Battaglia, dallo zio al nipote L'eredità mafiosa al Villaggio Sant'Agata

Battaglia, dallo zio al nipote |L’eredità mafiosa al “Villaggio”

Retroscena del processo Overtrade.

CATANIA –  Relazioni criminali tra la cellula di Mascalucia della famiglia Santapaola-Ercolano e quella catanese del gruppo del Villaggio Sant’Agata. Due realtà mafiose storiche nello scacchiere di Cosa nostra catanese. Da una parte l’eredità del boss ergastolano Pietro Puglisi, negli anni 90 al fianco di Giuseppe Pulvirenti ‘u malpassotu, e dall’altra la stirpe mafiosa di Santo Battaglia, capo indiscusso del rione che porta il nome della martire catanese. 

Ieri, nel carcere di piazza Lanza, i carabinieri hanno notificato una nuova misura cautelare ad Antonino Battaglia, nipote del padrino del Villaggio (figlio del fratello Salvatore, ndr). Il Riesame, accogliendo il ricorso della Procura, ha stabilito la detenzione anche per la contestazione di associazione mafiosa che il gip ha invece rigettato emettendo l’ordinanza Overtrade. L’inchiesta dei carabinieri è quella scattata ad inizio anno. I carabinieri hanno smantellato gli affari mafiosi che orbitavano attorno alla figura di Salvatore Mazzaglia, cognato di Pietro Puglisi. 

Ma da Mascalucia torniamo al Villaggio Sant’Agata. Si consolida, dunque, la posizione processuale di Battaglia jr che sta affrontando l’udienza preliminare per l’inchiesta Overtrade. Già il pm ha formulato le richieste di pena e per il nipote la richiesta è stata di 8 anni e 8 mesi. Avrebbe dunque seguito le orme di zio e papà il giovane Antonio Battaglia. 

Santo Battaglia è un uomo d’onore della famiglia catanese di Cosa nostra. Il Villaggio Sant’Agata, storicamente, è ‘a trazione’ Ercolano. C’è un equilibrio di potere, da sempre, tra le due correnti in famiglia. 

Nei faldoni del processo Fiori Bianchi (del 2013) la leadership criminale di Santo Battaglia è emersa in maniera chiara e inequivocabile. Ma il boss, però, è in carcere da diverso tempo. Quindi c’è chi ha preso il suo posto a livello operativo.

Due ‘eredi’ militari sono stati uccisi in due distinti agguati mafiosi. Raimondo Maugeri e Giuseppe Rizzotto (‘u ciareddu) sono stati crivellati dalle pallottole. In alcune recenti inchieste si è fatto il nome di Filippo Scalogna, che non per carisma criminale ma per il fatto di essere il cognato di Raimondo Maugeri, avrebbe avuto il compito di prendere il mano ‘le estorsioni” nel quartiere. Anche lui è pero finito in gattabuia, prima per un residuo pena e poi per il coinvolgimento nel blitz ennese Capolinea.

Il quartiere però – oltre ai nomi dei rampolli di mafia – sembra essere nelle mani di giovani leve e cani sciolti. Teste calde che ricordano la mala napoletana, senza regole e vertici. 

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