Leggiamo ancora dichiarazioni sulla stampa di personaggi vari, post e commenti sui social con cui si mette in dubbio da un lato l’emergenza sanitaria in sé e dall’altro la sostanza giuridica dei provvedimenti governativi, gli ormai famosi DPCM (decreti del presidente del Consiglio dei ministri).
Per negare l’emergenza sanitaria secondo alcuni basta mettere i dati su contagi, ricoveri e decessi in rapporto con la popolazione italiana, derivandone percentuali a loro giudizio irrisorie. Dimenticando, “piccolo” dettaglio, la tenuta del sistema sanitario sempre più sofferente – posti in intensiva, sub-intensiva e nei reparti ordinari -, dimenticando la correlata carenza di personale medico ed infermieristico necessario, dimenticando che ci troviamo, tuttora, ad affrontare un virus sostanzialmente sconosciuto, in piena ripresa, altamente contagioso e dalle conseguenze sul fisico non del tutto chiare e scientificamente definite, certamente non acqua fresca.
Non contenti, gli stessi scettici si scagliano contro i provvedimenti del governo Conte, in particolare l’ultimo DPCM, ricominciando con il ritornello della “dittatura sanitaria”, dell’incostituzionalità di tali atti e della compressione delle libertà individuali. In realtà, il DPCM 13 ottobre 2020 appena esitato e già in vigore è un elemento di equilibrio in un complicatissimo bilanciamento tra diversi diritti e interessi individuali e collettivi, tenendo prioritari due obiettivi: 1) contenere, finché si può, il contagio da Covid-19 senza chiusure generalizzate socialmente ed economicamente devastanti; 2) salvaguardare il bene supremo della salute, valore tutelato dalla Costituzione evitando un eccessivo sacrificio di altri beni ugualmente tutelati ma che privi della salute rimarrebbero astratta enunciazione. Ricordiamo che il DPCM in parola ha una fonte primaria di riferimento avente forza di legge, cioè il decreto legge n. 125 del 7 ottobre 2020. Tutti i precedenti DPCM avevano una copertura legislativa nella sostanza degli effetti assicurata da decreti legge poi convertiti dal Parlamento. Ciò consente di rispettare il principio della “riserva di legge” (efficacemente garantita dagli atti aventi forza di legge, pure nella materia penale) voluto dalla Costituzione quando si incide su diritti costituzionalmente protetti.
Ricordiamo anche, per rispondere a sortite immotivatamente catastrofiche, che gli effetti del DPCM in esame sono assai limitati nel tempo, 30 giorni. Un tempo che, evidentemente, è stato ritenuto comunque congruo dal Comitato tecnico scientifico, con cui è stato concordato il testo, per porre un argine alla recrudescenza del virus. Fondamentale l’obbligo della mascherina in qualunque condizione, al chiuso e all’aperto, nella quale non si sia assolutamente da soli, come fondamentale la stretta sulla movida e sugli sport amatoriali con contatto fisico dei partecipanti. Risolta positivamente la questione delle feste nelle abitazioni private. Si è saggiamente decisa la strada della “forte raccomandazione” – un divieto esplicito avrebbe comportato conflitti di natura costituzionale, su cui sorvoliamo per brevità, nella fase dell’applicazione concreta della norma – a non organizzare feste private con più di 6 persone non conviventi. Una forte raccomandazione che dobbiamo raccogliere perché troppi contagi sono avvenuti in ambito amicale e familiare in occasione di eventi conviviali.
Complicatissima anche la questione Scuola soprattutto nell’interconnessione con i trasporti pubblici, maggiormente stressati durante il periodo scolastico. Giustamente per un verso si vuole conservare la didattica in presenza – del resto i casi di positività nelle scuole, per ora contenuti, probabilmente hanno un’origine esterna dovuta a comportamenti irresponsabili degli adulti per quanto riguarda elementari e medie e degli stessi studenti per quanto riguarda le superiori – al contempo si vorrebbe allentare la pressione sui trasporti pubblici con la didattica a distanza almeno per le superiori. Conte e l’intero Esecutivo ci stanno riflettendo, ed è comprensibile. In conclusione, siamo alle soglie di un punto di non ritorno, punto che stanno sperimentando drammaticamente altri Paesi. Dipenderà da noi, mettendo da parte polemiche inutili e strumentali, non arrivarci seguendo alla lettera le regole adottate.
