Tamponi rapidi e quarantene forzate, "pronti a reggere l'urto"

Tamponi e quarantene forzate|”Pronti a reggere l’urto”

Emergenze e intoppi non mancano. Al Policlinico presto si tornerà a lavorare h24

PALERMO – Tamponi rapidi da una parte e ritardi che prolungano la quarantena dall’altra. Sono le due facce dell’emergenza Covid a Palermo.

La velocità dei risultati è decisiva sotto due punti di vista: sanitario, perché è necessario isolare subito il virus, e socio-economico perché, una volta accertato il contagio, la quarantena deve avere tempi certi per il ritorno alla vita normale e al lavoro. Il contagio di solo studente o di un solo impiegato, ad esempio, attiva l’isolamento a catena. L’imperativo è fare in fretta.

Nel giorno in cui si iniziano ad eseguire i tamponi rapidi, c’è chi ha smesso di essere “prigioniero in casa propria”. Come i due coniugi dipendenti delle poste in servizio al centro meccanico di smistamento di via Ugo La Malfa e al call center risultati positivi al Coronavirus l’8 agosto scorso.

La situazione ieri, finalmente, si è sbloccata, ma si è perso più tempo del previsto. Dopo diversi tamponi, tutti positivi, il 15 settembre il test ha dato esito negativo. Per tornare ad essere “liberi” era necessario che fosse negativo anche il successivo tampone, eseguito il 18 settembre.

Il risultato doveva arrivare entro 24, o al massimo 48 ore, ed invece sono passati altri cinque giorni. “Siamo in un limbo – spiegava ieri la donna – e ci chiediamo cosa sarebbe accaduto a chi ha un’attività privata, dove ogni giorno è fondamentale per la sopravvivenza”.

Lo diceva pochi minuti prima di apprendere il tanto atteso secondo esito negativo. Per giorni “abbiamo chiamato l’ufficio Usca (Unità Speciali di Continuità Assistenziali) di via Enrico Albanese, ma non sono riusciti a darci una risposta”. Con un paradosso: la e mail con cui era stato comunicato ai due coniugi di restare in isolamento fino al 4 ottobre è arrivata ieri. La precedente fissava il termine al 20 settembre, ma i due coniugi sono diligentemente rimasti a casa.

“Ci scusiamo per quanto accaduto – spiega Daniela Faraoni, manager dell’Asp di Palermo – ma fortunatamente si tratta di casi isolati. Lavoriamo di notte, di sabato e domenica, per rispondere ad una situazione di emergenza. È bene tenere a mente che è finito il lock down, ma non la pandemia. Il sistema territoriale che abbiamo organizzato per i tamponi funziona, dobbiamo ringraziare l’assessorato regionale e il ministero della Salute per la solerzia. Stiamo mettendo a punto dei sistemi informatici che ci consentiranno di contenere e visualizzare nello stesso momento una grande quantità di dati”.

“I tamponi – aggiunge Faraoni – saranno la nostra ancora di salvezza in vista dell’inverno, quando la semplice febbre di un bimbo potrebbe provocare il panico. Ci siamo attrezzati e adeguiamo di giorno in giorno il nostro lavoro con la giusta umiltà, tenendo presente che nessuno aveva esperienza per affrontare un fenomeno simile. Basta guardare che nelle nazioni confinanti ci sono problemi che l’Italia fortunatamente non ha. È chiaro che ci sono dei dati, come quello dei due dipendenti delle poste, che possono sfuggire, specie in momenti di emergenza, ma ripeto si tratta di casi isolati”.

Casi in cui è accaduto che l’isolamento obbligatorio sia durato molto più dei 14 giorni previsti dal protocollo, prima che venisse rilasciato il certificato di negatività al Covid. Faraoni, però, assicura che il sistema attivato dall’Asp di Palermo è pronto a reggere l’urto di una possibile impennata di tamponi da esgeuire.

Le emergenze da affrontare sono grandi (come la situazione della missione Speranza e Carità di Biagio Conte a Palermo per cui sono stati necessari centinaia di tamponi) o piccole (come il caso di un’infermiera dello stesso laboratorio dell’Asp risultata positiva che ha provocato lo stop di un giorno alle analisi dei tamponi).

A processare i campioni per Palermo e provincia sono i laboratori del Policlinico (centro di riferimento regionale), l’Istituto zooprofilattico, l’Ismett, il Buccheri La Ferla, il laboratorio della Asp 6 e quelli privati del gruppo Karol che ha risposto a un bando della Regione. Poi ci sono altre strutture private a cui i cittadini per scelta si possono rivolgere, anche in assenza di sintomi e a pagamento.

Al momento al Policlinico, che prende in carico i casi più complessi (ad esempio quelli dubbi o quando si genera un focolai) si lavora dodici ore al giorno e si processano circa 300 tamponi. Nei giorni del lockdown si lavorava h24, ma poi è venuto meno l’apporto di otto tecnici inquadrati con contratti Co.Co.Co.

Il governo ha dato il via libera per le assunzioni a tempo determinato. E così i precari del Policlinico hanno ottenuto un contratto altrove. L’ospedale universitario ha proceduto ad una nuova selezione con contratti a tempo fino a dicembre. Il primario Francesco Vitale è convinto di potere formare il nuovo personale nell’arco di un paio di settimane. Poi si lavorerà anche di notte.

Nel frattempo la Regione ha fatto scorta di 750 mila i tamponi ‘rapidi’ che consentono in pochi minuti di ottenere l’esito, semplificando e velocizzando le procedure. I nuovi test sono già stati adoperati negli aeroporti di Palermo e Catania, in alcuni Pronto soccorso dell’Isola, scuole e carceri laddove il tracciamento deve essere immediato.

Il test rapido, secondo alcuni esperti, come lo stesso Vitale, ha comunque dei limiti in presenza di casi asintomatici. “Non tutti gli esiti negativi potrebbero essere in realtà tali – dice Vitale – quando si è in presenza di cariche virali basse. Ecco perché li adotterei sulle ambulanze e nei pronto soccorso e meno nelle scuole, ma di sicuro è un’arma in più”.

Da ieri sera i test rapidi vengono utilizzati per i passeggeri dei voli in arrivo da Spagna, Grecia, Malta, Croazia e Francia (le Regioni della Francia indicate nell’ordinanza del ministro della Salute: Alvernia-Rodano-Alpi, Corsica, Hauts-de-France, Île-de-France, Nuova Aquitania, Occitania, Provenza-Alpi-Costa azzurra. In caso di positività il passeggero si sottoporrà a un tampone di conferma entro 72 ore e nel frattempo scatterà il tracciamento epidemiologico.


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