Apre l'Imi, ma non è ospedale Covid. "Pronti 100 posti di terapia intensiva"

Apre l’ex Istituto materno infantile,|ma non è ospedale Covid

L'Imi ospiterà degenti ordinari del Policlinico. Individuati altri 100 posti letto per i casi più gravi

PALERMO – L’unica certezza, nel momento in cui scriviamo, è che apre l’Imi (l’ex Istituto materno infantile) di Palermo, ma almeno per ora non sarà ospedale Covid.

Il caso Imi

Da lunedì dovrebbe iniziare il trasferimento nella struttura di via cardinale Rampolla di pazienti attualmente ricoverati in regime ordinario al Policlinico (l’Imi fa parte dell’ospedale universitario).

I posti che si libereranno a Policlinico serviranno per ospitare soggetti affetti da Coronavirus che potrebbero avere bisogno di assistenza in terapia intensiva.

Altri posti di terapia intensiva, un centinaio circa, sono stati individuati dall’assessorato regionale alla Salute negli ospedali Cervello e Civico, sempre a Palermo, e saranno attivati via via nei prossimi giorni. Di questo si è discusso oggi pomeriggio in un vertice fra l’assessore Ruggero Razza, il dirigente generale Mario La Rocca e i manager degli ospedali.

Il caso Imi

Sull’Imi di fatto si assiste a una retromarcia rispetto a quanto era dato per certo pochi mesi fa. A fine aprile scorso non c’era, infatti, alcun dubbio che la struttura recuperata spendendo un milione e 745 mila euro fosse destinata a contrastare la pandemia.

Lo avevano confermato il governatore Nello Musumeci e l’assessore Razza in occasione dell’ultimo sopralluogo del 23 aprile in presenza della stampa. Di retromarcia, però, non vuole sentire parlare La Rocca secondo cui “si era pensato all’Imi come ospedale Covid in un momento storico in cui c’era l’esigenza di evitare drammi accaduti in altre regioni. Un posto dove intubare i pazienti in caso di pericolo di ecatombe o di scenari lombardi che non si sono verificati nella nostra regione. Per altro con l’evolversi della conoscenza della malattia il numero dei pazienti da intubare è diminuito e quindi è possibile gestirli nei posti ordinari di ricovero”.

Le apparecchiature già comprate e consegnate non andranno perdute, ma utilizzate per gli altri posti di terapia intensiva che saranno ricavati altrove.

Dovranno essere affrontati dei costi per smontarli e rimontarli? Secondo il sindacato Cimo, il cambiamento di destinazione è frutto della “mancanza di programmazione che caratterizza le scelte. Si sta facendo ora, dunque in ritardo, quello che si doveva fare mesi fa”.

Anche su questo fronte La Rocca taglia corto: “Non ci sono costi in più, le apparecchiature specifiche le abbiamo acquistate ma non erano ancora state montate all’Imi. Li utilizzeremo al Policlinico in coerenza con il piano di potenziamento delle terapie intensive recentemente approvato dal ministero”.

Perché non si è deciso di proseguire con il piano Covid all’Istituto materno infantile’? “Perché al Policlinico – conclude La Rocca – saremo in grado di offrire un’assistenza più ampia ai pazienti con la presenza di consulenze di tutte le branche che risiedono al Policlinico e che sarebeb stato difficoltoso spostare all’Imi.”.

Sul tema Imi il gruppo parlamentare del Movimento cinque stelle all’Ars ha chiesto un’audizione urgente in commissione Salute con l’intervento dell’assessore Razza, del direttore generale del Policlinico di Palermo e di alcune sigle sindacali.

Piano da rivedere

Il piano delle terapie intensive dovrà essere rivisto, e questa è un buona notizia, al rialzo. Alla data dell’11 settembre era così suddiviso: nel bacino di Caltanissetta-Agrigento, 60 posti di degenza ordinaria previsti al Sant’Elia di Caltanissetta e 40 a Ribera, sei posti di sub-intensiva al Sant’Elia e dieci a Ribera, otto di terapia intensiva a Caltanissetta e dieci a Ribera: nel bacino Catania-Enna 90 posti di degenza ordinaria in tre strutture catanesi, otto di sub-intensiva e 28 di intensiva; a Messina tra Policlinico, “Papardino” e Barcellona 112 posti di degenza ordinaria, sette di sub-intensiva e 22 di intensiva; nel bacino Palermo-Trapani sono sei le strutture interessate, cinque fra Palermo e provincia e una a Mazara del Vallo con dodici posti di degenza ordinaria (dei 180 complessivi). In teoria i posti in terapia intensiva sarebbero 72 ma ci sono strutture non ancora attive nel computo. E infine, nel bacino Ragusa-Siracusa, 122 posti di degenza ordinaria, otto (tutti a Siracusa) di sub-intensiva e 22 di intensiva.

Nella mappa su Palermo e provincia erano inseriti 20 posti di terapia sub intensiva e 28 di degenza ordinaria all’Imi.

I posti letto all’Ismett

Si tratta di un’organizzazione “a fisarmonica” che si è adeguata all’andamento della pandemia. Non c’è al momento la necessità di avere i posti letto tutti e subito. Dall’assessorato hanno sempre dato rassicurazioni sulla capacità di ampliare i posti letto nell’arco di 48 ore in caso di incremento del numero dei contagi. Come nel caso dell’Ismett. Il piano prevede 40 posti, ma quelli immediatamente disponibili sono 10 che in caso di necessità potrebbero aumentare.

Prudenza ma niente panico malgrado l’oggettiva impennata dei casi di Coronavirus. Così ha detto il 17 settembre l’assessore regionale Ruggero Razza in commissione Salute all’Ars. I posti Covid, soprattutto quelli in terapia intensiva, ci sono e ci saranno.

I pazienti non Covid

Putroppo ci sono altri malati, i pazienti non Covid hanno diritto al massimo dell’assistenza. Nei mesi del lockdown c’è stata la chiusura di svariate attività assistenziali, innanzitutto quelle ambulatoriali, con il dilatarsi delle liste di attesa per le visite specialistiche e gli esami diagnostici. Ora che l’attività è ripresa bisogna smaltire l’arretrato.

Quanto la pandemia condiziona il resto dell’assistenza sanitaria? Ci sono dei segnali preoccupanti come quello avvenuto stamani all’ospedale Ingrassia, dove il dirigente medico ha informato il 118 che c’erano 10 pazienti al Pronto soccorso in attesa dell’esito del tampone Covid e che pertanto non era più possibile accogliere nuovi pazienti in stato febbrile. Bisognava portali altrove.

Gli ospedali sono sotto stress. Al Cervello come al Civico alcuni reparti sono stati riconvertiti per il Covid e si è dovuta trovare una nuova collocazione per le degenze ordinarie con disagi per pazienti e personale.


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