Comunali a Marsala, ecco da dove riparte il Pd - Live Sicilia

Comunali a Marsala|Ecco da dove riparte il Pd

La sconfitta e la fine di un'era. Non si tratta solo di una batosta, ma di un clamoroso flop
AMMINISTRATIVE 2020
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MARSALA (TRAPANI) – Cinque anni di governo, cinque anni di investimenti sulla quinta città della Sicilia e, alla fine, scomparsi persino dall’aula consiliare di Palzzo VII Aprile. Perdere le elezioni lo metti in conto ma non portare nemmeno un consigliere comunale fra i banchi dell’opposizione è qualcosa che non ti aspetti e per la quale non sei preparato. Specie se sai di aver, tutto sommato, agito bene e prodotto risultati. La sconfitta dell’uscente Alberto Di Girolamo, si dirà col senno di poi, era in conto. Il 30% ottenuto dall’ex Primario nonché già segretario cittadino del Pd marsalese, viene quasi quasi ritenuto un risultato lusinghiero. Di Girolamo non si era accorto di non avere la città con sé, non aveva compreso di non essere entrato nel cuore dei marsalesi, che non ci fosse empatia. Si era convinto che i risultati portati in città fossero davanti gli occhi di tutti, si era convinto che Marsala aveva già rifiutato le avances di Massimo Grillo e, quindi, lo avrebbe scelto anche questa volta.

Un segnale già l’anno scorso

Non aveva materializzato, invece, che era il suo stesso partito a non volerlo più. Già l’anno scorso, quando ancora il Covid non era nemmeno un’ipotetica e si doveva andare a votare nella primavera di quest’anno, fu l’onorevole Baldo Gucciardi, unico deputato regionale PD della provincia di Trapani con ancora in mano le redini del partito, a dire chiaramente che Di Girolamo non avesse le caratteristiche per essere ricandidato alla guida della quinta città della Sicilia. Fu un segnale chiaro e forte che mise in crisi il partito lilibetano. Non passò molto tempo da quella dichiarazione che il capogruppo del PD in consiglio comunale, Nicola Fici, dichiarò di essere pronto a candidarsi a sindaco di Marsala e di avere avviato ragionamenti addirittura con Massimo Grillo, Paolo Ruggeri e Giovanni Sinacori. In pratica Fici stava per diventare da capogruppo del PD marsalese il candidato sindaco di una coalizione civica variegata. Le riunioni si fecero sempre più frequenti e sempre più numerose. Poi, ad un certo punto , Fici si tirò indietro e il candidato di quella coalizione divenne Massimo Grillo. E, come sappiamo, adesso è il nuovo sindaco di Marsala.

Alberto Di Girolamo stava a guardare e gli animi e le anime dentro il PD marsalese ribollivano: solo con l’insediamento della nuova segreteria affidata a Domenico Venuti, col supporto della neo presidente provinciale Valentina Villabuona (allora – pochi mesi fa – i due sembravano andare d’accordo a differenza di adesso), si riuscì a sbrogliare la matassa.

Di Girolamo riuscì a coagulare il partito attorno alla sua voglia di ricandidarsi. Il beneplacito dei vertici provinciali del PD produsse qualche mal di pancia che poi si trasformò in aperto dissenso e le Amministrative appena trascorse hanno decretato la fine dei giochi.

I dati

Il PD, con appena il 4,83% dei voti ottenuti, non ha superato lo sbarramento del 5% e si guarderà il film da casa. Fine di un’era. Quella del PD a Marsala non è solo una batosta ma un clamoroso flop senza appello. Di responsabili, invece, ce ne sarebbero tanti.

Il commento del segretario provinciale

Lo ammette anche il segretario provinciale del partito, Domenico Venuti.

“Di fronte ad una sconfitta così cocente le colpe non possono che essere diffuse e non intendo partecipare al solito scaricabarile. Il Pd sfiora il 5% anche perché molti dirigenti si sono candidati in altre liste civiche a sostegno di Di Girolamo, contro un deliberato della direzione provinciale, tant’è che degli attuali tre eletti in minoranza due sono tesserati PD. Io sono stato eletto segretario a giugno 2020 e le elezioni sarebbero dovute essere in primavera, mi chiedo dove erano le liste e quale progetto avevano preparato in alternativa tutti coloro i quali hanno avversato la candidatura del sindaco uscente. Non credo sia questo il modo di stare in un partito”.

Colpe diffuse, dunque, per Venuti. Tradimenti, soprattutto.

Ma Di Girolamo non è stato affatto di questo avviso. Per lui la sconfitta elettorale reca scritto ben chiaro che la colpa è della dirigenza del Partito Democratico.

“Se fossi in lui – afferma Venuti – partirei da una seria riflessione sui cinque anni di amministrazione piuttosto che da dichiarazioni polemiche ed improduttive, che mi auguro siano state frutto di uno sfogo”.

Venuti, da dove riparte il PD a Marsala?

“Certamente non dalle polemiche, che in tanti cercheranno di innescare e magari cavalcare in modo strumentale. Occorre fare una seria e profonda analisi della sconfitta finalizzata intanto a ritrovare, se ci sono, le ragioni per stare insieme. In ogni caso si dovranno aprire porte e finestre per far cambiare l’aria, poi coinvolgere forze fresche e sane in modo da riallacciare il rapporto con i Marsalesi”.

Cambiare porte e finestre, dunque. E forse anche qualche materasso. Ci vorrebbe una domestica, in pratica, e Domenico Venuti non sembra avere l’aria di uno che ama farsi dire quello che c’è da fare. Da sindaco ha dimostrato di avere la situazione sotto controllo, quanto meno nella sua Salemi. Ma da segretario di questo PD senza più anema e core, e con una componente (quella di Base riformista che scalpita sempre più) che non sembra porgergli la mano, dovrà necessariamente sbattere non solo i tappeti ma anche qualche porta.


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