Oggi è il giorno della campanella: come riparte la scuola siciliana

È il giorno della campanella | Come riparte la scuola siciliana

Foto d'archivio
Oltre 700 mila alunni tornano in classe, ma gli istituti e la Regione continuano a lavorare dietro le quinte
IL NUOVO ANNO SCOLASTICO
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PALERMO – Prevenzione dei contagi, spazi da ridisegnare, soluzioni alternative per ovviare a mancanze inesorabili: oggi tutto viene messo alle spalle, ma lo sguardo resta fisso al futuro. Le scuole siciliane riaprono ufficialmente i battenti, dopo mesi di lavoro senza sosta per adeguare gli istituti alle normative anti-contagio e dotarsi delle giuste armi contro il Covid. Alcune sono state messe a punto per giorni dai dirigenti scolastici, metro e cellulare costantemente alla mano, mentre per altre c’è ancora da lavorare. Intanto diversi sindaci, in seguito a un’impennata di contagi nei propri Comuni, hanno preferito optare per una chiusura preventiva delle scuole.

Per tutti gli altri si parte comunque. Soprattutto per tutti gli oltre 700mila alunni siciliani, che il 14 settembre avevano ripreso a frequentare solo in minoranza mentre diverse scuole ‘approfittavano’ dei dieci giorni aggiuntivi concessi dalla Regione siciliana per risolvere i problemi di sicurezza. D’altro canto non era ipotizzabile che tutte le 36mila classi degli 831 istituti siciliani fossero già pronte all’impatto della ripresa post Covid.

Qualcuno era fiducioso dal primo giorno, come il preside del liceo classico Umberto I di Palermo, Vito Lo Scrudato, che poteva già contare su locali grandi e strumenti di lavoro innovativi ottenuti nel corso degli anni, in tempi non sospetti. Qualcun altro invece ha dovuto dare fondo alla propria creatività e trovare soluzioni anche dove apparentemente non ce n’erano, come il dirigente scolastico della Rosolino Pilo Maria Ausilia Lupo, sempre nel capoluogo, che ha deciso di avviare le lezioni il 14 settembre senza i banchi.

Le criticità ancora irrisolte sono ormai note e interessano le scuole italiane da Nord a Sud. Fra queste le aule aggiuntive ‘fantasma’ che non tutti sono riusciti a reperire per ampliare i propri spazi, o l’organico extra previsto dal governo, in parte ancora fuori gioco e che alcuni presidi giudicano numericamente inadeguato, oppure ancora l’assenza dei banchi monoposto intorno ai quali ruoterà la didattica al tempo del Covid. Su quest’ultimo aspetto però il ministero dell’Istruzione era stato chiaro, e anche il commissario straordinario per la gestione dell’emergenza, Domenico Arcuri, aveva già informato i dirigenti scolastici siciliani: data l’enorme richiesta effettuata le scuole dell’Isola avrebbero ricevuto i banchi per ultime, entro la fine di ottobre.

Lo scenario è variegato, ma secondo le istituzioni ben controllato. “Abbiamo lavorato per un obiettivo che sembra finalmente raggiunto – dice il provveditore agli Studi di Palermo, Marco Anello –. Per il momento l’anno scolastico non è compromesso e la situazione generale sembra sotto controllo, a parte le note situazioni di chiusure ordinate dai sindaci di Comuni come Piana degli Albanesi o Misilmeri”. Da Anello arriva una buona notizia anche sul piano del personale scolastico: “Le assunzioni procedono velocemente e contiamo di avere tutti i supplenti in classe per domani. Di questo risultato ringrazio il mio ufficio che ha lavorato incessantemente. Insomma si apre una fase nuova, e ora ci auspichiamo la serenità”.

Il punto dell’assessore

Per l’assessore regionale all’Istruzione, Roberto Lagalla, “l’anno scolastico è iniziato esattamente come immaginato: con una grande dimostrazione di buona volontà da parte di dirigenti, docenti e del mondo della scuola in generale. Certamente alcune problematiche sono state risolte solo parzialmente – rileva – ma alcune non sono nuove rispetto agli anni precedenti, come l’assegnazione di supplenti e docenti di sostegno da parte dell’Ufficio scolastico regionale”.

Quanto all’adeguamento generale delle scuole “abbiamo un residuale problema di spazi – fa presente l’assessore – con l’indisponibilità delle aule per fortuna molto ridimensionata. Il protocollo con la Conferenza episcopale italiana per consegnare alle scuole i locali diocesani ha funzionato: quando siamo partiti, 8 o 9 settimane fa, c’era un fabbisogno regionale fra le 1.500 e le 2.000 aule; oggi sono meno di 100. Per alcuni istituti abbiamo già trovato le soluzioni e le stiamo mettendo a punto, per una sparuta minoranza il problema permane. Nel frattempo i presidi si sono attrezzati differenziando i turni, misura prevista dalle linee guida”.

Anche Lagalla si sofferma sulle recenti chiusure preventive disposte da alcuni sindaci siciliani: “Si tratta di una riapertura su cui influisce molto la condizione psicologica, e in questo senso reputo esagerata ed epidemiologicamente non motivata la chiusura delle scuole dopo il verificarsi di casi indistinti di contagio. La chiusura a priori e in automatico non è pensabile. Per questo – spiega – abbiamo precisato in maniera esatta, con una circolare dell’assessorato alla Salute condivisa dal nostro assessorato, tutti i procedimenti da avviare in caso di sospetto contagio e fino alla conferma”.

“La scuola non è un luogo Covid free e non può esserlo – precisa Lagalla – ma sicuramente al suo interno i contatti possono essere tracciati con facilità per interdire la diffusione del contagio. Ma sia chiaro, c’è l’esigenza di rispettare un patto sociale: la scuola è un luogo dove si rispettano le regole e non un ricettacolo di Covid, ma questo non si riscontra negli altri luoghi della nostra quotidianità. Per evitare il peggio, le regole bisogna applicarle e osservarle ovunque”.

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