Reddito di cittadinanza, a Palermo irregolari 50 pratiche su 60

Operai in nero, furbetti e mafiosi|Reddito di cittadinanza ai raggi X

A Palermo su 60 pratiche controllate 50 sono risultate irregolari

PALERMO – La statistica, a Palermo, è impietosa. La Guardia di finanza, che ha il compito di stanare gli illeciti quando ci sono di mezzo soldi pubblici, ha controllato sessanta pratiche di riconoscimento del reddito di cittadinanza.

Una percentuale imbarazzante

Il risultato è che da gennaio scorso ad oggi in 50 casi su 60 sono emerse delle irregolarità che hanno fatto decadere il diritto al sussidio per 127 persone. Nei casi più gravi – sono 39 – è scattata la denuncia penale alla Procura della Repubblica. In totale è stata accertata una frode di circa 500 mila euro, fra soldi percepiti e richiesti ma non ancora incassati.

Sono i finanzieri ad occuparsi dei controlli che vengono eseguiti dopo che la pratica ha superato il vaglio dell’Inps. Fare uno screening preventivo è praticamente impossibile.

Controllare tutti è impossibile

In Italia, dall’introduzione del Reddito di cittadinanza, sono 2,4 milioni le persone che ne hanno beneficiato, di cui oltre 570 mila in Sicilia, più di 76 mila a Palermo. Ci vorrebbe un esercito di uomini in divisa per controllare tutte le pratiche del reddito.

Chi sono coloro che hanno truffato lo Stato? Venditori ambulanti, posteggiatori, artigiani delle mille riparazioni, lavoratori stagionali, camerieri pagati a giornata e muratori.

Prima si scopre un’altra irregolarità – ad esempio l’impiego in nero – e poi salta fuori anche la truffa. A commetterla sono persone per le quali il reddito ci cittadinanza rappresenta un espediente, un modo come un altro per arrangiarsi. In molti casi, e non vuole essere una giustificazione, c’è un disvalore culturale ancor prima che economico.

“In molti manca la percezione delle conseguenze penali che derivano dalle loro azioni”, spiega il colonnello Alessandro Coscarelli, comandante del Gruppo Palermo della guardia di finanza.

Non ci sono solo le eventuali condanne per truffa. Dichiarando un dato falso all’Inps per rientrare fra coloro a cui spetta il reddito, infatti, si rischiano condanne da 2 a 6 anni di carcere.

Economia in nero

L’altra faccia della medaglia è un’economia sommersa che non è fatta solo di gente che cerca di sbarcare il lunario, ma di piccoli imprenditori che si affidano agli operai in nero. Scelgono di non detrarre il costo del lavoratore (ad onor del vero troppo oneroso), e preferiscono apparire più piccoli di ciò che sono per pagare meno tasse. Da qualche tempo anche fra i liberi professionisti c’è chi è stato scoperto a fare carte false.

“L’azione della finanza è finalizzata alla prevenzione e repressione delle condotte illecite dall’elevato disvalore sociale – aggiunge Coscarelli – in quanto tese a sottrarre risorse alle fasce più bisognose della popolazione”.

Chi vive a stretto contatto con le fasce più deboli della società ripete che il reddito di cittadinanza, in un periodo segnato dal Covid, ha evitato il peggio.

Mafiosi col reddito di cittadinanza

Il punto è che spesso a godere del sostegno economico, erogato in attesa di una proposta di lavoro (che in realtà non arriva mai, ma questa è un’altra storia), sono uomini di malaffare. Gente che aggiunge i soldi del reddito a quelli di provenienza illecita. Come i mafiosi scoperti qualche giorno fa ad Agrigento, o il boss del rione Arenella di Palermo, Gaetano Scotto.

Ed ancora il trafficante di droga destinatario di un carico di hashish nel rione Brancaccio, i cui affari andavano a gonfie vele tanto da potersi permettersi una villa con piscina.

Neppure il ministro Luigi Di Maio, affacciato al balcone in quel giorno di settembre di due anni fa in cui annunciò l’abolizione della povertà grazie al reddito di cittadinanza, avrebbe immaginato che del reddito di cittadinanza avrebbe goduto pure una platea di criminali e presunti tali.

O meglio, sperava che i controlli e le contromisure avrebbero evitato le storture. Solo che controllare 2,4 milioni di persone è una missione impossibile. E adesso si pensa a stabilire nuove regole. Il reddito di cittadinanza, così come è stato ideato, mostra troppe lacune anche perché va via via emergendo che di proposte di lavoro ce ne sono poche e chi le riceve preferisce rifiutarle.


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