"La rete di protezione del latitante": sei indagati per la fuga di Bigione - Live Sicilia

“La rete di protezione del latitante”: sei indagati per la fuga di Bigione

Perquisizioni a Mazara del Vallo, Bologna e Imola
DA TRAPANI IN ROMANIA
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2 min di lettura

Avrebbero favorito a latitanza in Romania di Mario Bigione. Scatta l’obbligo di dimora per sei persone su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo.

Perquisizioni per i sei indagati

Sono in corso perquisizioni a Mazara del Vallo, Bologna e Imola. Al lavoro ci sono gli agenti del Servizio centrale operativo, delle squadre mobili di Trapani, Palermo e Bologna.

La fuga in Romania

Bigione è stato catturato nella città romena di Oradea il 4 ottobre del 2018. Si era dato alla latitanza pochi mesi prima, quando la Cassazione rese definitiva una condanna a 15 anni per traffico internazionale di droga.

Gli affari della droga

Bigione era il collante tra la mafia, la ‘ndrangheta e i cartelli colombiani. Viveva in un appartamento al quarto piano di un edificio nella provincia di Timisoara. Aveva una carta di identità falsa e alla vista dei poliziotti ha detto di chiamarsi Matteo Tumbiolo.

Di Bigione, soprannominato “il commercialista”, si iniziò a parlare negli anni ’90, quando era scappato in Namibia. Sul suo conto, seppure non sia stato condannato per mafia, era emersa la vicinanza alla potente famiglia mafiosa degli Agate di Mazara del Vallo e le frequentazioni con personaggi di spicco di Cosa Nostra, come Antonio Messina e Antonino Cuttone vicini al latitante Matteo Messina Denaro.

La rete di protezione

L’indagine sui favoreggiatori si è concentrata su coloro che lo avrebbero aiutato a nascondersi in Romania. Tra le persone più fidate ci sarebbero state anche un’infermiera professionale bolognese, Monica Deserti, e una donna romena.

Sarebbe stata Deserti a dare da tramite con i mazaresi, pure loro indagati, Vincenzo Pisciotta, Giuseppe Armata, Nicolò Tardino e Michele Biondo. Dalla Sicilia arrivavano soldi e schede telefoniche sicure per i contatti.

Armata si sarebbe anche prodigato per recuperare dei crediti nei confronti di un pregiudicato calabrese residente in Austria, implicato anch’egli in traffici internazionali di droga.

Alcuni movimenti di denaro in favore di Bigione erano stati effettuati anche dalla rumena Adriana Viorica Muscan, la quale si era fatta aiutare dalla connazionale Elisabeta Halasz, la “governante” di Bigione, per fare giungere una valigia e un borsone al latitante.I bagagli erano stati spediti con un corriere nel B&B gestito da Tardino.

Seguendo i suoi effetti effetti personali gli investigatori individuarono la casa dove si nascondeva il latitante.

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