Capo, la vita oltre lo spaccio|"Giuseppe ha chiesto i libri" - Live Sicilia

Capo, la vita oltre lo spaccio|”Giuseppe ha chiesto i libri”

Il blitz e lo spaccio. Ma anche le storie di chi, nel cuore di Palermo, non si arrende.
IL BLITZ E LA SPERANZA
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PALERMO- Il Capo e lo spaccio, con la sua radiografia conosciuta e impietosa dopo il blitz. Il Capo, la droga e i bambini che guardano i pusher, come una proiezione dannata del futuro, come un presente ineluttabile. O forse no. Il Capo e la speranza che somiglia a certi fiori sbocciati tra le pietre. Hanno un profumo più intenso. Il Capo e la ‘Scuola della pace’, incardinata nel cuore del quartiere, un’altra benedizione della Comunità di sant’Egidio a Palermo.

Noi facciamo doposcuola ai bambini – raccontava qualche tempo fa Mila Consiglio –, soprattutto agli studenti delle elementari. Siccome siamo tutti impegnati con il lavoro e con lo studio, ci si incontra in settimana per organizzarci e operiamo il venerdì e il sabato”. Mila è una delle anime luminose che si sbracciano laggiù (nella foto, a sinistra, con Chiara, una volontaria). E’ un medico, in un tempo in cui esserlo è ancora più difficile, che dedica il suo cuore ai bimbi del quartiere. E’ lei che riprende la storia di Giuseppe, da dove l’avevamo lasciata. Ovvero, il cammino di un ragazzo che, ormai ha diciotto anni, vive in un contesto in cui, tra lavoretti e disoccupazione, ci si deve arrangiare. Eppure, Giuseppe (che non si chiama così) sta continuando gli studi, perché vuole diventare avvocato o politico. “Ma un politico vero, perbene”, specifica quando glielo chiedono.

“Ha chiesto i libri come regalo”

“Giuseppe è al terzo anno di liceo – racconta la dottoressa Mila -. Ha compiuto diciotto anni da poco, gli abbiamo fatto gli auguri: cosa vuoi per regalo? All’inizio era incerto, poi ha detto: ‘Voglio un aiuto per comprare libri, i libri di testo della scuola e non solo’. Abbiamo unito le nostre forze e siamo riusciti a soddisfare il suo desiderio. Giuseppe è un ragazzo brillante che farà la sua strada perché ha capito il valore della cultura. In questo momento noi seguiamo tra venti e venticinque bambini e ragazzi e tanti ci chiedono sostegno per studiare, o per apprendere una attività professionale. E’ un segnale confortante”.

“Al Capo vincono le luci”

Don Giuseppe Pomi è un sacerdote molto amato nel quartiere, tra l’altro amministratore parrocchiale di Sant’Ippolito. “Ci sono molte luci, non soltanto le ombre – dice. Ci sono la comunità di Sant’Egidio, l’associazione ‘Madre Serafina Farolfi’, i catechisti, gli scout. C’è, insomma, tante gente che si impegna. I problemi esistono, perché le condizioni materiali delle persone sono complicate, ma mi pare di poter dire che ci sia un cammino verso il bene, oggi molto più sicuro”.

Ottavio Zacco, consigliere comunale, è conosciuto da coloro che hanno apprezzato le sue battaglie come consigliere di circoscrizione nella zona. Adesso ricorda: “Nel 2007, quando ho cominciato, mancavano l’illuminazione e le fognature, qualcosa è stato fatto, ma si potrebbe fare molto di più. Il Capo ha risorse infinite di cultura e di bellezza in ogni angolo: dovrebbe vivere soltanto di turismo”.

Le cartoline della speranza

Insomma, in calce ai ripetuti episodi di cronaca nera, si impiglia nel taccuino del cronista una diffusa sensazione di speranza, nonostante tutto, come quella suscitata dalle parole della signora Augusta Mangano, anima dell’associazione ‘Madre Serafina Farolfi’. “Siamo in un frangente complicato – racconta – hanno rotto i vetri del nostro centro e rubato il materiale dei ragazzi per il doposcuola. Non vorremmo essere costretti a chiudere”. Però, intanto, si prosegue: “Uno dei nostri ragazzi ha vinto una borsa di studio e andrà a Londra. L’essenziale è non arrendersi”. Perché il Capo, come Palermo, ha una sua luce che non si spegne mai. Nonostante tutto.


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