Le colpe della Rap e quelle dei palermitani - Live Sicilia

Le colpe della Rap e quelle dei palermitani

Palermo e la normalità promossa a visione.
SEMAFORO RUSSO
di
3 min di lettura

Non so se riesco a scriverla correttamente ma ricordo dai miei nonni un’espressione dialettale geniale, come del resto tanti aforismi e proverbi siciliani: “Pani duru e cuteddu ca nun tagghia”. Pane duro e coltello che non taglia, un modo efficace per rappresentare l’assoluta inconcludenza o incomunicabilità.

Se trasferiamo l’immagine all’attuale situazione dei rifiuti a Palermo possiamo affermare che se alle carenze della Rap, il coltello che non taglia, aggiungiamo l’impressionante inciviltà dei palermitani adusi a formare con i loro conferimenti illeciti decine e decine di discariche abusive, il pane duro, la frittata è servita. Ormai si perde il conto delle tonnellate di rifiuti ingombranti disseminati in ogni angolo di Palermo e ciò nonostante le isole ecologiche istituite allo scopo. È vero che a causa degli operatori toccati dal Covid-19 adesso bisogna attendere parecchio per il ritiro di tale tipologia di rifiuti ma, non bariamo, il fenomeno delle discariche esisteva anche prima dello scoppio della pandemia al pari dei cumuli di immondizia, specialmente in periferia. E comunque non è un buon motivo per gettare qua e là materassi, mobili, frigoriferi, divani e similari. Qualcuno ha pensato, per gli oggetti troppo grandi da infilare in un’auto privata verso le isole, di affidarsi a “lape e lapini” (le Moto Ape commerciali a tre ruote) assalito però dal dubbio, encomiabile senso civico, che il carico finisca ugualmente in luoghi non autorizzati. Insomma, di buttarli ovunque non se ne parla perché voglio essere un cittadino modello, la Rap mi rimanda a dicembre per il ritiro, dei professionisti dello “sbarazzo” non mi fido… e quindi? Intanto Sala delle Lapidi blocca l’aumento della Tari, e ci mancherebbe, un incremento sarà però inevitabile nel 2021 (al contempo sono previste sostanziose riduzioni a favore di aziende ed esercizi commerciali danneggiati dall’emergenza sanitaria). La legge impone che le spese relative alla munnizza (raccolta e smaltimento), compresa la sua migrazione altrove se inevitabile, devono essere coperte dalla Tari. Una beffa, qui le responsabilità sono molteplici divise tra Regione e Comune, da far saltare i nervi al cittadino: la città è sporca e per giunta mi aumentate la tassa? È una giusta domanda che, c’è da giurarci, si fanno anche coloro che contribuiscono non poco alla sporcizia e alla violazione delle norme comportamentali (inosservanza degli orari di conferimento e abbandono in strada di quanto la fantasia può partorire), anche coloro che evadono sistematicamente la Tari gravando sui soliti fessi (tra utenze domestiche e non domestiche una media di evasione di circa il 40%).

Orlando, notizia recente accompagnata da polemiche, comprensibilmente irritato da alcuni video che certificano atti di vandalismo su beni comuni e l’alimentazione di discariche a cielo aperto, ha deciso di rendere pubbliche le riprese o le foto degli episodi incriminati, con volti e targhe in chiaro, stimolando i cittadini a denunciare stesso mezzo attraverso una email del Comune. La decisione, condivisibile o meno, è d’impatto ma mai potrà essere definitiva. Gli strumenti di contrasto all’inquinamento (non di rado determinato pure dalla delinquenza organizzata), cioè il monitoraggio costante del territorio urbano attraverso apposite installazioni di sorveglianza, esistono e non sono particolarmente costosi. In conclusione, non riusciamo a venirne fuori, virus a parte. Eppure, l’abbiamo ripetuto mille volte, non è sulle grandi opere che si misura la capacità di governo di un’amministrazione alle prese con risorse umane e finanziarie limitate, si misura sulle cose che in teoria dovrebbero appartenere alla dimensione della normalità: rifiuti, cimiteri, decoro, trasporto pubblico, manutenzione ordinaria e straordinaria dell’illuminazione, della segnaletica, delle strade e dei marciapiedi. Sì, la normalità, parrebbe un paradosso, promossa a visione (a Palermo la normalità è rivoluzionaria). Quella visione richiamata da Orlando durante il dibattito in consiglio comunale sulla mozione di sfiducia delle opposizioni alla fine bocciata. Quella visione su cui Orlando ha invocato una produttività più alta del consiglio comunale e, soprattutto, la collaborazione leale della maggioranza e dell’intera macchina amministrativa, partecipate incluse. Collaborazione in assenza della quale, ha ragione il Professore, l’ha detto, è meglio staccare la spina.

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