Vitrano: "Oggi non sono felice|Ho affrontato anni di dolore" - Live Sicilia

Vitrano: “Oggi non sono felice|Ho affrontato anni di dolore”

Le parole dell'ex onorevole del Pd dopo l'assoluzione in appello.
L'INTERVISTA DOPO L'ASSOLUZIONE
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PALERMO- “Questo per me non è un giorno di gioia. Ho ripensato alla sofferenza, alle persone che non ci sono più e che avrebbero meritato di vedere questo giorno, come mio padre. Pensi a tante cose, pure che una conclusione del genere poteva essere raggiunta dieci anni fa”. Anche Gaspare Vitrano, assolto in appello da una storia di accuse circa presunte tangenti, ha fretta di recuperare il tempo perduto, come Mario Bonomo. All’epoca dei fatti era un onorevole rampante del Pd siciliano, come questa foto ricorda. Oggi è un uomo segnato dagli eventi, nonostante la conclusione giudiziaria favorevole.

Non festeggia?
“Non c’è nulla di cui gioire. Le carte sono le stesse di allora. Un giudice terzo le ha lette, forse, con maggiore attenzione. Ho passato dieci anni di sofferenza, seria e silenziosa, condivisa, per fortuna, con gli amici”.

Sono rimasti in tanti?
“Tantissimi, dovrei elencare una fila interminabile. Non ho dovuto subire il fuggi fuggi classico di situazioni del genere. Ho avuto solidarietà e affetto. Non ho mai conosciuto un giorno di solitudine. E non ero più appetibile come uomo di potere. Non avevo niente da offrire”.

Ripercorriamo la sua vicenda umana.
“Sono stato in carcere quaranta giorni, poi i domiciliari, poi il divieto di dimora in Sicilia. Mi hanno subito portato a Palermo, all’Ucciardone. Successivamente a Termini Imerese”.

Che ricordo ha del carcere?
“Umanamente splendido. C’è un mondo che fuori non ti immagini, scopri la solidarietà. Ricordo tutti i miei compagni di cella per cui non ero né un colletto bianco, né rosso: solo una persona da aiutare. Qualcuno gridava disperatamente la sua innocenza, poi, anche per lui, è stata riconosciuta”.

Qual è, adesso, il suo pensiero più forte?
“Che dieci anni di vita non me li ridarà indietro nessuno. Mi guardavano come un lebbroso. Alcuni esponenti del Pd, il partito in cui militavo, sono stati tra i primi a scrivere la sentenza di condanna, mentre gli altri partiti erano cauti e solidali. Chissà, occupavo troppo spazio… Ma sono sereno, per il passato, per il presente e per il futuro, lo sono sempre stato. Prima o dopo trovi un giudice a Berlino”.

Tornerà in politica?
“Assolutamente no, c’è un tempo per tutto. Quel mondo non mi appartiene, ormai, e ho affrontato una vicenda tremenda. Mio padre è morto anche di dolore”.


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