"De Marco, possibile serial killer|Attenti alla realtà virtuale" - Live Sicilia

“De Marco, possibile serial killer|Attenti alla realtà virtuale”

Il terribile duplice omicidio di Lecce. Parla lo psichiatra La Barbera.

PALERMO- L’assassino della porta accanto ha una faccia per nascondersi. I lineamenti di un ragazzo tranquillo, forse un po’ tendente alla malinconia. Uno che puoi incontrare al supermercato, in un pub, per strada. E non lo ricordi. E non riconosci il male dietro lo specchio che quel volto ha architettato per riflettere un altrove banale, sfuggente. Ma sfogli il giornale e scopri che, secondo la cronaca fin qui disponibile, Antonio De Marco, un ventunenne di Casarano, ha fatto strage, a coltellate, della felicità di Eleonora e Daniele: due ragazzi che si amavano. E cerchi una ‘logica’, un ‘movente’, come se potessero contenere ciò che non ha una vera rappresentazione. E non lo trovi. L’assassino balbetta. I fatti sono confusi. Ecco perché – dai pizzini e dai sussurri di una vicenda tanto atroce – ci ritraiamo ancora più perduti. Perché abbiamo bisogno della causa che precede l’effetto: non sminuisce il dolore, cauterizza l’angoscia. Ecco, allora, perché abbiamo chiesto aiuto.

Il professor Daniele La Barbera, psichiatra, direttore dell’Unità operativa complessa di Psichiatria del Policlinico e della scuola di specializzazione in Psichiatria della facoltà di Medicina dell’Università di Palermo, non è un indagatore dell’incubo nel senso di Dylan Dog. Non ha al suo fianco un improbabile Groucho, in forma di scudiero. Ma ha mente, cuore e competenza per guidarci in questa selva oscura: le circostanze inspiegabili fuori, talvolta, risultano chiare dentro. Lì, dove l’intrico è più fitto.

“La prima impressione che ho avuto – dice il professore – è stata quella di trovarmi davanti al protagonista di un romanzo horror, tanto estrema è la situazione nella sua efferata programmazione. Sì, cerchiamo un movente nella realtà. E non lo troviamo. Ecco perché dobbiamo spostarci alla dinamiche interne di un soggetto così”.

Il professore ci riflette un po’. Non è facile, non può esserlo, nemmeno per lui che da quarant’anni sta sulla barricata del disagio dei volti pietrificati. E che specifica: “Le mie idee nascono dalle letture dei giornali, non da una conoscenza diretta del caso”. Noi, il mostro di turno, lo stiamo guardando dalla zona protetta dell’acquario. “Dunque – dice il professore La Barbera – uno che appunta tutto con tanta precisione, questa cosa l’ha pensata da tempo e non è mosso da un impulso. Mi pare che siamo davanti a una persona che soffre di deficit gravissimi nell’interazione affettiva, totalmente privo di capacità empatica, non in grado di percepire, nemmeno al minimo livello, la sofferenza altrui. Però, capacissimo di intendere e di volere. Infatti, una percezione alterata non gli ha comunque impedito di programmare con lucidità. Vedo una personalità con disturbi misti: l’aspetto antisociale, il narcisismo, un senso di onnipotenza con l’intento di lasciare un orribile segno di sé. Sono scosso. Non escludo che De Marco potesse iniziare una carriera da serial killer. E ha massacrato quei due poveri ragazzi, bellissimi e felici. Siamo davanti a un evento tragico, dolorosissimo”.

Ci pensa il professore, mentre scandaglia le sue stesse emozioni: “Sono rimasto esterrefatto. La causa scatenante? Personalità così contorte, con quella percezione alterata, possono sviluppare sentimenti di offesa e di frustrazione per niente. Per un’occhiata, per un gesto o una parola. Forse si è sentito escluso da un circuito affettivo di cui voleva fare parte, perché era convinto di appartenergli. Forse dalla frustrazione è nato quello che io chiamo ‘narcisismo maligno’. Come dire: ‘Sono un fallito, ma almeno dimostro di essere un grande criminale’. Ma sullo sfondo c’è un tema che riguarda tanti, se non tutti ed è tipico della nostra cultura: la perdita progressiva del sentimento della realtà. Ce l’hanno molti che passano ore e ore nella vita virtuale, tanto da non distinguere più”.

Anime e ombre si aggirano tra schermi, dispositivi, sentimenti, cose e persone, fino a non sapere più qual è il vero mondo in cui vivono. Cercavamo un movente. Cercavamo un mostro. E abbiamo trovato, ancora una volta, uno specchio.


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