CITAZIONE: “Per negare l’emergenza sanitaria secondo alcuni basta mettere i dati su contagi, ricoveri e decessi in rapporto con la popolazione italiana, derivandone percentuali a loro giudizio irrisorie”
Beh, i dati li possono leggere tutti ed i numeri in essi espressi non possono essere oggetto di opinione, in quanto la matematica non consente giudizi di sorta, esprimendo essa solo certezze.
Del resto i dati statistici sono pubblicati proprio dallo stesso Ente che viene preso a base di riferimento per l’attuale situazione pseudo emergenziale, ossia L’Istituto Superiore di Sanità.
Se così è, come è, allora appare inconferente in riferimento alla capacità ricettiva degli ospedali, fatto dall’Autore di questo articolo.
Sulla costituzionalità dei provvedimenti. Anche qui, ci sono autorevoli cosituzionalisti che si sono pronunciati in maniera non del tutto conforme a quanto espresso dall’Autore, quindi proporrei cautela anche in questo tipo di giudizio.
Forse sarebbe utile alla collettività tutta, far conoscere anche i pareri degli “altri” esperti, i cosiddetti scettici e forse, perchè no, un bel confronto tra di loro che, sicuramente, gioverebbe alla verità ed alla democrazia, oltre ad arridere al bene di tutti.
orientare il dibattito sulle critiche al governo mosse dai negazionisti del covia è fuorviante . Per fortuna la maggior parte della popolazione sta dimostrando buon senso nel mettere in pratica le direttive della comunita scientifica . Cio premesso le critiche mosse al governo se questo è il tema son quelle finalizzate alla gestione della pandemia e non con riferimento alle misure restrittive quanto alla incapacita di porre in essere azioni a tutela del tessuto socio economico . All’alba di qualche mese il premier Conte parlava a reti unificate del “bazooka”, oggi scopriamo che il bazooca è una pistola ad acqua di cui a tutt’oggi non vi è traccia. L’analisi sugli effetti del covid non puo essere limitata a quelli strrttamente connessa alla salute ma anche a quelli derivati ovvero la crisi economica senza precedenti. Nel suo articolo lei parla di posti ospedalieri mancanti e della carenza di personale medico, tutto vero e oggettivo peccato che non ricorda che gli ultimi governi ed in particolare quello renzi è stato quello a produrre i maggiori tagli alla sanità tant’e che lo stesso oggi torna sul luogo del delitto ovvero la sanita auspicando un ricorso al fondo salvastati ossia i cravattari che hanno mandato in miseria la grecia. Io non ho ne preparazione ne elemtni per permettermi di parlare del virus e degli effetti sull’uomo ma no ho abbastanza per l’analisi economica e da questo punto di visto il governo Conte si sta dimostrando fallimentare e in attesa di presunti fondi europei che peraltro finiranno per fare esplodere il debito pubblico.. Quale è la ricetta ? fare quello che ogni stato dovrebbe. Stampare moneta!!
Egr. Sig. Russo, circa 70 anni fa, un certo signore…. affermò quanto segue: governare gli italiani non è stato difficile è stato semplicemente inutile. E purtroppo, non c’è costituzione che tiene, quando si arriva a negare perfino l’esistenza di qualcosa che ha provocato, sta provocando, e provocherà migliaia di morti sul globo. Siamo un popolo che preferisce l’apericena rispetto alla propria ed altrui salute/vita.
Già, il primo a fare gli apericena è stato proprio Zingaretti, seguito da Conte & company.
Poi, prima di affermazioni apodittiche io, per non fare “malafiura” dal momento che scrivo con citazioni storiche, mi documenterei.
“Governare gli italiani non è difficile, è inutile”
Quest’aforisma è stato attribuito a più di una personalità politica, tra i quali Giovanni Giolitti (che governò l’Italia dal 1892 (primo governo Giolitti) al 1921 (caduta dell’ultimo governo Giolitti), e a Benito Mussolini.
Non era questa l’affermazione apodittica alla quale facevo riferimento.
Allora, chiedo umilmente scusa.