorare questo prestigioso indumento – disse in aula mentre stringe la toga –. Studiare, prevedere le risposte, lesinare nelle segreterie dei pm i nomi dei testi, probabilmente da qualcuno viene considerato il tentativo di inquinare. Anticipo che tutelerò la mia persona, l’esercizio del mio ruolo e dell’avvocato Antonio Falzone nelle sedi opportune”.


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